Cerca
Close this search box.

Recensione – Il castello invisibile, l’anime diretto da Keiichi Hara

La recensione de Il castello invisibile, dal romanzo di Mizuki Tsujimura

SCHEDA DEL FILM

Titolo del film: Il castello invisibile (Kagami no kojô)
Genere: fantasy
Anno: 2022
Durata: 116 minuti
Regia: Keiichi Hara
Sceneggiatura: Miho Maruo
Cast: Kumiko Asô, Ashley Boettcher, Francesca Calo, Giselle Fernandez, Shingo Fujimori, Zoe Glick, Cassie Glow, Rihito Itagaki, Ami Tôma
Fotografia: Toshiaki Aoshima, Yôhei Miyawaki
Montaggio: Shigeru Nishiyama
Colonna Sonora: Harumi Fuuki
Paese di produzione: Giappone

Distribuito nelle sale cinematografiche giapponesi il 23 dicembre 2022 col titolo originale Kagami no kojô, mentre in quelle italiane come film evento nei giorni 11-12-13 settembre 2023. Tratto dall’omonimo romanzo di Mizuki Tsujimura

La trama de Il castello invisibile, diretto da Keiichi Hara

Di seguito la trama ufficiale de Il castello invisibile, diretto da Keiichi Hara:

 

Kokoro è una ragazzina di tredici anni che, stanca di essere bullizzata dai suoi compagni di scuola, ha deciso di chiudersi nella sua stanza. Vive isolata, con solo i suoi pensieri e il brusio di sottofondo del televisore acceso a farle compagnia. Un giorno, una forte luce esce dallo specchio della sua camera e la trasporta altrove. Improvvisamente si ritrova in un castello misterioso e bellissimo. Scalinate tortuose e lampadari scintillanti decorano la reggia dove vive una bambina con il viso coperto da una maschera da lupo. Kokoro si accorge che insieme a lei ci sono altri sei adolescenti, anche loro rapiti dal bagliore dello specchio delle loro camere da letto. La bambina col volto coperto propone ai suoi ospiti un gioco. Li porta in una stanza segreta dove c’è una chiave nascosta, chiunque la trovi può veder esaudito un desiderio a condizione che ci riesca prima delle cinque. Altrimenti verrà punito. Questa caccia al tesoro finirà per insegnare molte cose ai sette ragazzini, sulla vita e su loro stessi…

 

 

La recensione de Il castello invisibile, dal romanzo di Mizuki Tsujimura

 

 

La recensione de Il castello invisibile, dall’omonimo romanzo di Mizuki Tsujimura 

È molto frequente che tra gli spettatori, ma non solo, si crei molta difficoltà nel commentare negativamente un film che presenta delle tematiche importanti, soprattutto se rispecchiano l’esperienza passata di chi in quel momento sta guardando, in cui vengono rivissuti traumi, magari anche molto forti, finendo con l’empatizzare enormemente con i protagonisti sullo schermo. Una critica negativa rischia quindi di suonare come manifestazione d’insensibilità nei confronti di chi si è sentito coinvolto, come se si stesse sminuendo la realtà rappresentata nella specifica occasione. Ma la tematica non determina la qualità di un’opera d’arte, è necessario saperla sviluppare nel modo più genuino e stratificato possibile, altrimenti, se da sola bastasse, cesserebbe di esistere il riconoscimento del meritevole valore di alcuni rispetto a tutti gli altri. È questo il caso del lungometraggio posto all’attenzione del lettore: sicuramente impegnato nel voler approfondire realtà drammatiche come l’essere vittima di bullismo o la violenza domestica; l’adolescenza oscilla tra il diventare il periodo più spensierato o quello più problematico di tutta la vita. A quell’età tutti vogliono far parte di un gruppo ed essere accettati; perciò, l’emarginazione può avere un effetto devastante sull’autostima e condizionare terribilmente la socializzazione futura.

 

 

 

 

I pregi e difetti de Il castello invisibile, distribuito da Anime Factory

Interessante sulla carta è la simbologia che si cela dietro il modo in cui i personaggi accedono al castello: è lo specchio a fare da portale tra uno spazio e l’altro; dato che in quell’oggetto viene riflessa l’immagine di ognuno, il passaggio non è altro che un viaggio interiore, per affrontare le proprie paure, i propri limiti, superando tutti gli ostacoli. Oltre a ciò, vi sono una serie di enormi problemi: a livello di ritmo manca di equilibrio, i primi due atti sono decisamente troppo lenti, con molti tempi morti che si potevano benissimo rimuovere, mentre la parte finale è di colpo accelerata, condensando un insieme di elementi tutti in una volta, per un soggetto di questo tipo sarebbe stato più funzionale realizzare un mediometraggio. 


Vi sono diverse criticità dal punto di vista narrativo: la presentazione del contesto è abbastanza approssimativa, con qualche spiegone che alla bene e meglio prova a sciogliere i normali dubbi che balzano alla mente; altri passaggi invece vengono lasciati completamente al caso. Ancora più deficitaria però è la mancanza di una corretta gestione dei colpi di scena, buttati nella mischia senza una costruzione adeguata, finalizzati prevalentemente alla commozione dello spettatore, per stappargli, in maniera assai ricattatoria, la lacrima facile, dato che, insieme ad essi, vengono alternate, una dietro l’altra, molte situazioni emotivamente provanti. In questo modo sono le stesse sottotrame dei personaggi ad uscirne penalizzate, non è possibile elaborarle nella maniera adeguata, troppo irruento è il modo in cui se ne viene a conoscenza.

Voto:
2/5
0,0
Rated 0,0 out of 5
0,0 su 5 stelle (basato su 0 recensioni)
Voto del redattore:
Data di rilascio:
Regia:
Cast:
Genere:

PRO