Esce nelle sale italiane il 20 aprile 2023 āLa casa: Il Risveglio del Maleā, reboot della storica saga creata e diretta da Sam Raimi (qui figurante tra i produttori), diretto da Lee Cronin con protagonista Lily Sullivan. Di seguito trama e recensione di āLa casa: Il Risveglio del Maleā.
La trama di La casa: Il Risveglio del Male
Questa la sinossi ufficiale riportata dal sito della pellicola: āSpostando lāazione dai boschi alla cittĆ , āLa Casa ā Il Risveglio del Maleā racconta lāintricata vicenda di due sorelle (interpretate da Alyssa Sutherland eĀ Lily Sullivan) che, per una serie di circostanze, devono riavvicinarsi tra loro e il cui ricongiungimento viene interrotto dalla comparsa di demoni implacabili che le spingono a intraprendere una battaglia per la sopravvivenza mentre affrontano i loro incubo peggiori.ā
La recensione di La casa: Il Risveglio del Male
La sequenza di apertura di questo film sembra essere il manifesto di ciĆ² che lo spettatore si troverĆ di fronte per la successiva ora e mezza di durata, sia in termini narrativi che estetici. Una soggettiva fantasma (perfettamente sovrapponibile a quella utilizzata da Raimi nel primo film della saga) conduce fino a un piccolo molo che affaccia su un lago in mezzo sperduto nei boschi della Pennsylvania. Ā Quella che si credeva essere una forza sovrannaturale si rivela essere invece la telecamera di un drone comandato a distanza. Dopo diversi eventi piuttosto sanguinolenti, i titoli di testa compaiono imponenti alle spalle di una ragazza impossessata che si libra sulle acque del sopracitato lago.
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Questo incipit sottolinea fin da subito come la pellicola intenda dialogare in chiave post-moderna con la saga di riferimento e con il genere horror in generale.Ā āLa casa: Il Risveglio del Maleā infatti si avvale di tutti i riferimenti estetici della prima opera diretta da Sam Raimi, calandoli tuttavia in un contesto contemporaneo. Ć evidente che lāobiettivo sia quello di svecchiare il materiale di base e di renderlo compatibile con i nuovi parametri del genere di riferimento. Non mancano dunque i jump-scare (seppur calibrati in modo piuttosto sapiente), il sangue abbonda e le scene pulp si susseguono senza soluzione di continuitĆ .Ā A risultare molto funzionali in tal senso sono la regia di Lee Cronin che nonostante unāazione estremamente dinamica non perde mai la bussola ma anzi fornisce sempre punti di riferimento ben precisi e la notevole commistione tra scenografia e fotografia, in grado di generare continuamente giochi di chiaroscuro in ambienti claustrofobici.
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Anche da un punto di vista narrativo la pellicola, specialmente nella prima parte, ha diverse frecce al suo arco. Il rapporto tra le sorelle protagoniste (ottimamente interpretate) ĆØ fondato su un contrasto riguardo due concezioni di maternitĆ e del rapporto di coppia che non possono che collidere e piĆ¹ in generale tutta la simbologia legata alla sfera del femminile nellāopera risulta studiata in modo piuttosto puntuale. Altra scelta vincente ĆØ poi quella di trasferire lāambientazione dalla sperduta campagna anni ’70 a una decadente metropoli del 2023, nuovo vero centro di paura e oppressione, nonchĆ© di instabilitĆ esistenziale e economica. La famiglia protagonista infatti si trova a dover far conto con la demolizione del palazzo in cui risiede (semi-abbandonato e fatiscente) e il Necronomicon viene estratto da quello che in origine era il caveau di una banca.
Tuttavia i film sono creazioni complesse e un solo elemento fuori posto puĆ² essere sufficiente a demolire un castello di carte sapientemente costruito. Nel caso di āLa casa: Il Risveglio del Maleā a deludere profondamente ĆØ il senso della misura. La pellicola infatti una volta stabilite le sue premesse inizia un tour de force (inizialmente divertente ma alla lunga quasi sfiancante) di scene horror a profusione che, seppur nel complesso ben gestite, tramutano il film in una gigantesca baruffa a tinte splatter.
Ecco che dunque quello che poteva essere uno dei piĆ¹ interessanti rilanci di stampo horror negli ultimi anni si rivela nientāaltro che un divertissement per amanti del gore. Insomma lāimpressione che si ha ĆØ che alla fine (come nella sopracitata scena iniziale) il progetto sia stato soltanto un modo per spingere al massimo sul pedale del raccapricciante. A lasciare poi ulteriormente perplessi ĆØ una citazione che nella seconda parte della pellicola viene messa in scena e che rimanda a un horror anni ’80 per il puro gusto di farlo, riducendo lāestetica postmoderna a un gioco nel quale divertirsi a individuare la fonte senza che ciĆ² sia di alcun giovamento al film in questione.