Articolo pubblicato il 8 Aprile 2023 da Bruno Santini
Dopo “C’è Tempo”, Walter Veltroni torna alla regia di un film di finzione con un drama-comedy particolarmente ambizioso, ma sarà riuscito a portare a casa un buon risultato? Di seguito, si indica la trama e la recensione di Quando, film con Neri Marcorè e Fabrizio Ciavoni.
La trama di Quando, film di Walter Veltroni
Al fine di considerare la recensione di Quando, si parte con la trama del film di Walter Veltroni. La sinossi del film è la seguente:
“Giovanni è un adolescente che, durante la partecipazione ai funerali di Enrico Berlinguer, subisce un duro colpo alla testa che lo fa finire in coma per 31 anni. Svegliatosi dal suo lungo sonno in un corpo molto più vecchio, Giovanni è sconvolto e non sa come approcciarsi nel nuovo tempo in cui vive. Ad aiutarlo a rimettersi in sesto sarà una suora di nome Giulia, mentre la sua compagna del passato, Flavia, non ha il coraggio di riabbracciarlo dopo tanto tempo a causa di una misteriosa questione lasciata in sospeso quando erano adolescenti.”
La recensione di Quando: dalla regia televisiva all’interpretazione degli attori
Una delle principali problematiche del film che saltano subito all’occhio è la regia: lo stampo scelto da Veltroni è principalmente televisivo, con scene che sembrano più provenire da una fiction della Rai che da un film cinematografico. Gli elementi peggiori legati alla tecnica sono la fotografia, la quale appare così patinata da rendere troppo bianchi e poco definiti i volti dei personaggi in certi punti, e il sonoro, che (soprattutto nelle scene in esterna) ha degli sbalzi assurdi da un’inquadratura all’altra.
Se nel lato visivo l’opera appare molto debole, è da lodare invece la direzione degli attori: la gioia che Valeria Solarino riesce a fare trasparire nei suoi occhi quando il suo personaggio riesce a vedere la rinascita degli altri individui è travolgente, così come Neri Marcorè ha un’espressività delicata in cui fa percepire i disagi più forti del protagonista nonostante la sua natura spenta causata da anni assenti dalla vita. Ottima anche l’interpretazione di Olivia Corsini, così come Fabrizio Ciavoni riesce a creare la giusta dolcezza apparendo naturale e spigliato. Dharma Mangia Woods e Carlotta Gamba dimostrano di essere delle grandi promesse per il cinema italiano, mentre Stefano Fresi ha tempi comici perfetti nella sua unica apparizione.

Svegliarsi senza aprire gli occhi
Con una premessa del genere, l’opera vorrebbe avere l’ambizione di trovare un ponte tra il passato ed il presente, facendolo ipoteticamente vedere dagli occhi di chi è rimasto ancora negli anni 80. Se l’intenzione di per sé è ottima, non si può dire lo stesso di ciò a cui porta: fatta eccezione delle meraviglie che il protagonista scopre con la tecnologia, il più delle volte tale ambizione si riduce semplicemente ad uno sterile rimpianto al passato, specialmente in numerose frecciate superficiali alle mode attuali in cui queste ultime vengono demonizzate.
Infatti appare abbastanza irritante vedere i like dei social media paragonati alla dittatura degli antichi romani, così come viene criticato un ristorante moderno per l’uso di termini strani rispetto alle normali abitudini, per poi finire a lodare una semplice rosticceria che permette di cantare “Bella Ciao“, apprezzando i tempi passati lontani dall’invasione del progresso e dalla perdita degli antichi valori. Tuttavia che cosa significa questa critica all’alienazione se lo stesso protagonista, in contatto con il nuovo mondo, appare pregiudizioso senza provare mai nulla? Nel 2023 dovrebbe risultare provocatorio vedere un uomo che definisce un ristorante scadente dai nomi strani dei piatti… senza aver provato ad assaggiarne nemmeno uno? Il tentativo costante di lodare il passato è senza una vera contestualizzazione e non fa altro che fare apparire il film vecchio dal principio.

Un girotondo fine a sé stesso
L’opera riacquista più dignità quando vuole provare a caratterizzare i personaggi: i pochissimi momenti che possono coinvolgere un minimo lo spettatore sono legati ad alcune reazioni, da parte del protagonista, al ricongiungimento delle persone legate al passato, che riescono ad apparire coinvolgenti grazie a dei dialoghi intelligenti ed alle ottime interpretazioni. Il problema è che, a parte la rappresentazione di alienazione e pentimento da Giovanni, tutto ciò sembra semplicemente un girotondo fine a sé stesso che mostra il protagonista che vaga senza un vero obiettivo. L’importanza di vedere la vita in maniera positiva anche dopo aver perso tante cose viene messa in secondo piano (salvo nel finale) creando dei momenti di vuoto estremamente discutibili.
Il ritmo infatti non aiuta molto, dal momento che ci sono delle intere sequenze di dialogo diluito in una durata interminabile. Sarebbe interessante il rapporto tra Giovanni e Giulia, la quale rappresenta l’idea della funzione di suora come bisogno di stare solitudine finché non incontra lo stesso Giovanni che la fa stare bene grazie alla dolcezza sincera che lui prova per lei. Quando la cosa sembra evolversi in un ambiguo intreccio d’amore che potrebbe portare ad un’importante presa di posizione moderna da parte di Veltroni, quest’ultima cosa viene lasciata in sospeso e si risolve senza aver il coraggio di andare veramente al punto. L’unico elemento che appare più quadrato rispetto al resto è il rapporto tra Giovanni e Leo (un ragazzo problematico che non riesce a parlare con gli altri) il quale mostra l’importanza dell’ascolto e della comunicazione che fa lentamente sbocciare un fiore ormai chiuso grazia al tatto che si può creare solo tra gli emarginati, ma purtroppo le scene sono troppo poche.
In conclusione, “Quando” appare un’opera estremamente conservatrice, con intere scene ridondanti e piatte visivamente che perdono tempo per raccontare un viaggio nel tempo completamente vuoto, con personaggi interessanti sprecati per raccontare di un protagonista che appare chiuso a qualsiasi cosa che possa portare ad un’evoluzione. E come non si evolve mai il protagonista, non si evolve mai nemmeno l’Italia che, secondo quello che racconta il film, ha il problema di non riuscire a tornare alla mentalità di un tempo, facendo apparire tutto un semplice capriccio che una vera critica sociale.