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Recensione – The Covenant, il nuovo film di Guy Ritchie con Jake Gyllenhaal

Recensione - The Covenant, il nuovo film di Guy Ritchie con Jake Gyllenhaal

Distribuito al cinema a partire dal 21 aprile 2023 e, in Italia, incluso direttamente sulla piattaforma di streaming di Amazon Prime Video, The Covenant è un nuovo film di Guy Ritchie, con Jake Gyllenhall nei panni del protagonista. Inizialmente chiamato The Interpreter, il thriller di guerra è diventato immediatamente uno dei più grandi successi sulla piattaforma di streaming, anche grazie alla pubblicità da parte del servizio, che l’ha messo in primo piano a partire dal 27 luglio 2023, giorno in cui il film è stato distribuito nel mercato italiano. Di seguito, la trama e la recensione di The Covenant.  

La trama di The Covenant, diretto da Guy Ritchie con Jake Gyllenhaal

Prima di procedere con la recensione di The Covenant, si introduce innanzitutto la trama del film di Guy Ritchie, che vede l’interpretazione di Jake Gyllenhaal nei panni del protagonista.

 

 

Di seguito, si indica la sinossi ufficiale del film: “Durante la guerra in Afghanistan, il sergente John Kinley recluta il giovane Ahmed come interprete con i cittadini locali durante la loro missione sul territorio. Ahmed è deciso a vendicarsi anche dei talebani per la morte di suo figlio: quando il plotone dei soldati affronta i talebani nel deserto, vengono colti alla sprovvista e Kinley viene abbattuto. Prima che possa essere catturato, Ahmed salva Kinley trascinandolo attraverso le montagne del deserto per evitare i talebani. Kinley torna quindi negli Stati Uniti, ma scopre presto che Ahmed è inseguito dai talebani ed è rintanato da qualche parte in Afghanistan. Quando le autorità statunitensi si rifiutano di rispondere, lo stesso Kinley torna in Afghanistan per salvare l’amico che ha rischiato la propria vita per qualcuno che fino a quel momento era un perfetto sconosciuto.”

La recensione di The Covenant, film di Guy Ritchie su Amazon Prime Video

La guerra in Afghanistan rappresenta, al pari di quella nel Vietnam, uno degli eventi di storia americana maggiormente rappresentati sul grande e piccolo schermo. L’etichetta di film di guerra, che The Covenant di Guy Ritchie condivide con questi ultimi, permette sicuramente di identificare quali siano le caratteristiche principali di un prodotto che non parte dalle premesse di innovare o mostrare, con originalità, un insieme di eventi che mettono in luce la storia, oltre che la cultura e la politica americana. Per quanto possa essere il punto di partenza di un’attenzione non esattamente altissima, c’è da sottolineare che – in presenza di prodotti che si muovono all’interno della stessa cornice – l’importanza della cura tecnica del prodotto diventa maggiormente importante. In tal senso, non si può certamente dire che The Covenant di Guy Ritchie sia un prodotto sbagliato; anzi: la sapiente mano del regista britannico si fa sentire, soprattutto data una cura estetica del prodotto che non delude né per le sue scenografie, ottenute principalmente da riprese ad Alicante, né per i suoi movimenti di camera, pur avvertendo una certa pesantezza determinata dalla reiterazione di zoom out e di riprese aeree. 

 

Inevitabilmente, il film punta sulla doppia interpretazione di Jake Gyllenhaal e Dar Salim, riuscendo nel suo obiettivo: bilanciando entrambe le parti sia in termini di screentime che di peso effettivo degli attori, lasciando a Dar Salim il dominio dello schermo nella prima parte e puntando tutto su Jake Gyllenhaal nella seconda, The Covenant riesce così a creare due ideali macroaree, per le quali si intravedono delle differenze tanto narrative quanto tecniche; alle riprese di ampio respiro e alle soggettive della prima parte, che puntano tutto sull’epica da road movie, si contrappongono camere fisse e un discorso maggiormente thriller e psicologico, in grado di servirsi del volto e delle capacità di Jake Gyllenhaal che, in alcuni punti (la scena dello rottura dello specchio è emblematica in tal senso) cita anche alcuni dei suoi lavori più riusciti. Il risultato non è deludente, dal momento che mantiene ben saldo un equilibrio pur lasciando che, nella sua seconda parte, si avverta maggiormente il peso del minutaggio e di una narrazione che fatica ad avvicinarsi verso la sua risoluzione finale.

The Covenant e il problema di un’epica patriottica stantia

Al di là degli aspetti tecnici e stilistici di The Covenant, c’è da introdurre un seppur breve discorso relativo alla natura morale di prodotti che, fin dalle extradiegetiche iniziali, si dichiarano aderenti ad una e una sola retorica possibile: quella di epica patriottica. Per quanto la volontà di rappresentare l’ipocrisia americana nell’ambito del trattamento del talebano sia marcata in alcuni punti della pellicola, con il tentativo di non appiattire totalmente il discorso, è evidente che – soprattutto nel finale del film (ne è un esempio la descrizione del ritorno del potere talebano in Afghanistan, tra le altre cose piuttosto faziosa) – si ritorni sempre allo stesso punto. 

 

Lo spettatore medio sembra aver bisogno di osservare epiche di questo genere quasi quanto gli addetti ai lavori necessitano di rappresentazioni che, di tanto in tanto, ritornano sempre allo stesso grado di auto-incensamento. Certo è che, in film di questo genere per i quali ci si rende conto da principio del livello morale e dell’epica rappresentata, sarebbe un buon esercizio quello di dimenticarsi l’etica potenziale, concentrarsi su altri aspetti. In questo senso, dunque, The Covenant non può ritenersi un film tecnicamente insufficiente o un thriller che fallisce nei suoi intenti: volendo includere, da spettatori che si pongono inevitabilmente interrogativi, altri elementi, però, superare la sufficienza appare un’eresia. 

Voto:
3/5
Gabriele Maccauro
3.5/5
Andrea Boggione
0/5
Matteo Pelli
0/5
0,0
Rated 0,0 out of 5
0,0 su 5 stelle (basato su 0 recensioni)
Voto del redattore:
Data di rilascio:
Regia:
Cast:
Genere:

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