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“Next Gen”: un film d’animazione davvero sorprendente!

Ben tornati nella rubrica “IConsigliati”, sezione in cui analizziamo dei film cinematografici davvero validi che vi consigliamo caldamente. Oggi vi proponiamo “Next Gen”, un film d’animazione del 2018 diretto da Kevin R. Adams e Joe Ksander, registi americani praticamente sconosciuti ma che qui si sono sbizzarriti. Innanzitutto parliamo di un’opera che non è originale Netflix, bensì un’acquisizione da una terza parte (produzione cinese) avvenuta nel maggio del 2018, distribuita poi successivamente in esclusiva su Netflix in tutto il mondo eccetto la Cina.

Nella città di Grainland, la solitaria Mai sente la mancanza del padre, si sente oscurata dalla madre che non fa altro che pensare ai robot, e come se non bastasse, a scuola viene bullizzata da un gruppo di bambini. L’unica compagnia che gradisce è quella del suo cagnolino Momo, che nel film ha il ruolo di comic rielef, finchè non va insieme alla madre all’evento organizzato dalla società di produzione dei Q-Bots in occasione del lancio della nuova serie Gen 6 e lì trova casualmente uno spazio segreto in cui c’è un robot, 7723, da lei involontariamente svegliato. Da lì in poi, sarà un’avventura portata avanti da un’amicizia affascinante quanto complessa.

Il film inizia mostrandoci con lo scorrere veloce e musicato delle transazioni, l’infanzia della protagonista, il momento il cui il padre va via di casa e come la madre involontariamente viene stregata dai progressi della tecnologia, provando un grande amore per i robot e mettendo da parte il suo ruolo genitoriale, fa soffrire la piccola Mai che sviluppa un senso di odio verso i robot. Ma nel momento in cui per sbaglio attiva il robot costruito clandestinamente dal Dr. Tanner Rice (costruttore impiegato dalla società di produzione dei Q-Bots), la sua vita prende una piega diversa. Infatti tra i due nasce una grande amicizia quanto complessa: Mai viene bullizzata a scuola da un gruppo i bambini suoi coetanei, e prova anche un grande odio per i robot come dicevamo in precedenza, di conseguenza in lei cresce un senso di giustizia particolare, basato sulla vendetta e sulla distruzione dei Q-Bots. Come mette in atto questo piano? Se inizialmente è quasi come disgustata da 7723, il robot clandestino, quando vede di cosa è capace essendo composto da armi tecnologicamente avanzate e probabilmente illegali (un cannone al plasma per esempio), decide di servirsene per i suoi scopi. Fin qui sembrerebbe tutto normale, se non fosse che 7723 ha un difetto alla memoria dopo un incidente dovuto alla sua fuga dalla fabbrica ed è costretto a cancellare qualche ricordo ogni sera per poter andare avanti il giorno dopo, altrimenti sarà costretto a resettare e iniziare da capo senza ricordare assolutamente nulla del suo vissuto fino a quel momento. Col passare del tempo il rapporto tra i due diventa sempre più affiatato, si vogliono bene, e cancellare ricordi diventa sempre più difficile; potrebbe dunque richiedere dei sacrifici poter continuare a vivere mantenendo intatto tutto.

L’animazione del film è splendida, curata nei dettagli, persino nei peli della barba; ma il pezzo forte è sorprendentemente la regia: dinamica, visivamente pulita, chiara e comprensibile in ogni frame action, usando anche dei piano sequenza (cosa difficile da ritrovare in un film d’animazione) che rendono il girato estremamente interessante. Il discorso vale ogni qual volta ci viene proposta una scena d’azione, che sia breve e relativamente semplice, o che sia un po’ più complessa e lunga. Ma non sono solo le scelte visive a rendere il film una piacevole sorpresa, abbiamo anche una sceneggiatura citazionista ma che non manca di dire la sua. Infatti mentre spazia tra le citazioni (“Big Hero 6”, “Iron Man 2”, ad esempio) riesce a portare una ventata d’aria fresca per quanto riguarda la comicità, con battute e mosse dei Q-Bots figlie dei nostri tempi e azzeccatissime, ma soprattutto con una comic rielef, il cane Momo, degno di essere ricordato e doppiato in originale da un Michael Peña (il che aiuta ancora di più ad apprezzarlo) sempre divertente. Pensate che il robot 7723 ha installato in sé un traduttore simultaneo capace di comprendere anche la lingua canina, e ogni qual volta Momo abbaia, scopriamo che in realtà dice parolacce prontamente “bippate” (si tratta comunque di un film d’animazione per bambini) perché è un cane davvero poco paziente e anche un po’ volgare. Si apprezza molto come viene trattato velatamente il tema del bullismo, perché non si limita a portare sullo schermo lo stereotipo dove i bambini bulli fanno quello che fanno per cattiveria e basta, ma ci viene mostrato che anche loro hanno sentimenti e sono pur sempre piccoli, la risoluzione non sta nella vendetta e nella violenza, ma nella comunicazione. Il villain, Justin Pin, sembra inizialmente una caricatura di Steve Jobs, ma per la piega che prende il film invece risulta sempre funzionale e spietato quanto basta per mettere un po’ di tensione ai più piccoli (e forse non solo). Il fatto che dica pubblicamente di voler rendere dipendenti le persone dai suoi robot, è abbastanza inusuale, soprattutto perché la gente non si fa domande ma accetta ben volentieri di dipendere da qualcosa. Anche la mamma di Mai, ha una sua psicologia e un suo percorso all’interno del film, ma dovrete scoprirlo voi guardandolo altrimenti cadremmo nello spoiler; possiamo solo anticiparvi che non dovreste giudicarla troppo presto e che farà e dirà cose abbastanza sorprendenti.

La piccola Mai ed il suo amico robot, 7723, in una scena del film

Insomma “Next Gen” è un film d’animazione che dovreste guardare per tutte le ragioni che vi sono state elencate, scoprite i percorsi psicologici dei personaggi e gettatevi nel grande cuore che è stato messo in questo progetto, realizzando un qualcosa di sorprendente (questa è la parola chiave) soprattutto visivamente ma anche in fase di scrittura.

– Christian D’Avanzo