Recensione – John Wick 4: l’ultimo capitolo sull’assassino interpretato da Keanu Reeves

Ecco la trama e la recensione di John Wick 4, con Keanu Reeves

Articolo pubblicato il 13 Giugno 2024 da Christian D'Avanzo

John Wick 4 è il quarto capitolo della saga che vede come protagonista il famigerato quanto spietato assassino interpretato da Keanu Reeves. Il film è ancora una volta diretto da Chad Stahelski, ed è stato distribuito nei cinema italiani a partire da giovedì 23 marzo 2023. La durata di quest’ultimo capitolo è di circa 169 minuti, e si proclama il più lungo della saga. Il resto del cast è composto da Donnie Yen, Bill Skarsgård, Laurence Fishburne, Hiroyuki Sanada, Shamier Anderson, Lance Reddick, Rina Sawayama, Scott Adkins, Ian McShane, Marko Zaror, Natalia Tena, Aimée Kwan, Clancy Brown, Brahim Chab. Di seguito la trama e la recensione di John Wick 4, diretto da Chad Stahelski.

La trama di John Wick 4, l’ultimo capitolo con Keanu Reeves protagonista

John Wick continua la sua lotta senza confini per cercare di riacquistare la sua libertà, e l’unico modo in cui può farlo è sconfiggere la Gran Tavola. Colui che viene incaricato di uccidere il duraturo problema chiamato John Wick, è lo spietato marchese de Gramont (Bill Skarsgård), uno che mostra poco o nessun rispetto per anzianità, regole e tradizioni.

 

Wick dovrà farsi strada fino al marchese affrontando decine e di decine di avversari messi sulla sua strada, tra i quali, soprattutto, un vecchio amico costretto suo malgrado a trasformarsi in nemico, e a una misteriosa nuova leva accompagnata da un cane. Seminando cadaveri lungo il cammino, John Wick viaggerà dal deserto del Sahara a Osaka, da New York a Berlino per arrivare a Parigi per il confronto finale con la sua nuova nemesi.

Ecco la trama e la recensione di John Wick 4, con Keanu Reeves

La recensione di John Wick 4: la chiusura del cerchio è compatta

John Wick 4 è l’ultimo film dedicato al famigerato assassino bielorusso conosciuto come John Wick, ed ancora una volta la regia viene firmata da Chad Stahelski, che ha diretto tutti i film della saga con protagonista Keanu Reeves. Si tratta di un film che ha il delicato compito di assolvere il protagonista dai suoi molteplici peccati, chiudendo così il cerchio al quale si è dato il via con il primo capitolo del 2014. La parabola assume qui dei connotati letterali presentati didascalicamente e inseriti nella componente action, acquisendo un valore specificato e di peso. La presentazione degli eventi non passa per un mero “riassunto delle puntate precedenti” ma riprende il filo conduttore fin qui costruito attraverso la location, ossia il deserto del Sahara.

 

Ma non solo, ci sono vari elementi presentati come Easter egg pregni di intensità mnemonica così da restituire allo spettatore un pathos aprioristico, dettato dal processo di mitopoiesi antecedente al quarto film. La letteratura alla quale si fa riferimento è la Divina Commedia, di cui viene ripreso un passo nell’incipit del film, eppure l’uso che se ne fa successivamente diventa decisamente più esaltante per una messa in scena arricchita da metafore quali la salita del paradiso e l’amore per Beatrice, musa in un certo senso immortale. Tuttavia, John Wick è un personaggio tormentato dal suo lavoro di sicario e dalla morte che aleggia costantemente nell’ombra, risalendo vertiginosamente nei momenti di maggior tensione.

 

La costruzione narrativa minimale e la rappresentazione estetica d’altronde sono elementi compatti, relegando il primo piano la coerenza con quanto visto nei capitoli passati. Siccome la durata di questo film è più corposa di quella degli altri, si evidenziano i momenti di pathos creano un climax ascendente che spezza le lunghe sequenze action, tramite dialoghi scritti ad hoc. Così facendo, chi guarda è consapevole delle nuove regole introdotte, nuove sì per gli spettatori, ma antiche per la Gran Tavola: il duello è il nucleo fondante di John Wick, e attorno ad esso si ricamano fattori postmoderni in grado di incrementare il divertimento.

 

I personaggi secondari insaporiscono il film grazie a dei giochi meta cinematografici, ma rivelano un discreto spessore psicologico, più abbondante rispetto a coloro che li hanno preceduti. Ecco che il mercenario tenta brillantemente di alzare continuamente la posta in palio in termini economici, ricorda il valore del fedele amico a quattro zampe e si evolve in un osservatore prima attivo e poi passivo, come se per l’appunto spettatore si sedesse in sala mangiando popcorn per godersi lo spettacolo. Per il resto, il marchese è ben interpretato e risulta in linea con i villain precedenti, criminali logorati dall’ambizione e per questo senza scrupoli.

L’estetica action in John Wick 4

Anche sul piano visivo-estetico, John Wick 4 risulta un ottimo prodotto di intrattenimento che mescola il linguaggio da videoclip e dei videogioco, sfornando sequenze action dall’alta quantità di body count e dalla spettacolarizzazione del movimento. I suoni, la colonna sonora e le coreografie strizzano l’occhio ai vecchi film riprendendo lo stesso ma mai banale filo conduttore (su tutti l’uso della Mustang), anche per ciò che concerne il main theme legato al protagonista quando è in azione. Ma qualche uccisione dimostra l’ingegno messo alla prova dal capitolo conclusivo della saga, diverte e funziona nella violenza danza della morte. Il deserto del Sahara, Osaka, New York, Berlino e infine Parigi fungono da teatro per John, deciso a sopravvivere per ricordare l’unica cosa pura nella sua vita, ovvero l’amore per Helen-Beatrice. L’antieroe, il signor Wick, incontra diversi personaggi durante il suo percorso dantesco, ognuno dei quali rappresenta un valore ben specifico: determinazione e motivazione (Caine), amicizia (Shimazu e Bowery), perdono (Winston), vendetta (Akira), evoluzione (Tracker).

 

I monumenti diventano partecipi, e perciò un vecchio edificio in quasi perenne ripresa dall’alto rasenta la difficoltà massima di un livello dove i nemici possiedono nuove armi fortificate. L’Arc de Triomphe dà vita ad una circolare sequenza action ambientata nella piazza al suo cospetto, dove il solito scagnozzo (Chidi) duro a morire si frappone tra John Wick e il suo catartico obiettivo. Le Sacre Coeur è lo scenario prescelto per il duello da Far West, e in tal senso il “Sacro Cuore” è quello che ascolta John facendo ciò che sa fare meglio: uccidere, con lo scopo di conservare il ricordo della Helen-Beatrice nel suo cuore, appunto. Il western è un genere che si unisce ai principali, poiché ci sono evidenti richiami a Il Buono, il Brutto e il Cattivo, dove John è uno, Caine ne è un altro e Tracker un altro ancora. Il duello a suon di pistole e passi seguiti come “da tradizione”, lasciano vibrare le sensazioni da cinema tradizionale unito al moderno, pur restando un elemento decorativo e volto al divertimento.

 

In fin dei conti va bene così, John Wick 4 (così come gli altri film) non sovverte le regole, non rivoluziona il genere, eppure è così bene eseguito da risultare una spettacolare danza d’azione mista al videoclip e ai videogiochi. Di quest’ultimo, apprezzabile il mostrare la caduta di John dalle scale come un “restart” del livello più difficile. Peccato invece per un incipit ridondante e poco esaltante: la sequenza d’azione di Osaka riprende le spade e le tute difficilmente perforabili presenti nel terzo film. Con John Wick 4 il cerchio si è così chiuso, restituendo pace al protagonista e dimostrando la bontà del cinema popolare, faccia imprescindibile di una medaglia d’oro dal valore inestimabile quale è l’arte dell’audiovisivo.

Voto:
3.5/5
Andrea Barone
4/5
Andrea Boggione
4/5
Sarah D'Amora
3.5/5
Gabriele Maccauro
4/5
Alessio Minorenti
3.5/5
Matteo Pelli
3.5/5
Vittorio Pigini
4/5
0,0
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Voto del redattore:
Data di rilascio:
Regia:
Cast:
Genere:

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