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Sciopero degli Sceneggiatori: i motivi e cosa cambia nel panorama televisivo e cinematografico

Sciopero degli sceneggiatori WGA 2023

Nonostante negli U.S.A. il Labor Day venga celebrato il primo lunedì di settembre, anche oltreoceano giungono gli effetti della festa del 1° maggio, con conseguenze probabilmente molto incisive. Si parla del cosiddetto “sciopero degli sceneggiatori” iniziato il secondo giorno del mese e che sta tenendo per certi versi in tensione il mondo del cinema e della televisione. Vediamoci chiaro di seguito.

Sciopero sceneggiatori maggio 2023

Sciopero degli Sceneggiatori: un amaro deja-vu, la storia delle proteste in USA

Soprattutto gli amanti della serie tv di successo “Lost”, quando nel 2023 leggono notizie su un nuovo sciopero degli sceneggiatori ad Hollywood, potrebbero rievocare flashback poco piacevoli. 16 anni fa, infatti, avvenne l’ormai celebre sciopero della Writers Guild of America (che sostanzialmente rappresenta l’associazione in difesa della categoria degli sceneggiatori negli Stati Uniti d’America), che iniziò il 5 novembre 2007 e continuò per diversi mesi fino, ufficialmente, al 12 febbraio 2008.

 

Sostanzialmente lo sciopero si mosse per vedere riconosciuto l’effettivo valore del ruolo dell’autore-sceneggiatore che, in termini assoluti, è (tra) chi porta avanti qualsiasi prodotto cinematografico e televisivo. L’azione aveva come principale obiettivo infatti incrementare i benefici degli scrittori, rimasti al palo nonostante i continui ed enormi introiti delle produzioni americane, soprattutto in seguito al processo di globalizzazione e di esplosione digitale. Lo sciopero si diresse principalmente contro la AMPTP, ovvero l’associazione di categoria più influente nel panorama cinematografico e televisivo che, tra i suoi rappresentati, registrava anche le case di produzione MGM, Fox, Paramount, Sony, Walt Disney e Warner Bros.

 

Oltre al potentissimo impatto socio-lavorativo, lo sciopero ebbe grossi effetti soprattutto per i fruitori cinematografici e televisivi, con il grande pubblico costretto a seguire i propri programmi preferiti decurtati, limitati o comunque fortemente influenzati dall’azione. Si citava prima la serie “Lost” che, prima dello sciopero, registrava per le sue prime 3 stagioni ben oltre i 20 episodi e che, nelle successive, arrivò a malapena a 16, per molti perdendo anche nell’aspetto qualitativo in sede di scrittura. Fine simile anche per “Breaking Bad” – la serie ideata da Vince Gilligan alla sua prima stagione avrebbe dovuto avere 13 episodi invece dei suoi attuali 7 – e “Scrubs” – la settima stagione della serie ideata da Bill Lawrence avrebbe dovuto prevedere 18 episodi invece di 11 – così come “Heroes“, con i suoi episodi della seconda stagione che vengono dimezzati rispetto alla prima (23 la prima, 11 la seconda). Impatto sociale, etico, in termini di spettacolo, ma che arrivò a costare all’economia dell’industria dell’intrattenimento circa 1.5 miliardi di dollari, mentre alcune agenzie arrivano a stimare la perdita oltre i 2 miliardi.

Sciopero WGA 2023

Sciopero degli Sceneggiatori: No Pages Without Fair Wages, le cause della protesta

Rispetto alla situazione che si andò a creare nel 2007, il nuovo sciopero del WGA nel 2023 muove da presupposti decisamente più spigolosi e molto più pericolosi in termini non solo di impatto socio-economico, ma anche e soprattutto in quelli etici e morali, ma andiamo con ordine. A differenza di 16 anni fa, infatti, c’è stato l’evento incisivo per eccellenza nel mondo lavorativo in generale, ovvero la pandemia da COVID-19, che ha riformulato anche completamente i vari assetti organizzativi. Con il contratto “Minimum Basic Agreement” in scadenza il 1° maggio, in vista delle nuove emergenze che si sono presentate, la WGA aveva iniziato settimane di trattative con AMPTP per ridiscutere le nuove condizioni economico-lavorative dei suoi iscritti. Le trattative sono saltate, senza trovare un punto di incontro, costringendo il 98% dei votanti dell’associazione ad autorizzare i propri rappresentanti ad arrivare allo sciopero. Ma quali sono le ragioni e le richieste, queste “nuove emergenze”?

 

Soprattutto infatti con l’evento pandemico, le case di produzione streaming sono tra le poche ad aver registrato ingenti profitti “sfruttando” la situazione mondiale. Mentre registi, attori ed altri agenti dello spettacolo sembrerebbero aver visto un adeguamento della loro situazione in termini di salari e generici benefici, la categoria degli sceneggiatori non solo è rimasta ancora una volta al palo, non solo ha visto peggiorare le propria situazione rispetto a 16 anni fa, ma vede anche una minaccia “fantascientifica” particolarmente ingombrante. Secondo un’indagine interna tra gli iscritti a WGA emerge come la metà di loro non percepisca un salario minimo (nel 2007 fu il 33%) e che lo stipendio settimanale medio sia sceso del 23%, considerando anche l’inflazione.

 

La regista e sceneggiatrice Josephine Green Zhang tuona su Twitter: <<Serie con milioni di dollari di budget non dovrebbero avere scrittori nelle mini-room che non ce la fanno a pagarsi l’assicurazione medica>>. Un altro fenomeno cardine del problema in questione è infatti quello relativo alle cosiddette mini-room, ma cosa sono? Per ridurre all’essenziale il problema (che meriterebbe un’ampia trattazione a parte), quando una produzione si presenta interessata ad un progetto, lo showrunner (la persona responsabile delle operazioni giorno per giorno) viene incaricato di fornire in poco tempo il copione di un numero indefinito di episodi (generalmente 8/10) per poter decidere, solo successivamente, se entrare in fase di sviluppo, e ciò vale sia quando una serie tv deve ancora partire sia quando questa deve essere rinnovata per una nuova stagione. Così lo showrunner si affida alla cosiddetta mini-room, ovvero un’equipe di sceneggiatori per lavorare al progetto e per poter produrre risultati nel breve (ma non definito) periodo. I problemi legati alle mini-room tuttavia sono molteplici. Chiamati a formare quest’equipe sono principalmente giovani o comunque nuovi sceneggiatori “da lanciare” che, proprio per la loro condizione di “inesperienza”, vengono generalmente pagati con il minimo sindacale (la tecnica delle mini-room, nata quando quest’equipe veniva formata da 2/3 persone, con gli ingenti profitti degli ultimi anni ha visto raddoppiare in molti casi il suo numero proprio per poter accelerare i tempi di produzione). Una volta firmato il contratto per far parte della squadra, quasi nella totalità dei casi lo sceneggiatore sarà vincolato ad un limite di esclusività, ovvero in quel periodo non potrà lavorare anche per altri progetti oltre che ovviamente altre case di produzione. Gli sceneggiatori delle mini-room inoltre, vengono trattati come veri e propri “lavoratori usa e getta“, poiché nessuna clausola prevede espressamente che questi verranno coinvolti poi nel progetto principale: se il progetto viene approvato e il prodotto entra in fase di sviluppo (magari con una serie da milioni di visualizzazioni e riconoscimenti in termini di premi economici e artistici), gli sceneggiatori delle mini-room (se non viene previsto esplicitamente dai vari accordi) vengono tagliati fuori; se la produzione non dovesse partire, o la serie non dovesse essere rinnovata, questi avranno perso non solo tempo (per il vincolo di esclusività e per la paga minima), ma essendo spesso e quasi sempre nuovi scrittori, sarà decisamente molto più difficile per loro trovare un nuovo progetto al quale lavorare.

 

Una totale situazione economico-lavorativa che ha spinto la categorie degli sceneggiatori fino al precariato, ed un’altra causa deriva anche dallo sfruttamento economico dei diritti sulla serie. Prima della nuova esplosione delle piattaforme streaming, a ricoprire un ruolo cruciale nella televisione generalista furono anche le cosiddette “repliche” dello spettacolo. Agli addetti ai lavori del programma non solo veniva riconosciuto un salario una volta ultimato il proprio compito con il prodotto televisivo, ma nella maggior parte dei casi avevano diritto a maggiori benefici quando lo stesso prodotto veniva ripresentato sul canale tv, anche anni dopo il termine delle puntate. Cosa che ovviamente non è più possibile quando si parla di programmi televisivi sulle principali piattaforme streaming, che rimangono lì in piattaforma a disposizione senza possibilità di “replica”.

 

Una situazione dunque molto complessa che vede come focus principale il salario degli sceneggiatori, ma prima si accennava anche ad una minaccia “fantascientifica”. Un fenomeno che (soprattutto fuori dall’Italia) sta prendendo particolarmente piede nel dibattito internazionale, è quello legato infatti al ruolo nel presente-futuro dell’Intelligenza Artificiale, nello specifico ChatGPT. Chat Generative Pretrained Transformer è (sempre in parole povere) un prototipo di chatbot, basato sull’IA, in grado di fornire risposte agli input degli utenti. Davanti ad una richiesta dell’utente infatti, ChatGPT potrà comporre email, scrivere codici e, addirittura, realizzare un’effettiva stesura di sceneggiatura per un film o una serie tv. La proprietà intellettuale, artistica e morale dell’autore viene così fortemente minacciata (forse senza precedenti) e WGA vuole correre ai ripari il prima possibile. Da una nota infatti dell’associazione si può leggere: <<La proposta della WGA di regolamentare l’uso di materiale prodotto con l’Intelligenza Artificiale o tecnologie simili garantisce che le aziende non possano usare l’IA per minare gli standard di lavoro degli scrittori, compresi i compensi, i diritti residui, i diritti separati e i crediti.>>.

 

Lo sciopero è “appena” iniziato e WGA continua ad essere in contatto con AMPTP per cercare di evitare il caos scoppiato 16 anni fa. Ma questa volta la situazione è decisamente molto più complicata e l’associazione di categoria ha già iniziato il picchettaggio contro Amazon, Netflix, CBS, Fox, Paramount, Disney, Sony, Universal, Warner Bros., HBO e molte altre. Dalla nota ufficiale di WGA si può ulteriormente leggere infatti: <<Il comitato di negoziazione della Wga ha trascorso le ultime sei settimane a negoziare con Netflix, Amazon, Apple, Disney, Discovery-Warner, NBC Universal, Paramount e Sony sotto l’egida dell’Alliance of Motion Picture and Television Producers (AMPTP). Nel corso della trattativa, abbiamo spiegato come le pratiche commerciali di queste società abbiano ridotto drasticamente i nostri compensi e i nostri diritti d’autore e, quindi, minato le nostre condizioni di lavoro. Abbiamo chiarito che siamo determinati a raggiungere un nuovo contratto con una retribuzione equa che rifletta il valore del nostro contributo al successo dell’industria e includa protezioni per garantire che la scrittura continui a essere una professione sostenibile>>.

Sciopero degli sceneggiatori WGA

Sciopero degli Sceneggiatori: gli attori e gli addetti ai lavori uniti alla protesta

Un’azione molto importante quella del WGA che ha saputo cogliere anche il sostegno delle altre omologhe associazioni di categoria all’estero. Tra queste ultime la Writers’ Guild of Great Britain, Australian Writers’ Guild, Writers Guild of Canada , Screenwriters Guild of Israel, Writers Guild of Ireland e Writers Guild of Sweden. Tali associazioni hanno infatti non solo incoraggiato lo sciopero ma anche scoraggiato i propri iscritti a partecipare a progetti statunitensi per tutta la durata della protesta, causando un vero e proprio effetto a catena. Anche Italia e Francia hanno accolto positivamente l’azione, sebbene le associazioni francesi non abbiano ancora scoraggiato i propri iscritti a prendere contatto con le major hollywoodiane.

 

Sono poi decisamente molte le celebrities che hanno condiviso l’urlo degli sceneggiatori per la loro dignità lavorativa, tra questi: Jimmy Fallon (“Non avrei un programma, se non fosse per i miei autori. Sono con loro fino in fondo“), Mark Hamill, Bob Odenkirk, Elizabeth Olsen, Amanda Seyfried, Olivia Wilde e molti altri.

 

Molte sono poi le dichiarazioni di aspra denuncia arrivate prevalentemente via social. Riferendosi al servizio streaming Quibi – concepito dall’ex CEO Disney e co-fondatore di DreamWorks Jeffrey Katzenberg, e fallito solo 6 mesi dopo la sua nascita – lo sceneggiatore John Singleton ha scritto su Twitter: <<The Shield ha spianato la strada a FX. Mad Men a AMC. House of Cards a Netflix. E questo è merito degli sceneggiatori, non degli amministratori delegati. Volete sapere cosa si ottiene quando si mettono i CEO in ruoli creativi? Prendete Quibi>>. L’ideatore della serie tv di successo “The Wire” David Simon dichiara: <<Credo sia arrivato il momento di cancellare i miei abbonamenti ai servizi streaming. Chiedete ai figli di p*****a di spiegare la loro risposta alla nostra proposta di avere livelli minimi di personale nelle produzioni rappresentate dalla WGA: stage non retribuiti per gli sceneggiatori più giovani. Sul serio. Lavoro gratuito. Era quella la moneta di scambio>>. Non meno incisivo il commento di Sal Gentile (Late Night with Seth Meyers) che tuona: <<gli sceneggiatori chiedono all’anno meno di quanto Fox ha pagato in una causa per diffamazione. Gli studi vogliono trasformarci in una gig economy in cui i milionari possono sfruttarci a piacimento per accontentare gli azionisti. Gli studi stanno cercando di annullare decenni di precedenti su come funziona la tv. Le stesse persone che si rifiutano di pagare gli sceneggiatori per i contenuti che creano per le loro azienda da miliardi di dollari, o addirittura di offrire benefici sanitari e pensionistici.>>. L’ideatore della serie “The BearAlex O’Keefe dichiara inoltre: <<è un dato di fatto che molti autori vengono pagati il minimo e che molti di loro fatichino a mantenersi a Los Angeles e New York. Io stesso ho 6 dollari sul mio conto corrente>>.

 

Ma sarebbero innumerevoli le testimonianze e le aperte critiche alla situazione gestita dalle case di produzione, che soffiano sul fuoco di una condizione generale e globale particolarmente tesa: basti pensare ai migliaia di licenziamenti solo negli ultimi anni di Disney, Warnr Bros. ma anche gli altri colossi fuori dal campo dello spettacolo.

Sciopero proteste WGA

Sciopero degli Sceneggiatori: quali film e Serie TV sono a rischio?

Quello dello sciopero proposto dalla WGA rischia di essere un fenomeno particolarmente sconquassante per il mondo dello spettacolo, tanto nella sua veste socio-economica quanto in quella morale, con gli effetti che, storicamente, si ripercuoteranno anche da quest’altra parte dell’Altantico. Ma cosa cambia al pubblico generalista fruitore di prodotti cinematografici e televisivi?

 

I primi a seguire l’arresto anticipato della programmazione sono i talk-show serali e i programmi di attualità a fine non giornalistico, per il fatto che ovviamente le puntate vengono scritte quotidianamente degli sceneggiatori per la sera stessa. Ed è così che entrano in pausa i seguitissimi “Jimmy Kimmel Live!“, il “The Tonight Show” di Jimmy Fallon e il “Saturday Night Live“. Per quanto riguarda invece le serie tv, dichiarano “stanza chiusa” – con inevitabili effetti sia per il numero di episodi per la prossima stagione se non per, nel peggiore delle ipotesi, chiusura anticipata della lavorazione e mancato rinnovo – i titoli di: Abbott Elementary (stagione 3), Big Mouth (stagione 8), Cobra Kai (stagione 6), Night Court (stagione 2), Power Book III: Raising Kanan (stagione 3), The Orville (stagione 4), Yellowjackets (stagione 3).

 

Sembrerebbero essersi “salvate” dall’effetto dello sciopero le serie di Good Omens (stagione 2), House of the Dragon (stagione 2) e Rap Sh!t (stagione 2), per essere riusciti a consegnare in tempo le sceneggiature prima dell’azione di protesta, con soprattutto Neil Gaiman che comunque partecipa al sostegno per lo sciopero. Tutto questo discorso ovviamente riguarda prevalentemente il campo delle serie tv, non solo per via del tempo stimato nella produzione di ogni puntata (molto breve) ma anche e soprattutto perché generalmente ad una serie tv partecipano uno svariato numero di sceneggiatori mentre, nel cinema, lo sceneggiatore è spesso anche unico. Tuttavia, dall’equazione non possono comunque sottrarsi le produzioni cinematografiche che, comunque, godono di una maggior gestazione. Sperando in uno sciopero non particolarmente lungo, le produzioni e gli sviluppi di film che venivano considerati “a rischio” – come il nuovo “Superman: Legacy” di James Gunn – potranno forse dormire sonni tranquilli. Fatto sta che ovviamente siamo solo al secondo giorno di protesta, per un’azione che potrebbe avere effetti a catena particolarmente incisivi.