Articolo pubblicato il 29 Settembre 2023 da Christian D'Avanzo
SCHEDA DEL FILM
Titolo del film: Thor: Ragnarok
Genere: Azione, Commedia, Supereroistico
Anno: 2017
Durata: 130′
Regia: Taika Waititi
Sceneggiatura: Eric Pearson, Craig Kyle, Christopher Yost
Cast: Chris Hemsworth, Tom Hiddleston, Cate Blanchett, Mark Ruffalo, Tessa Thompson, Jeff Goldblum, Idris Elba, Karl Urban, Anthony Hopkins
Fotografia: Javier Aguirresarobe
Montaggio: Joel Negron, Zene Baker
Colonna Sonora: Mark Mothersbaugh
Paese di produzione: Stati Uniti d’America
Venne il giorno in cui anche Thor, figlio di Odino e Dio del Tuono cambiò pelle e da eroe musone si trasformò in qualcosa di completamente diverso. Il terzo film solista delle gesta dell’asgardiano biondo più amato del MCU è un delirante connubio di humor ed epica, ecco quindi la recensione di Thor: Ragnarok diretto dal neozelandese Taika Waititi.Â
La trama di Thor: Ragnarok, diretto da Taika Waititi
Di seguito la trama di Thor: Ragnarok, con Chris Hemsworth:Â
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Nei due anni successivi alla battaglia di Sokovia, Thor (Chris Hemsworth) ha vagato per il cosmo alla ricerca delle Gemme dell’Infinito ed è ora prigioniero del demone Surtur. Quest’ultimo rivela a Thor che suo padre Odino (Anthony Hopkins) non si trova più ad Asgard e che il regno degli Dei verrà presto distrutto dal Ragnarok, una volta che Surtur avrà unito la sua corona con la Fiamma Eterna. Dopo aver sconfitto il demone, prendendo la sua corona, Thor torna ad Asgard e scopre che Loki (Tom Hiddleston) è vivo e finge di essere Odino. Il Dio del Tuono lo costringe ad accompagnarlo dal padre; grazie all’aiuto di Stephen Strange (Benedict Cumberbatch), Thor e Loki rintracciano Odino in Norvegia. Il Padre degli Dei rivela loro di essere prossimo alla morte e che con la sua dipartita Hela (Cate Blanchett), la sua primogenita, verrà liberata dalla prigione in cui era stata rinchiusa millenni prima. Hela era il braccio destro di Odino e insieme a lui conquistò i Nove Regni, ma quando la sua brama di potere crebbe a dismisura Odino fu costretto a imprigionarla. La Dea della Morte si palesa distruggendo Mjiolnir e costringendo Thor all’esilio su Sakaar, un pianeta-discarica amministrato dal Gran Maestro (Jeff Goldblum). L’eccentrico governante obbligherà il Dio asgardiano al combattimento nell’arena dei gladiatori contro una sua vecchia conoscenza: Hulk (Mark Ruffalo)
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La recensione di Thor: Ragnarok, un’epopea spaziale in salsa humor
Il trattamento riservato alle gesta del Dio del Tuono di casa Marvel, cinematograficamente parlando, è stato finora piuttosto discontinuo. Nei suoi film solisti, Thor non ha mai brillato di luce propria venendo invece oscurato dalle stelle di Iron Man e Captain America che, forti di capitoli nettamente più convincenti (il primo Iron Man di Jon Favreau e The Winter Soldier dei fratelli Russo), sono riusciti ad elevarsi sul gradino più alto del podio rispetto all’asgardiano interpretato da Chris Hemsworth. Diverso, tuttavia, il discorso per quanto riguarda i due crossover dedicati agli Eroi più potenti della Terra, gli Avengers diretti da Joss Whedon. Sia nel primo che, seppur in maniera più debole, nel secondo film corale, Thor ha acquisito la giusta consapevolezza che il personaggio, creato da Stan Lee, Larry Lieber e Jack Kirby nel 1962, richiedeva: forte e risoluto ma con quel pizzico di ironia necessaria per renderlo un pesce fuor d’acqua. Caratteristiche che venivano leggermente accennate nel primo film solista del 2011 di Kenneth Branagh e completamente edulcorate nel disastroso The Dark World del 2013 di Alan Taylor.
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Era chiaro fin da subito che il personaggio, giunto qui alla sua terza avventura solitaria, avesse bisogno di una sorta di svecchiata: lo stesso Hemsworth, da sempre molto coinvolto nello sviluppo creativo del protagonista, cercava una rivoluzione nel carattere del personaggio, da lui ritenuto fin troppo serioso. Thor: Ragnarok, diciassettesimo film del Marvel Cinematic Universe, accontenta le voglie del biondo australiano con un prodotto goliardico e bizzarro, completamente diverso da tutto quello visto in precedenza. A dirigere la baracca viene messo il neozelandese Taika Waititi, il quale aveva già ben chiaro quale direzione il film dovesse prendere, Ragnarok è, visivamente parlando, un omaggio alle tavole di Jack Kirby mischiato ad un certo tipo di fantascienza anni 70’/80’: colorato, pomposo, molto barocco e scenicamente accattivante , il terzo film di Thor (per quanto riguarda l’impatto visivo) convince e propone allo spettatore una fotografia decisamente buona e degli effetti in CGI ben al di sopra la media dei prodotti targati MCU. Waititi, ben conscio di dover proporre qualcosa di innovativo, preme il pedale dell’acceleratore e spinge la macchina di Ragnarok al limite della velocità urbana: inevitabilmente, però, il film sbanda tremendamente finendo per uscire fuori strada nel suo essere così carico di idee e di stravaganze.
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La terza avventura del Dio (o meglio, Zio) del Tuono risulta essere esageratamente altalenante nella sua mentalità anarchica, risultando essere un film troppo bipolare tanto nella teoria quanto nella pratica. Si alternano scene epiche e drammatiche come la dipartita di Odino oppure il ritorno di Surtur ad Asgard ad altre decisamente fin troppo sopra le righe, al limite della parodia. Sembra quasi di assistere ad un incontro di tennis piuttosto che ad un prodotto cinematografico: si passa dall’epico al comico in scambi troppo rapidi e repentini, uccidendo quel poco di gravitas che un evento importante e distruttivo come il Ragnarok (l’apocalisse della cultura norrena) necessitava. A farne le spese (o forse le gioie) è il nutrito cast di attori: Chris Hemsworth, da sempre sostenitore del cambiamento di Thor, si diverte ed esprime tutto il suo lato più comico già visto nel dimenticabile Ghostbusters di Paul Feig (2016), portando in scena una versione del Dio asgardiano troppo parodistica per essere presa sul serio. A sostenerlo ci pensano i vari Mark Ruffalo e il solito, impareggiabile Tom Hiddleston: il primo, che appare quasi sempre con il motion capture di Hulk, viene nettamente depotenziato in una sorta di rivisitazione in chiave comica della run Planet Hulk, nella quale il Gigante di Giada veniva esiliato e costretto a combattere per la sua vita in un’arena di gladiatori alieni. C’è il pretesto giusto ma il tutto viene edulcorato e reso ridicolo dal solito Waititi, che sbeffeggia il personaggio di Bruce Banner riducendolo ad una mera spalla del protagonista. Persino il Loki di Tom Hiddleston, al netto della bravura dell’attore inglese, viene dileggiato dall’autore neozelandese tramutando il bieco Dio dell’Inganno in un becero clown senza arte ne parte. Discorso a parte per la bella e brava Cate Blanchett nel ruolo di Hela, l’unica attrice del lotto che riesce effettivamente ad esprimere il suo potenziale in un personaggio crudele e machiavellico, risultando uno dei migliori villain della Fase 3 del Marvel Cinematic Universe.
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Thor: Ragnarok, le considerazioni finali
Tanta azione, tanto humor e tante mazzate a tempo di musica (con i Led Zeppelin in testa alla classifica): il ritmo forsennato di Thor: Ragnarok (disponibile, come il resto della saga su Disney+) diverte per i primi minuti ma risulta essere troppo ridondante nella sua altalenante qualità . Taika Waititi (che appare egli stesso nel film nel ruolo dell’insopportabile Korg) re-interpreta le gesta del Dio del Tuono a modo suo in un prodotto pomposo e bipolare, dove l’epica fa troppo spesso a cazzotti con la parodia. Il tutto coadiuvato da un cast spinto al limite della commedia da un regista anarchico e poco incline alle regole. Il risultato è un patchwork di situazioni dove non si sa se ridere o piangere, se stare vigili o narcotizzati da una narrazione talmente folle che mal si sposa con la natura stessa del personaggio di Thor.