“I Care a Lot”: non ci siamo proprio!

Articolo pubblicato il 6 Gennaio 2022 da wp_13928789

“I Care a Lot” è un film del 2020 scritto e diretto da J Blakeson, con protagonista Rosamund Pike (“Gone Girl – L’Amore Bugiardo”) e Peter Dinklage (“Il Trono di Spade”), ed è disponibile su Amazon Prime Video dal 19 febbraio 2021.

La Pike qui interpreta Marla Grayson, una truffatrice che per vivere convince un giudice del tribunale civile ad assegnarle la tutela ufficiale degli anziani, spacciandoli per non più autosufficienti e bisognosi di cure presso una struttura con cui è in affari. Infatti viene aiutata dalla sua fidanzata e da una dottoressa che falsifica lo stato di salute dei suoi pazienti, in modo da attuare il piano/truffa della protagonista.

Tutto molto interessante fino a qui, se non fosse che i problemi vengono fuori man mano che la pellicola scorre inesorabile nella sua soffocante durata di 118 minuti. Ebbene si, “I Care a Lot” è un film che sembra provarci ma finisce con il non sapere più di cosa parla e come ne parla. La trama così come vi è stata descritta, non vuole mai andare davvero oltre ma finisce per ingarbugliarsi con espedienti narrativi poco logici e personaggi con cui empatizzare pare una missione impossibile. Nonostante una buona idea registica, la sceneggiatura è tremendamente confusa: qual è il suo messaggio? Qual è la morale? Piazzarci una donna che porta avanti la politica del “Me Too” non può bastare francamente. Il personaggio di Marla Grayson non si evolve mai, ci viene presentata come una sorta di villain e resta esattamente così dall’inizio alla fine. Anche quando conosciamo quello che dovrebbe essere il vero cattivo (interpretato da Peter Dinklage), per quanto lo spettatore finirà probabilmente a tifare per lui, non ha un suo background, una sua personalità, ma sembra guidare il gruppo di gangstar più goffo e sbadato di sempre perché non ne combinano una giusta. Eppure parliamo di un famoso criminale della mafia russa! Le loro azioni vengono messe in moto quando la Grayson cerca di truffare quella che si scoprirà essere la mamma del gangstar russo. Da qui in poi diventa una partita tra tentativi di vendetta e di fuga falliti e la voglia di non demordere fino all’ultimo respiro, senza però un minimo di verve. Quello che ci troviamo davanti è quindi un tentativo di realizzare un personaggio femminile forte e determinato, che possa tener testa anche al più spietato dei criminali pur di conseguire il proprio successo (infatti la protagonista non vuole mai mollare, nemmeno quando viene minacciata più volte di morte da dei gangstar). Il risultato è tremendo nonostante l’interessante idea di trasporre sul grande schermo un personaggio negativo femminile che dovrebbe fungere da antieroe, perché non ci riesce minimamente. Marla Grayson è un personaggio negativo, si, ma il punto è proprio questo: come si può empatizzare con qualcuno che guadagna tantissimi soldi giocando con la vita degli anziani? E come si può provare emozione se questo personaggio non ha lati positivi, non ha un conflitto interiore, non ha un dubbio e nessun accenno ad una redenzione? Non riflette mai sulle sue azioni, su come migliorarsi, ma si diverte ad essere cattiva e continuerà ad esserlo, risultando una macchietta (incredibile come i personaggi di questo film siano tutti piatti). Il tentativo di metterla in conflitto con un potente criminale fallisce miseramente quando il film andando avanti ci mostra tutta la mancanza di savoir faire del villain di Dinklage e della sua banda e non ci sono nemmeno sequenze action raffinate che possano intrattenere (facile vincere contro la gang più sbadata di sempre). Inoltre è anche egoista nei confronti delle persone che le vogliono bene, quindi empatizzare sia con uno che con l’altro diventa, come si diceva in precedenza, una missione impossibile.

Marla Grayson nel suo ufficio

La classificazione di questo film in commedia lascia perplessi, poiché di comedy c’è veramente poco o nulla; resta solo una parte thriller costruita male e che finirà per annoiare. Una macchia nel curriculum di questi due grandi attori che si sono prestati però ad una sceneggiatura ai limiti del ridicolo, che non sa che pesci prendere (morale e messaggio non verranno mai fuori). Il finale è coerente con la bassa qualità di tutto il resto, e non smuove assolutamente niente, anzi se è possibile fa storcere ancora di più il naso. C’è chi alla fine verrà innervosito da questo film, chi lo troverà una mossa politica per il Me Too e nulla di più, e chi rabbrividirà di fronte cotanto squallore. Bene, noi siamo in quest’ultima categoria: è un disastro!

– Christian D’Avanzo