Articolo pubblicato il 23 Agosto 2023 da Bruno Santini
SCHEDA DEL FILM
Titolo del film: Mandibules
Genere: Commedia
Anno: 2020
Durata: 77 minuti
Regia: Quentin Dupieux
Sceneggiatura: Quentin Dupieux
Cast: Grégoire Ludig, David Marsais, Adèle Exarchopoulos, India Hair, Roméo Elvis
Fotografia: Quentin Dupieux
Montaggio: Quentin Dupieux
Colonna Sonora: /
Paese di produzione: Francia
Presentato Fuori Concorso nell’ambito della 77esima edizione del Festival di Venezia del 2020, Mandibules – Due uomini e una mosca è una commedia francese scritta, diretta, montata e fotografata da Quentin Dupieux, produttore e regista francese conosciuto anche con lo pseudonimo di Mr. Oizo. Per la prima volta impegnato in un film che si distacchi (anche se non totalmente) dal clima surreale delle sue pellicole, Mandibules è il primo film che tratta il tema della vita, dopo che il regista ha fondato la sua filmografia sulla morte e sulle sue rappresentazioni di surrealtà. Di seguito, la trama e la recensione di Mandibules, il film di Quentin Dupieux con Adèle Exarchopoulos.
La trama di Mandibules – Due uomini e una mosca
Prima di proseguire con la recensione di Mandibules – Due uomini e una mosca, vale la pena indicare innanzitutto la trama del film di Quentin Dupieux. Raimondo (Raphael Quenard, recentemente impegnato anche nell’heist movie su Netflix Il profumo dell’oro) chiede a Manu (Grégoire Ludig) di effettuare una consegna per conto di Michel-Michel. Il suo compito è quello di consegnare il pacco senza fare domande e non controllando il suo contenuto, in cambio di 500 euro.
Dopo aver rubato un’automobile, Manu incontra Jean-Gab (David Marsais) suo amico d’infanzia con il quale è solito interagire con uno strano gesto delle corna, pronunciando la parola “Toro“. I due vivono di piccoli espedienti criminali e decidono di condividere i 500 euro, quando scoprono che nel bagagliaio dell’automobile rubata da Manu c’è una mosca gigante. I due decidono di sfruttare la cosa a loro vantaggio, tentando di addestrare la mosca affinché possa rubare dei soldi senza essere scoperta. Da questo momento, per i due inizia un percorso che li porterà ad acquisire una roulotte, assumere una falsa identità e non solo.

La recensione di Mandibules: Quentin Dupieux in una commedia dal sottotesto sociale
I conoscitori di Quentin Dupieux sanno che, in relativamente pochi minuti, il regista e produttore musicale francese sa condensare diversi tempi che attingono dalla surrealtà e che si risolvono in un’oculata critica alla classe borghese rappresentata; sempre geniali e cariche di elementi memorabili, le realizzazioni di Mr. Oizo hanno sempre trattato – come tema dominante – la morte, riuscendo in una destrutturazione intelligente di quell’impianto epico con cui la stessa viene affrontata. Per sua stessa ammissione, qui Dupieux smette di parlarci di morte e si dedica alla vita, attraverso le sue pulsioni e servendosi di uno degli elementi cardini del processo esistenziale: l’amicizia. C’è un elemento in grado di definire la bontà del cinema francese, relativo al modo in cui la commedia viene concepita: mai banali nelle loro rappresentazioni, anche film più leggeri non diventano mai, per questo motivo, inutilmente grezzi, avendo sempre qualcosa di cui parlare e sapendo individuare, nel sociale, un indirizzo importante dal punto di vista creativo.
Anche Mandibules, come del resto tutti i film di Dupieux, prende le mosse da un pretesto surreale, un mcguffin che sarà in grado di far parlare di altro: in questo caso è una mosca gigante, dagli echi kafkiani e, per certi versi, anche vicini alla letteratura sagace e pungente di Dino Buzzati. La mosca in questione non diventa, però, uno strumento di morte, bensì il motivo di una queste da parte di due amici, che affrontano situazioni sempre più ironiche alle quali reagiscono con una convinta scrollata di spalle. Incapaci di vivere in maniera convenzionalmente data, Manu e Jean-Gab rappresentano quella contro-cultura popolare che si adagia sugli stenti, si accontenta di poche monete e, nonostante tutto, sopravvive. Naturalmente, Dupieux non fa mancare il contraltare: è il gruppo di amici che i due incontrano e che scambiano Manu per Fred, vecchio amico e fidanzato di Cécile. Anche in questo caso, l’incontro fortuito potrebbe essere il fondamento di uno scontro marcato o addirittura violento, ma non fa altro che creare situazioni umoristiche, simil-slapstick, che trovano l’esasperazione nella figura di Agnés, interpretata da Adèle Exarchopoulos.
A causa di un incidente, la donna è costretta a esprimersi urlando, ed è la prima a sospettare delle menzogne dei due amici; perfetta nella rappresentazione di quella classe agiata e bigotta, che può permettersi di ospitare due persone senza batter ciglio ma che vorrebbe insegnare a queste ultime come si sta al mondo, Agnés è anche l’epicentro di un racconto fatto costantemente di doppi e contrapposizioni: Manu/Fred, succhiare (il modo in cui la mosca di nutre)/masticare (il famoso pacco di Michel-Michel contiene una dentiera diamantata), classe agiata/classe povera. Ed è proprio nella rappresentazione dei contrapposti che Dupieux risolve il suo film: in un mondo in cui si ha la possibilità di avere tutto, si può anche non capire il perché di un gesto elementare come il “Toro” dei due amici, cercandone una spiegazione logica e tentando di risolvere tutto in maniera schematica. Tanti piccoli colpi di scena e situazioni grottesche conducono verso l’inaspettato finale, in cui per la prima volta nel cinema di Dupieux si intravede la speranza e in cui ci si dimentica, da spettatori, che quel che si sta guardando è surreale.