C’mon C’mon: una delicata lotta per la gioventù

c'mon c'mon recensione

Articolo pubblicato il 19 Aprile 2022 da Andrea Barone

Dopo più di due anni, Joaquin Phoenix è finalmente tornato sul grande schermo come protagonista di una nuova opera, stavolta prodotta dalla A24 ed intitolata “C’mon C’mon“. Il film parla di Johnny, un giornalista impegnato in un progetto che vede l’intervistare i giovani sui problemi del mondo e sulle loro esperienze, ma durante il suo lavoro viene a sapere che sua sorella ha bisogno di qualcuno che si possa occupare di suo figlio mentre lei è via per aiutare il marito malato, così Johnny stesso decide di occuparsi del piccolo Jesse, tanto da portarlo a lavoro con lui.

La scelta di girare il film in bianco e nero attraverso un’eccellente fotografia di Robbie Ryan può lasciare intendere che l’opera voglia rappresentare una New York che spegne gli animi delle persone attraverso la distruzione creata dalla dura realtà, ma in realtà tale fotografia sembra ribaltare questa realtà in una sensazione di conforto attraverso una New York ritratta come un luogo sicuro nella sua quotidianità, al di là di quanto siano dure le vite dei personaggi rappresentate. La regia di Mike Mills, che sceglie il formato 1:66 per dare sostanza ad una sensazione profondamente intima, trasforma la città in un paradiso malinconico che può ricordare l’eleganza raccontata da diversi registi che hanno catturato la loro essenza personale attraverso le riprese delle città durante il fenomeno delle Sinfonie Metropolitane degli anni 30.

Se visivamente l’opera è una gioia per gli occhi, l’ascolto ne sarà ancora più beato grazie ad un comparto sonoro che ha deciso di mettere in risalto ogni singolo suono che si possa percepire nella strada, dando allo spettatore le stesse sensazioni che stanno provando i protagonisti a catturare i rumori per dare a loro immortalità, proprio come le parole delle persone intervistate. Ogni musica scelta riscalda un animo che si fa strada nella ricerca di risposte che non verranno mai date, ma non per questo lo spettatore farà a meno di avvertire una sensazione di conforto con musiche classiche che accompagnano le esperienze delle persone come se fossero sempre da celebrare anche quando sono negative. La complessa e tenera composizione visiva vuole essere una celebrazione dell’arte che aiuta a vedere la vita con occhi diversi, perché ciò assume un contrasto delizioso quando questo inno visivo e rassicurante si fonde con i racconti di ragazzi e di bambini intervistati che parlano appunto dei loro veri problemi, come uno che a 16 anni deve occuparsi di sua sorella senza l’aiuto di un genitore.

Il film non smette mai di mostrare l’importanza degli occhi dei minorenni che guardano la vita in modo semplice, ma non per questo meno realista. Le loro osservazioni possono apparire banali, ma è proprio la loro semplicità a riassumere il fatto che in un mosaico così complesso che è quello della Terra che continua a girare ed andare avanti, forse un approccio più sereno è ciò che potrebbe permetterci di ritrovare la luce, luce rappresentata da un bambino che vuole costantemente giocare ma nonostante ciò riesce a fare dei ragionamenti che potrebbero lasciare di stucco un adulto nonostante una tenera età, forse rovinata da dei problemi causati dalla malattia mentale di un padre che a causa di ciò si è allontanato dalla famiglia. Stiamo parlando di Jesse, il piccolo protagonista che vuole solo una cosa: sincerità e trasparenza, anche quando queste ultime vengono addolcite dai sogni e dalle poesie. Il giornalista Johnny vede nell’amore del bambino la speranza del mondo che può dare la gioia di vivere attraverso la volontà di cercare di trovare le emozioni che trascinano anche durante i momenti di dolore attraverso il gioco, la ricerca della maternità e soprattutto l’importanza della comunicazione e della trasparenza.

“C’mon C’mon” è la ricerca del senso del cammino dell’uomo che ogni giorno si fa tortuoso, ma a cui noi possiamo dare un senso attraverso l’ispirazione che la nostra anima ci dà quando scegliamo noi di dare valore a ciò che reputiamo veramente importante… e quell’importanza è l’affetto e il voler dare voce a chi ne ha bisogno, il tutto raccontato attraverso un ritratto che darà la sensazione di essere in un lungo paradiso terrestre che al cinema può solo far beare.

Voto:
4.5/5
Christian D'Avanzo:
2/5
Andrea Boggione:
0/5
Paola Perri:
0/5
Giovanni Urgnani
0/5
Paolo Innocenti:
2.5/5
Carlo Iarossi
0/5
Alessio Minorenti:
0/5
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