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Morbius: a dissanguare è la mancanza di decenza

Dopo ben due opere dedicate al personaggio di Venom molto discusse ma con gran successo al botteghino, finalmente il Sony’s Spider-Man Universe si espande con un altro personaggio che prende il titolo del film, anche esso nato nei fumetti come avversario dell’Uomo Ragno per poi avere la sua testata da protagonista: “Morbius”. La trama vede il dottor Michael Morbius che, fin da piccolo, soffre di una rara malattia ematica che gli impedisce di creare sangue e, di conseguenza, di poter muovere il suo corpo senza sentirsi estremamente debole. Con gli anni, Michael è diventato un importante scienziato premio Nobel e, dopo tante ricerche, ha trovato una formula in grado di poter creare un grande coagulante fondendo il DNA degli esseri umani con quello dei pipistrelli vampiri, ma una volta assunta la formula, diventerà un vampiro lui stesso e dovrà cercare in ogni modo di tornare normale prima che la sua sete di sangue lo trasformi definitivamente in un mostro.

Dal punto di vista registico, il cinecomic vorrebbe assumere dei movimenti di macchina che facciano percepire l’agilità del mostro, ma salvo pochissimi simpatici momenti girati in soggettiva, tutto viene completamente vanificato da un’incapacità di gestire gli effetti visivi. Quando il protagonista si muove usando i suoi poteri, dietro di lui compare una scia energetica che lo segue sempre (è letteralmente utilizzata per qualsiasi cosa) e ciò rende estremamente difficile capire ciò che il personaggio stia facendo. Ci sono addirittura dei momenti in cui Morbius vola, ma l’ossessione di avvolgerlo da una scia che ricorda il vento non fa capire se sia lui a gestire il movimento o se si stia facendo semplicemente trascinare dalla corrente, tanto che in una scena in particolare sembra quasi che stia inciampando. Le scene d’azione in cui aumentano i combattimenti sono ancora più confuse, poiché gli scatti della macchina da presa e l’inserimento di diversi elementi della scenografia che coprono l’inquadratura rendono letteralmente impossibile il comprendere quale persona stia colpendo l’altra, tanto che i rallenty inseriti a caso, più che sembrare espedienti per enfatizzare la scena, sembrano una grazia nei confronti dello spettatore che per una volta riesce a distinguere un volto. Il trucco digitale di Morbius può risultare convincente nei primi piani, ma purtroppo per la maggior parte gli effetti visivi sembrano quelli di una pubblicità di un videogame a basso costo. Suggestive invece le musiche di Jon Ekstrand.

Una cosa che potrebbe lasciare gli spettatori sorpresi è il fatto che le battute siano veramente rarissime, ma il tono serio della pellicola non aumenta la sua qualità se la narrazione è costantemente confusa: basterebbe già dire che l’opera inizia facendoci vedere il protagonista insultare l’intera comunità scientifica senza spiegare il perché, rischiare la vita per recuperare materiale per le ricerche quando, in qualsiasi contesto, è possibile fare la stessa cosa in totale sicurezza e fare un esperimento potenzialmente letale dopo aver visto un unico tentativo andato bene preceduto da tanti fallimenti. Sono stati descritti solamente i primi dieci minuti del film, ma la lista di scemenze è davvero lunga, a cominciare dalla caratterizzazione dell’amico Loxias Crown (interpretato da un Matt Smith davvero fastidioso quando è sopra le righe), il quale cambia atteggiamento da un momento all’altro senza che ci sia stato alcun espediente che possa far pensare ad un’improvvisa aggressività o ad un’improvvisa fragilità. In più momenti l’opera si contraddice sulle condizioni dei personaggi che prima sembrano sortire un effetto nei comportamenti per poi agire nell’esatto opposto, come lo stesso Morbius (interpretato da un almeno convincente Jared Leto) che dovrebbe diventare più aggressivo con la mancanza di sangue umano quando invece, appena ne beve un minimo, diventa molto più feroce.

Se ciò che leggete vi appare confuso, sappiate che la testa di chi scrive non è messa meglio ad ogni singolo pensiero riguardante il film: reazioni umane assurde, come un uomo che vede il protagonista soffrire come un cane per dirgli che sembra essere seriamente in gran forma (no, non è una battuta ironica); situazioni che potrebbero essere evitate se i personaggi spendessero una parola in più che li tirerebbe subito nei guai, come Morbius che dice che ha bisogno di sacche di sangue artificiale per evitare di uccidere qualcuno ma non spiega in che tipo di creatura è diventata a persone che vogliono aiutarlo; una bambina malata che non verrà mai più citata nonostante sia presentata come parte di una relazione molto importante ed un elemento di trama che viene più volte citato come la parte fondamentale di tutta la storia che poi viene interrotto improvvisamente senza che venga data una soluzione vera allo spettatore, nemmeno con un cliffhanger improvvisato. Ed a proposito di spettatori: a quale pubblico è rivolto? Ci sono delle scene che richiamano a (brutte) atmosfere horror e quindi l’opera è troppo cupa per i bambini… ma eccessivamente stupida per gli adulti.

Infine, senza fare spoiler, è doveroso citare la voce riguardante il fatto che la campagna marketing abbia ingannato fortemente il pubblico. Questa cosa è vera? Solo in parte in realtà, poiché quasi ogni riferimento a Spider-Man è stato rimosso, ma gli elementi allo scopo di far capire lo spettatore che si sta preparando qualcosa di molto importante comunque connessa al personaggio e che stuzzica con dei crossover inaspettati è in realtà abbastanza presente. Però preparatevi: le scene post credit hanno battuto il record nel contraddire sia gli eventi dei film precedenti che gli eventi di “Morbius” stesso. E se non si riesce nemmeno a rispettare l’ABC della narrativa di una post credit, significa che per questo film vampiresco non c’è alcuna speranza e si può tranquillamente inserire nella categoria dei più brutti cinecomic mai concepiti dal genere umano.

Voto: 4/10

Andrea Barone

Andrea Boggione 2/10
Christian D’Avanzo 1,5/10
Carlo Iarossi  
Paolo Innocenti 2/10
Alessio Minorenti  
Paola Perri 2/10
Giovanni Urgnani  
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