LEZIONI DI PERSIANO – un film per la Memoria

Articolo pubblicato il 13 Aprile 2022 da wp_13928789

Per commemorare la giornata della Memoria, la Rai ha trasmesso di recente, in prima serata e in prima visione, il film drammatico Lezioni di Persiano. Un film storico e di guerra presentato nel 2020 alla Settantesima edizione del Festival di Berlino.

Questa storia d’Olocausto è ispirata al racconto Erfindung einer Sprache (traducibile in italiano come “Invenzione di una lingua”) di Wolfgang Kohlhaase, basato su avvenimenti realmente accaduti.

Dietro la macchina da presa c’è Vadim Perelman; tra il cast citiamo i due protagonisti Nahuel Pérez Biscayart e Lars Eidinger.

Siamo nel 1942, nel pieno della seconda guerra mondiale. La Francia è stata occupata dai tedeschi. Gilles, un ebreo belga, viene arrestato e per sfuggire all’esecuzione dei soldati si spaccia per persiano, servendosi di un libro in lingua di un altro prigioniero. Una strana casualità vuole che il direttore del campo nazista in cui viene deportato cerchi un insegnante privato che conosca tale lingua. Il problema è che Gilles, a dispetto di quanto afferma, non la conosce affatto. Per sopravvivere, dunque, sarà costretto ad inventare parole dal nulla, nella speranza di una fiducia da parte del suo pericoloso “alunno”, ignaro della menzogna.

Tuttavia, l’insolito rapporto di favoritismo che verrà a crearsi fra i due uomini finirà col suscitare la gelosia degli altri prigionieri e delle SS, e per Gilles diventerà sempre più rischioso mantenere il suo segreto.

Sullo sfondo di questi eventi, la tragica storia che tutti ormai conosciamo. E se in un primo momento, per quanto detto, facciamo fatica ad empatizzare con la figura del soldato nazista, la regia e la scrittura cercano di esplorare le sue aspirazioni umane, e il carattere mite dietro l’uniforme.

Certo, non dobbiamo dimenticare che lo spettatore condivide pur sempre la prospettiva del prigioniero terrorizzato.

La sceneggiatura del film è davvero originale e interessante, nonché assurda se si pensa che gli eventi raccontati sono realtà. In questo caso, si perde un po’ lo stile documentaristico delle pellicole espressione di questo genere, in favore del racconto romanzato in primo piano di un contatto inusuale. Ma il finale ci regala una risoluzione davvero poetica.

Lo sforzo di Gilles è uno sforzo di memoria. Per un prolungato periodo di tempo, dovrà ricordare le parole che egli stesso ha inventato, per non essere scoperto. Ricordare è infatti il termine simbolico, non solo del film, ma della tragedia stessa dell’Olocausto.

Il ricordo dei nomi, il ricordo delle persone vittime. Il ricordo delle persone perdute. Dimenticate, perché ritenute insignificanti. Semplici numeri. Alienati e disumanizzati. Senza più dignità.

Il nome è ciò che ci designa. Il nome è ciò che salverà la vita di Gilles.

Ma per scoprirne di più dovrete recuperare la pellicola, attualmente disponibile (gratuitamente) sulla piattaforma streaming online di RaiPlay.

Paola Perri

Voto: 7,5/10

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