Articolo pubblicato il 19 Settembre 2023 da Matteo Pelli
SCHEDA DEL FILM
Titolo del film: Dark Star
Genere: Fantascienza, Commedia, Horror
Anno: 1974
Durata: 83′
Regia: John Carpenter
Sceneggiatura: John Carpenter, Dan O’Bannon
Cast: Dan O’Bannon, Brian Narelle, Cal Kuniholm, Dre Pahich
Fotografia: Douglas Knapp
Montaggio: Dan O’Bannon
Colonna Sonora: John Carpenter
Paese di produzione: Stati Uniti d’America
L’inizio della carriera di uno dei registi più importanti della Nuova Hollywood coincide con uno dei film di fantascienza più onesti degli anni ’70. Dark Star segna il debutto di John Carpenter dietro la macchina da presa con film all’apparenza povero ma in realtà ricco di contenuti. Ecco la recensione di Dark Star, esordio di Carpenter datato 1974.
La trama di Dark Star, il primo film della lunga carriera di John Carpenter
Di seguito la trama di Dark Star, opera fantascientifica che richiama le atmosfere di 2001: Odissea nello Spazio in salsa umoristica.
“La Dark Star è un’astronave che da ormai 20 anni terrestri esplora l’universo con il compito di identificare e distruggere tutti i pianeti instabili, per favorire la colonizzazione attuata dal genere umano. L’equipaggio è composto dal tenente Doolittl (Brian Narelle), dall’eccentrico sergente Pinback (Dan O’Bannon), dal rude Boiler (Cal Kuniholm) e dal taciturno Talb (Dre Pahich). A completare il gruppo si aggiunge il defunto comandante Powell (Joe Saunders), morto qualche mese prima per un guasto ma tenuto in vita tramite ibernazione. Durante l’attraversamento di una tempesta di asteroidi, un impulso elettromagnetico danneggia il laser in comunicazione con la bomba 20, che esce fuori dalla rampa ed inizia ad avviare i preparativi di esplosione, salvo poi essere interrotta dal computer che la convince a rientrare nel portello in quanto il segnale inviato era accidentale. Nel frattempo il sergente Pinback, dopo aver cercato di intrattenere inutilmente i propri colleghi, si trova in difficoltà nel momento in cui un alieno (raccolto dall’equipaggio ed accudito sulla nave) si ribella al proprio padrone e inizia a scappare per l’astronave mettendo più volte Pinback in situazioni complicate.”

La recensione di Dark Star, l’Odissea spaziale di Carpenter
Un piccolo passo per l’uomo, un grande passo per la cinematografia mondiale. Si potrebbe riassumere così, parafrasando l’astronauta Neil Armstrong, il delirante, cinico e grottesco esordio del maestro John Carpenter con Dark Star, opera prima del regista statunitense. Nato come progetto universitario di soli quarantacinque minuti, girato in 16 millimetri e con un budget complessivo di soli seimila dollari, The Electric Dutchman (il titolo iniziale dell’opera) era un progetto nato come una semplice tesi di laurea ad opera di un gruppo di amici che prendeva ispirazione dai grandi maestri del genere (uno su tutti Stanley Kubrick) con lo scopo di farsi notare e, soprattutto, divertirsi. Fu grazie all’intervento di John Landis, amico di Dan O’Bannon (attore, sceneggiatore, montatore ed effettista del film) che Dark Star divenne una solida realtà e fu distribuito in sala nonostante l’intervento della University of Southern California che cercò di impedire l’uscita della pellicola facendo causa a John Carpenter. Il giovane regista (all’epoca ventiseienne) riuscì a spuntarla sull’ateneo (il quale sosteneva che la pellicola fosse una loro proprietà intellettuale) vincendo in tribunale e riuscendo a far distribuire il film: grazie all’intercessione di Landis che sponsorizzò il film, il budget fu aumentato a sessantamila dollari permettendo alla crew di girare cinquanta minuti di pellicola aggiuntiva.
Dark Star è il frutto dei pochi soldi a disposizione ma anche delle tantissime idee di un autore che, seppur acerbo, sapeva benissimo dove voleva andare a parare. L’opera prima di Carpenter è un film completamente folle nel suo essere parodistico ma che non intende sfottere o denigrare le sue fonti d’ispirazione, al contrario ne esalta l’innovazione con una forma di riverenza autentica e genuina. Si passa dalla routine giornaliera di quattro astronauti annoiati e stufi della vita spaziale a sconclusionati inseguimenti a caccia un alieno dispettoso (dal design buffo ma pratico), fino al finale decisamente sopra le righe ma che dimostra, nella sua follia, che il talento di Carpenter, tanto nel visivo quanto nel sonoro fosse già ad alti livelli già nel 1974. Il tutto contorniato da un set costruito con un budget ridotto all’osso ma che viene esaltato dall’estro visionario del futuro regista de La Cosa: Carpenter, con i pochi mezzi a disposizione, mette la macchina da presa nei punti giusti usando dei piccoli stratagemmi cinematografici per rendere la Dark Star, l’astronave che fa da setting all’opera dandone il titolo, enorme e sproporzionata. Ne è la palese dimostrazione la scena della tromba dell’ascensore, nel quale il povero Pinback rimane “appeso” ed in bilico tra la vita e la morte, con un ispirato Carpenter ad enfatizzare l’arrivo di un potenziale ascensore mortale sotto lo sguardo dell’alieno, palesemente divertito da questa ingenua “burla”.
Da questo punto di vista, Dark Star diverte ed intrattiene nella sua messa in scena semplice ma efficace, considerando (ovviamente) i limiti tecnici dovuti ad un budget così risicato. Sarebbe indecoroso ed ingiusto, tuttavia, considerare questo primo lungometraggio di Carpenter come una semplice commedia parodistica: l’autore americano ha sempre caratterizzato il suo cinema con una forte impronta sociopolitica e questo debutto non fa eccezione. Carpenter riflette sulla colonizzazione dello spazio in maniera distruttiva ma altrettanto apatica da parte di un equipaggio che fa il proprio dovere senza però porsi troppi quesiti, con la distruzione dei vari pianeti messa in atto con il solo scopo di far “pulizia”. Un’allegoria politica forte, tragica e cattiva ma al tempo stesso tremendamente satirica nella sua semplicità.

Dark Star, le considerazioni finali
Come si suol dire: buona la prima! John Carpenter con Dark Star non gioca a carte scoperte ma fa saltare il banco con un film genuino, figlio di una produzione fatta con tanto cuore ma con poco denaro. Il primo film dell’autore statunitense è un giocattolone low-cost che diverte, fa riflettere con i suoi messaggi allegorici e convince con una messa in scena innovativa e rispettosa dei maestri a cui Carpenter si ispira. Un po’ 2001, una spruzzata di Solaris, un vago richiamo a Il dottor Stranamore e il gioco è fatto: Dark Star diventa così il prototipo del fanta-horror in chiave umoristica a cui farà riferimento un altro grande classico della fantascienza moderna,il grande Alien di Ridley Scott sceneggiato dallo stesso Dan O’Bannon. Forse l’esordio di Carpenter sul grande schermo non sarà perfetto, i limiti dei pochi fondi a disposizione si vedono tutti, ad ogni modo Dark Star nel proprio innocente citazionismo diventa un grande punto di partenza, tanto per la futura carriera di uno dei registi emergenti più talentuosi della Nuova Hollywood quanto per gli appassionati del cinema di fantascienza.