Recensione – Il profumo dell’oro, l’heist movie di Jérémie Rozán su Netflix

Recensione - Il profumo dell'oro, l'heist movie di Jérémie Rozán su Netflix

Articolo pubblicato il 7 Agosto 2023 da Bruno Santini

Il profumo dell’oro è una commedia francese distribuita su Netflix a partire dal 6 luglio 2023, diretta da Jérémie Rozán al suo esordio dietro la macchina da presa per un lungometraggio, dopo aver diretto tre episodi di La Revolution e diversi videoclip musicali. Heist movie dalla formula classica, che coniuga lo spirito umoristico francese con un discorso interessante sulla lotta di classe, il film è conosciuto anche con il titolo francese di CASH e quello internazionale di Gold Brick. Nei suoi poco più di 90 minuti, il film riesce ad introdurre temi visivamente interessanti, che si scontrano con un trattamento soltanto sufficiente e (specie nella seconda parte) confusionario. Di seguito, la trama e la recensione di Il profumo dell’oro su Netflix.

La trama di Il profumo dell’oro di Jérémie Rozán

Prima di considerare la recensione di Il profumo dell’oro, vale la pena soffermarsi sulla trama del film di Jérémie Rozán, per quanto quest’ultima prosegua su binari piuttosto classici. Daniel Sauveur (Raphaël Quenard) è figlio di una famiglia che, avendo deciso di non lavorare con i Breuil – distributori di profumi di lusso che monopolizzano la città di Chartres con il loro centro di smistamento – si trovano in una condizione di povertà. Fin da piccolo, il desiderio di vendetta di Daniel si materializza attraverso piccole truffe, che però conoscono un solo esito: i Breuil vincono sempre.

 

 

Per questo motivo, anche il protagonista del film si arrende alla necessità e, grazie all’aiuto di Scania (Igor Gotesman), bullo conosciuto negli anni della scuola e anch’egli “oppositore” dei Breuil, inizia a lavorare all’interno del centro di smistamento, dopo che questo viene rilevato da Patrick Breuil a seguito della morte del padre. È qui che Daniel Sauveur avrà l’idea di truffare in grande i magnati della città, rubando i loro stessi profumi in segreto e rivendendoli online. Da questo momento in poi, una catena di eventi coinvolge anche l’aspirante direttrice Virginia (Agathe Rousselle), il compratore Brice Nougarolis (Grégoire Colin) e diversi collaboratori di Daniel, che lo aiuteranno con il suo piano. 

La recensione di Il profumo dell’oro con Agathe Rousselle

L’esordio dietro la macchina da presa per Jérémie Rozán, che si confronta per la prima volta con un lungometraggio dopo aver diretto principalmente videoclip musicali, presenta tutte le caratteristiche di una regia acerba, seppur promettente. Il contesto di fondo è quello dell’heist movie classico, da cui il film non sembra mai voler del tutto distaccarsi pur facendo ricorso ad un numero più elevato di plot twist e capovolgimenti della situazione narrata, rispetto ad un film qualsiasi degli Ocean, ad esempio, che fungono da ispirazione principale per lo spirito ironico mostrato dal regista francese nel suo Gold Brick. A partire dall’inizio in medias res, poi ripreso sul finale, fino alla caratterizzazione simil-episodica del protagonista, di cui viene tratteggiato il carattere lungo il suo processo di crescita, passando per lo spazio che viene dedicato ai personaggi secondari, tutto è estremamente classico. Interpretazioni assolutamente lineari, con una nota di rammarico relativa all’utilizzo non felicissimo del volto di Agathe Roussell, per un film che non si eleva e non raggiunge picchi in nessuno dei due sensi. 

 

 

L’idea di fondo è che Il profumo dell’oro rappresenti nient’altro che un esercizio di regia in cui abbozzare dei temi che potrebbero essere parte di una filmografia futura e che, in ogni caso, appaiono determinanti anche per l’animo della pellicola: la lotta di classe da un lato e il caratteristico humour francese dall’altro, elemento che, fin dalle primissime battute del film, appare concreto e ben reso. A proposito della lotta che anima quello scontro sociale dei protagonisti, si nota un interesse da parte di Rozán nel mostrare gli effetti di una predisposizione alla lotta, che può deturpare gli esseri umani fino a renderli estremamente convinti della propria posizione: non importa dove sia la ragione, qualora ci sia un discorso di ragione-torto, tra le due parti, bensì quanto la dicotomia sociale appiattisca i rapporti, consumi l’umanità e nasconda (anche letteralmente, con il cartellone dei Breuil che, dopo essere stato eliminato, rivela la vista di Chartres) il bello. Per questo motivo, l’estremo desiderio di Daniel non è avere soldi, come confessa a Virginia, bensì classe. Nella sua confezione, che non spicca mirabilmente né per regia né per qualsiasi altro aspetto tecnico, Il profumo dell’oro non si allontana mai dai suoi binari e, con la convinzione pedissequa di chi vuole svolgere un compito fino all’ultimo, giunge al finale intonso. 

Voto:
3/5
Christian D'Avanzo
3/5
Gabriele Maccauro
3/5
0,0
0,0 out of 5 stars (based on 0 reviews)
Voto del redattore:
Data di rilascio:
Regia:
Cast:
Genere:

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