Articolo pubblicato il 14 Aprile 2022 da Paola Perri
Il Postino è considerato da sempre il film-testamento dell’attore napoletano Massimo Troisi. La pellicola fu rilasciata nel 1994, per la regia di Michael Radford, in collaborazione con lo stesso Troisi.
Nella storia possiamo godere infatti dell’ultima interpretazione del celebre attore, il quale morì sfortunatamente poche ore dopo il termine delle riprese per un infarto nel sonno.
Il film drammatico è ispirato al romanzo “Il Postino di Neruda” dello scrittore cileno Antonio Skàrmeta. Nel cast, accanto a Troisi nei panni del protagonista Mario Ruoppolo, troviamo Philippe Noiret nei panni del poeta Neruda e Maria Grazia Cucinotta nei panni di Beatrice, la donna di cui Mario si innamora perdutamente.
Non tutti sanno che, per la sua performance, Massimo Troisi venne candidato agli Oscar del 1996 nella categoria “Migliore Attore”; inoltre Luis Bacalov vinse la statuetta per le sue malinconiche musiche ormai riconoscibili a livello mondiale.

Il Postino è ambientato nei primi anni ’50, su un isolotto della penisola italiana. Mario è figlio di un pescatore, ci appare in principio come un uomo di poche parole, eppure sembra nutrire interessi diversi da quelli del padre, dedito unicamente al lavoro. Mario è all’apparenza un uomo semplice, umile, timido e non particolarmente istruito. Ma l’incontro con Neruda, in esilio in Italia, per cui Mario accetta un impiego da postino, schiuderà nel suo essere una passione inaspettata per la poesia. Passione che verrà alimentata successivamente da emozioni inspiegabili quale l’amore per la sua Musa Ispiratrice Beatrice. Emblematica la metafora in cui l’amore folle di Mario per la donna viene paragonato da Neruda a una malattia da curare. Malattia che Mario rifiuta di scacciare. Lui vuole soffrire, vuole amare.
Troisi affronta nel suo momento più complicato il ruolo di un uomo estremamente sensibile, delicato e fragile, ma allo stesso tempo sognatore, al punto che sembra quasi impossibile scindere il personaggio dall’uomo. L’ultimo, poetico e straziante lascito di un attore versatile e immenso

Più inquadrature poetiche si fondono insieme per creare una vera e propria pellicola-quadro, come i campi larghi sui panorami suggestivi dell’isola, i primi piani sui personaggi e i loro sguardi silenziosi (così pieni di parole).
Vediamo l’instaurarsi di un’amicizia inusuale fra i due uomini, il povero e il poeta, apparentemente agli antipodi, ma così simili perché entrambi alla disperata ricerca di un’espressione che dia senso alle emozioni che provano. L’espressione universale dell’amore.
Il Postino è un racconto estremamente semplice, perché parla di amore, e l’amore può essere compreso da chiunque. Non occorre spiegarlo, proprio come non occorre spiegare la poesia. Come non occorre dare una ragione alla registrazione finale che Mario lascia al suo amico Pablo. E’ solo qualcosa che rimane e ci forma, per sempre.