Cerca
Close this search box.

Recensione – The Monkey King: mitologico film d’animazione Netflix dal cuore di pietra

Arriva sulla piattaforma di Netflix un nuovo ambizioso film d’animazione legato alla mitologia cinese.
La recensione di "The Monkey King", nuovo film d'animazione Netflix

SCHEDA DEL FILM

Titolo del film: The Monkey King

Genere: Animazione, Fantastico, Azione, Commedia

Anno: 2023

Durata: 96′
Regia: Anthony Stacchi
Sceneggiatura: Steve Bencich, Ron J. Friedman, Rita Hsiao
Cast: Jimmy O. Yang, Bowen Yang, Jo Koy, BD Wong, Jolie Hoang-Rappaport, Stephanie Hsu
Colonna Sonora: Toby Chu
Paese di produzione: U.S.A., Cina

Presentato in anteprima il 30 luglio 2023, in occasione della chiusura della 22a edizione del New York Asian Film Festival, il film d’animazione “The Monkey King” esce sulla piattaforma Netflix dal 18 agosto. Ecco la recensione del nuovo film diretto da Anthony Stacchi.

The Monkey King nuovo film d'animazione Netflix 2023

The Monkey King: la trama del nuovo film d’animazione Netflix

Per migliaia di anni, l’universo ha visto Buddha vegliare su di sé, proprio come i dei immortali ed i re infernali hanno vigilato sugli affari terreni. Un equilibrio cosmico minacciato da una mina vagante, un “sassolino” nell’ordine delle cose capace di provocare ingenti frane. Una notte, infatti, da una pietra magica delle montagne fuoriesce un “essere potente”, dalle fattezze di una scimmia, che inizia ad emanare energicamente raggi di luce dai suoi occhi, disturbando l’Imperatore di Giada nel suo celestiale castello. Egli decide di dare l’ordine di eliminare la Scimmia, ma Buddha lo impedisce, indicando come la creatura avesse un destino da compiere.

 

Lasciata libera di vagare indisturbata la Scimmia trova un gruppo di sue simili ma, essendo troppo indisciplinata e selvaggia, non riesce ad adattarsi alla nuova comunità, causando invece la sparizione di un piccolo ad opera di un Demone che terrorizza il gruppo di scimmie. Una volta bandito a causa dell’accaduto, il Reietto (nuovo nome attribuito alla Scimmia) decide di intraprendere un addestramento per sconfiggere il Demone ed ottenere così il rispetto della comunità. Accoglie il suggerimento di ottenere una nuova potente arma per sconfiggere l’antagonista e viaggia per recarsi nel regno del Drago Marino, il quale venera una misteriosa colonna luminosa che si offrirà al Reietto nella sua missione: la colonna altro non è infatti che un Bastone magico capace, insieme ad altre abilità, di modificare le proprie dimensioni. Il Reietto ha ora la sua arma per sconfiggere il Demone, che sarà però solo il primo nemico posto sul suo cammino per poter diventare prima Re, poi Dio ed infine Immortale, per un viaggio costellato di centinaia di creature da sconfiggere dagli Inferi al Regno celeste.

The Monkey King, la Recensione: Sun Wukong e la mitologia cinese è decisamente troppo per l’animazione Netflix…

Se l’immagine di una Scimmia che, per sconfiggere demoni e nemici di ogni sorta, utilizza un magico bastone allungabile possa risultare familiare per gli appassionati e non del mondo dell’intrattenimento, specialmente animato, è perché il mito di Sun Wukong ha ispirato molte opere cinematografiche, televisive e videoludiche di grande successo. Si parla in questo caso de “Il Viaggio in Oriente”, un grande classico della letteratura fantastica cinese del 1590 sulle vie del buddismo, che ha riunito le popolazioni cinesi e ha purificato spiritualmente i personaggi descritti nel racconto. Tra questi, proprio nei primi capitoli, vi è la scimmia di pietra Sun Wukong, ribelle e superba nel voler ottenere sempre più potere e prestigio, fino a scontrarsi con le forze dell’universo che non può domare. Un personaggio fondamentale per l’immaginario mitologico e fantastico asiatico che ha ispirato soprattutto manga ed anime di grande successo – su tutti il celebre personaggio di Son Goku nel Dragonball di Akira Toriyama è ispirato proprio allo “scimmiotto” del racconto – ma anche opere cinematografiche, come “Journey to the West: Conquering the Demons” del 2013 diretto da Stephen Chow, per non dimenticare quelle videoludiche, in grande attesa dagli appassionati per il prossimo “Black Myth: Wukong”.

 

Insomma un’opera fondamentale per la letteratura asiatica (in particolare qui si fa riferimento ai primi capitoli della mitologia legata a Sun Wukong), che intreccia fantasy, avventura e spiritualismo, riadattata da Netflix con “The Monkey King” in una versione animata (al limite del parodistico) destinata ad un pubblico più giovane, sebbene questo non sia propriamente vero. Il registro narrativo del film, infatti, nonostante le tonalità comiche ed avventuristiche, le proverbiali mascotte e gli spezzoni canori, difficilmente potrebbe riferirsi ad un pubblico fanciullesco. Senza considerare determinati elementi narrativi (un personaggio viene direttamente divorato, un altro potrebbe essere fattore di incubi e molti altri spunti del genere), a tenere maggiormente il banco purtroppo per questa categoria di pubblico sono essenzialmente una mancanza di morale (se non discutibile) e la forse troppo attinenza al testo principale. Il punto infatti critico, dove il nuovo film diretto da Anthony Stacchi (la sua prima vera regia dopo aver co-diretto “Boxtrolls – Le scatole magiche” nel 2014 assieme a Graham Annable) si perde inesorabilmente, è proprio la sua sceneggiatura, tanto nella costruzione dei personaggi quanto nello sviluppo narrativo del racconto, più efficace invece nella costruzione dinamica delle scene.

 

Quella che sarebbe dovuta essere (si presenta e cerca di essere) una favola moralistica, sulla dannosità egoistica della superbia e sul necessario spirito di altruismo e solidarietà, risulta a fin dei conti solamente abbozzata nel pre-finale, prima di essere definitivamente annullata proprio negli ultimi attimi di visione. Con “The Monkey King” si seguono le vicende di un personaggio sì ribelle e caotico, ma ben lontano ad esempio dal messaggio sul tema nell’ultimo film d’animazione Netflix “Nimona”, assistendo semplicemente ad un videogioco a livelli dove il protagonista diventa sempre più forte, anche arrivando a legittimare l’arrogante sfrontatezza ed egoistica caparbietà le quali fanno ottenere qualsiasi cosa. Al di là poi di una mancanza di morale (se non presente ma dannosa), necessaria e vitale in film d’animazione di questa categoria, il film presenta una sceneggiatura a dir poco superficiale nella costruzione del racconto e dei personaggi, cercando di adattare decisamente troppo materiale dall’opera originale da cui è tratta. Già nei primi 10 minuti di visione è possibile aver appena visto prologo, nascita dell’eroe, prime difficoltà del cammino, acquisizione dell’arma fiabesca magica, un time-skip e primo nemico sconfitto…decisamente troppo.

 

Il tutto viene raccontato con eccessiva celerità, lasciando decisamente troppe cose al caso o accennate, rendendo improbabili (sempre all’interno di un racconto fantasy d’animazione per bambini[?]) determinati snodi narrativi. Così come il racconto risulta essere sbrigativo e superficiale, anche i personaggi vengono sostanzialmente abbozzati o scritti in maniera anche internamente conflittuale, ma non nel senso onorevole. Il personaggio protagonista è monodimensionale, interessato solo ad andare avanti nel proprio cammino (com’è il personaggio del racconto, ma per un’opera animata di questo tipo, che non può trarre tutti gli spunti spirituali degli altri personaggi, è davvero poco oggigiorno), mentre quella che dovrebbe essere l’assistente dell’eroe risulta alla fine un personaggio schizofrenico senza arte né parte, così anche molti altri personaggi di contorno (l’Imperatore di Giada ancora alla ricerca del suo ruolo nel film ad esempio). Si salva, in tal senso, il personaggio del Dragon King: dotato sì di scarso intelletto, ma decisamente accattivante tanto nel design quanto nella personalità, che ricalca – anche per i suoi peculiari sottoposti, ma sempre senza scomodare inutili paragoni – l’immaginario della figura di Ade nel film d’animazione Disney “Hercules”.

The Monkey King, la Recensione: …but everybody was Kung Fu Freaky!

Personaggi abbozzati, mancanza di morale e racconto fin troppo spedito e superficiale, ma “The Monkey King” – se preso a “mente sgombra” e lontano dal cercarne le sue pulci – riesce spesso a divertire e regalare qualche risata. La colorata e mistica animazione del nuovo film Netflix non è infatti eccelsa, anche e soprattutto per gli standard qualitativi animati che ultimamente si sono pesantemente innalzati per opere quali “Spider-Man: Across The Spider-verse”, ma riesce a ricostruire degnamente l’immaginario fantastico e mitologico. Seppur lontano da eccellenti rievocazioni zen alla “Kung Fu Panda”, il film traina un racconto fantastico popolato da molti personaggio che godono di un buon character design, con animazioni – specialmente nei combattimenti action – davvero ben architettate. Sicuramente non ci si annoia con “The Monkey King”, per via del suo ritmo (criticamente) spedito ma anche per sequenze visive che riescono spesso a catturare lo schermo.

 

La sceneggiatura, nonostante le criticità sopracitate, non solo riesce infatti ad incasellare idee immaginifiche di un certo effetto, ma risulta anche abile nell’indovinare i tempi comici per battute spassose e gag divertenti. Le “mascotte” in tal senso funzionano a dovere, non solo le pallide imitazioni appunto di Pena e Panico, ma anche l’ironia dei personaggi principali risulta particolarmente efficace. Si ritorna al Dragon King, grottesco e parodistico che si erge anche a protagonista forse del miglior spezzone musicale-canoro della visione. Sono presenti infatti alcuni, non troppi, di questi ultimi che danno una tonalità musicale ulteriore ad un film “freakeggiante”, contornati di luci e magia. Insomma un film “The Monkey King” che, come il suo protagonista, ha la superba pretesa di adattare uno sconfinato e storico materiale letterario in un lungometraggio di appena 96′ dal cuore di pietra per l’anima e lo spiritualismo che avrebbe dovuto emanare il racconto. Un’opera animata dunque come tante altre – specialmente nel panorama Netflix – che riesce comunque ad intrattenere, divertire per la sua spettacolarità e strappare qualche risata senza troppo impegno.

Valutazione
2.5/5