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Recensione – Il giardino delle vergini suicide: l’esordio di Sofia Coppola

Ecco la recensione di Il giardino delle vergini suicide, diretto da Sofia Coppola

Il giardino delle vergini suicide (The Virgin Suicides) è il film che segna l’esordio alla regia di una giovanissima Sofia Coppola, la quale figura anche come sceneggiatura della stessa opera prima. Datato 1999, Il giardino delle vergini suicide fu presentato alla Quinzaine des Réalisateurs del 52esimo Festival di Cannes. Tra le curiosità legate al film, c’è da segnalare che “Les Chaiers du cinéma” lo inserì tra i migliori film dell’anno nel 2000. Tratto dall’omonimo romanzo di Jeffrey Eugenides, il film presenta una durata di 97 minuti, e nel cast figurano James Woods, Kathleen Turner, Kirsten Dunst, Josh Hartnett, Danny DeVito, Chelse Swain, A.J. Cook, Leslie Hayman, Hanna Hall, Scott Glenn, Michael Paré, Jonathan Tucker, Hayden Christensen. Di seguito la trama e la recensione di Il giardino delle vergini sucide, scritto e diretto da Sofia Coppola

La trama di Il giardino delle vergini suicide, film scritto e diretto da Sofia Coppola

Di seguito la trama di Il giardino delle vergini suicide, film d’esordio di Sofia Coppola:

 

“Protagonista del film lo è la famiglia Lisbon che, nel 1974, risiede in un quartiere periferico di Detroit, infestato da un virus che fa ammalare tutti gli alberi. Mrs. Lisbon è molto severa con le figlie adolescenti Therese (Leslie Hayman), Mary (A.J. Cook), Bonnie (Chelse Swain), Lux (Kirsten Dust) e Cecilia (Hanna Hall). Mr. Lisbon, invece, preferisce dedicarsi alla matematica piuttosto che intervenire nelle decisioni familiari. È estate quando la piccola Cecilia tenta il suicidio. I dottori chiedono alla famiglia di concederle più spazio per la socializzazione. La madre allora, organizza una festa in suo onore, invitando gran parte degli adolescenti del quartiere. Ma ciò non sarà sufficiente per toglierle dalla mente l’idea di uccidersi. Così, Cecilia si getta dalla finestra e finisce infilzata sulla ringhiera del giardino, morendo sul colpo.

 

Mentre il vicinato e i signori Lisbon minimizzano l’accaduto, dando la colpa alla ringhiera, un gruppo di adolescenti del quartiere intuisce la portata del problema, ma i ragazzi non riescono a mettersi in contatto con le misteriose sorelle. Dopo l’inizio del nuovo anno scolastico, a Lux viene concesso di frequentare Trip Fontaine (Josh Hartnett), il più bello del liceo. Ma il loro idillio amoroso finirà ben presto e, a causa della violazione del rigido coprifuoco e degli incontri notturni di Lux con numerosi amanti, le sorelle Lisbon finiranno con l’essere segregate in casa. I curiosi vicini continuano a spiarle e, un giorno, sembra che le ragazze si siano finalmente accorte del loro tentativo di aiutarle a fuggire. Presentandosi davanti casa Lisbon, pronti a darsi alla fuga con le quattro bellissime sorelle, i giovani non sanno che esse hanno scelto un modo del tutto inaspettato per lasciare definitivamente quell’odiosa casa.”

Ecco la recensione di Il giardino delle vergini suicide, diretto da Sofia Coppola

La recensione di Il giardino delle vergini suicide: l’interessante esordio di Sofia Coppola come sceneggiatrice e regista

L’esordio alla regia e alla sceneggiatura della figlia d’arte Sofia Coppola, essendo Francis Ford Coppola suo padre, consiste in una rappresentazione drammatica dell’America degli anni Settanta. Il tratto distintivo del film è senz’altro la sua vocazione consolatoria posta sensorialmente; in tal senso, la regista fa un uso abbondante di sovrimpressioni e controluce, sin dalla presentazione delle sorelle Lisbon. Le sovrimpressioni restituiscono un’idea fumettosa del racconto messo in scena, e non mancano analogie e associazioni tra diversi elementi, come ad esempio il colore rosso o il blu, sia negli abiti che nella scenografia di turno. D’altronde alla Coppola non interessa fornire una soluzione al problema posto nel film, bensì si impegna nel fornire agli spettatori una ricostruzione piuttosto fedele e riuscita dello scontro generazionale protagonista di quegli anni negli Stati Uniti, mostrando anche una differenza nell’approccio all’adolescenza tra ragazzi e ragazze. La genitorialità è posta sotto la lente di ingrandimento, e la complessità della famiglia Lisbon viene evidenziata in alcuni semplici ma efficaci passaggi. La controcultura degli anni Settanta veniva veicolata tramite la musica, ad esempio, e quindi con il rock, oppure con degli stili di vita similari a quello degli hippie.

 

Il padre di famiglia, interpretato da un divertente e divertito James Wood, non ha più voce in capitolo di sua moglie, la quale si pone come una costante barriera tra le sue figlie e il mondo esterno. Ciò che preoccupa maggiormente i genitori sono le pulsioni sessuali inevitabilmente presenti durante l’adolescenza, e con una frequenza reiterata; tuttavia, a destare ansia è anche la possibilità di vedere le ragazze colpite dalle tendenze dell’epoca, ovvero fumo e alcol. L’altro elemento assolutamente meritevole in Il giardino delle vergini suicide è senz’altro l’atmosfera onirica e grottesca, la quale riesce furbamente a strappare un sorriso e a restituire il desiderio di evasione delle protagoniste. Questa volontà trova brutalmente riscontro sin dall’incipit del film, durante il quale la più piccola delle cinque sorelle si toglie la vita suicidandosi, e il suicidio era di per sé una parola proibita a quei tempi, tanto da generare clamore all’interno della comunità presente. Attraverso le immagini che scorrono inesorabili in televisione è possibile osservare un rapporto di causa-effetto tra la popolazione e il disperato gesto, come da titolo del film.

 

Infatti, fa specie ascoltare il racconto di una giovane ragazza, che piangendo spiega di aver causato la morte della nonna. In questo caso, ancora una volta è il masochismo autodistruttivo a tentare la studentessa, la quale aveva preparato una torta con del veleno per topi, ma l’anziana presente in casa l’ha preceduta. Si tratta, dunque, di un periodo storico segnato dall’angoscia e da una sfiducia generale che influenza precocemente la vita dei più giovani, seppur i maschi vengono qui rappresentati più scanzonati e per certi versi romantici. La maturità delle ragazze è su di un altro piano rispetto a quella dei ragazzi, e il suicidio finale delle sorelle dimostra quanto fosse complicato vivere, ragion per cui scelgono di sognare in maniera definitiva. Il sogno, tra parentesi, è presente nel film tramite ricordi creati ad hoc dall’immaginazione dei ragazzi e delle ragazze, dando vita ad una intrigante miscela di elementi reali e fittizi posti come filmini in videocassetta o fotografie analogiche.  

Ecco la recensione di Il giardino delle vergini suicide, diretto da Sofia Coppola

Il giardino delle vergini suicide: i limiti di un’opera prima

Il giardino delle vergini suicide è un’opera prima, e non sono poi troppi − per ovvie ragioni − gli esordi folgoranti dei vari cineasti. Nonostante ciò, i pregi di un film delicato nel suo dramma vengono bilanciati da un tono grottesco non sempre riuscitissimo. Le sovrimpressioni talvolta stancano o danno la sensazione di essere fuori contesto; basti pensare all’iride che mostra le mutandine di Lux, sulle quali la ragazza ha scritto il nome del fidanzato. La leggerezza in determinate occasioni sembra quasi voler schernire chi è in campo piuttosto che giocare con la sensualità, elemento ben più stimolante rispetto alla mera linea comica. Persino le analogie dimostrano quanto la regista sia acerba, ma data l’età è del tutto comprensibile.

 

A riguardo, per rafforzare l’idea di “censura” attuata dai genitori verso le figlie, in una breve scena si vede Mrs. Lisbon cementare il buco di un albero in giardino. Alcune sequenze teen scadono poi nel cliché, tra cui il ballo e il conseguente amplesso sul campo da football, con tanto di uomo che si alza prima dal letto per abbandonare la fanciulla ormai usata. Fortunatamente Il giardino delle vergini suicide resta comunque una buona prova di maturità per Sofia Coppola, la quale non manca di mostrare i segni della sofferenza, dando al racconto la voce di un ormai adulto Trip: il ragazzo parla con nostalgia di Lux e delle sue sorelle, ma il colpo ad effetto arriva quando si vede obbligato a stoppare la conversazione per svolgere la terapia di gruppo

Voto:
3.5/5
Andrea Boggione
2.5/5
Gabriele Maccauro
3/5
Riccardo Marchese
4/5
Matteo Pelli
2.5/5
Paola Perri
2.5/5
0,0
Rated 0,0 out of 5
0,0 su 5 stelle (basato su 0 recensioni)
Voto del redattore:
Data di rilascio:
Regia:
Cast:
Genere:

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