Articolo pubblicato il 12 Gennaio 2024 da Bruno Santini
Con il suo nuovo film ancora nelle sale, l’acclamato regista tedesco Wim Wenders ha partecipato all’evento di Lucky Red in collegamento con molti cinema italiani, rispondendo a diverse domande sul film e non solo.
L’incontro con i cinema italiani di Wim Wenders
Nella serata del l’11 gennaio, il regista di Il cielo sopra Berlino e Paris, Texas ha incontrato virtualmente molti cinema italiani per l’evento di Lucky Red. Wenders si troverebbe infatti fisicamente negli Stati Uniti pronto per presentare il proprio film Perfect Days, anche soprattutto in vista della prossima campagna Oscar dove dovrebbe concorrere al Miglior Film Internazionale rappresentando il Giappone. Il regista ha così risposto a molte domande dirette sul film ma anche altre più personali.
Perfect Days è al momento il terzo film più visto in Italia ed è il più visto per media di copie. Tutti stanno amando questo film in tutto il mondo, appunto anche in Italia dove sta avendo un grande successo. Si sta continuando a provare un profondo sentimento di gratitudine verso questo film e questa storia. Qual è il sentimento che ha guidato Wim Wenders nel raccontare questa storia?
Questo nostro eroe Hirayama ha un segreto che tutti noi vorremmo conoscere e che non riusciamo a trovare. Tutti ci diciamo che vogliamo cambiare vita, che dovremmo essere più felici, avere più tempo. Hirayama questo segreto l’ha trovato ed è questo che rende questa storia così emozionante e così speciale per così tante persone.
Per quanto riguarda il sentimento penso questo sia un’utopia. Anche io, dopo il periodo pandemico del Covid, mi sono detto (e ci siamo detti) che avremmo cambiato in meglio le nostre vite. Così non è stato. Io stesso non ci sono riuscito ad abbracciare le piccole cose come insegna il protagonista. Fare questa scelta, tuttavia, è possibile.
Al Cinema Lumière c’è una retrospettiva dei film di Wim Wenders e una mostra di fotografie che ripercorrono la Sua carriera. Tra queste bellissime foto ci sono Akira Kurosawa, Francis Ford Coppola, Yasujirō Ozu. Lei ha già girato il documentario Tokyo-Ga e il nome del protagonista di Perfect Days [Hirayama] è lo stesso della famiglia protagonista in Viaggio a Tokyo. Come filmmaker e come spettatore quanto deve al cinema giapponese e agli autori giapponesi?
Conobbi molto del cinema giapponese quando studiai a Parigi. Molto di Kurosawa, molto di Mizoguchi. Purtroppo però ancora niente del cinema di Ozu. Non veniva esportato molto bene, forse perché i giapponesi pensavano che non poteva essere capito veramente dagli occidentali. Negli anni ’70 già realizzai 4 o 5 film come regista e solo allora ho visto il mio primo film di Ozu.
Per me è stato proprio il paradiso della regia ed è stato da quel momento un maestro per la sua capacità di trascendere e mostrare la vita di tutti i giorni, rendendola grandissima. Le sue sono storie di famiglie ordinarie, ma che vengono rese grandi. Perfect Days è dedicato a Ozu. Non vuole essere o imitare Ozu, ma sicuramente vuole avere e conservare quello spirito.
Un altro elemento speciale del film, e che connette molto gli spettatori, è la musica. Una playlist dei sogni.
La musica è un elemento molto importante infatti, al punto che scrivendo la sceneggiatura ho immaginato le canzoni perché erano parti del racconto. Ero un po’ preoccupato perché non volevo imporre al cast e ai produttori la mia musica. In realtà mi hanno detto che non dovevo preoccuparmi perché è la stessa musica che avevano ascoltato anche loro. Siamo cresciuti con la stessa musica: Lou Reed, Patti Smith, Rolling Stone.
Quindi sono diventato un po’ il dj del film, ho selezionato tutte le canzoni perché appunto era un elemento molto importante. Un altro elemento particolare è che, solitamente, gli attori girano senza musica. Questa viene aggiunta dopo. In questo caso però le riprese sono state effettuate con la musica presente sul set.
Da sempre Wim Wenders è stato un innovatore dell’arte del cinema, il quale sta cambiando molto nel corso degli ultimi anni. Quale scenario vede davanti?
Devo dire che non è stata un’esperienza sempre molto piacevole andare al cinema ultimamente. Molte sale chiuse. Molti posti vicini rimasti vuoti. Spero che la gente si stia riadattando a tornare in sala per un’esperienza condivisa. Sono anche consapevole che oggi ci sono molti film che si possono vedere anche a casa con altri mezzi. Spero però che Perfect Days faccia comunque andare molti al cinema, perché è sempre meglio vedere un film con altre persone.
Sceglierne solo uno forse sarebbe impossibile, ma se Le chiedessi 3 dei suoi film con i quali sente un legame speciale?
Difficile. Le potrei rispondere Fino alla fine del mondo, è stata l’esperienza più difficile di tutte e l’ho dovuto pure tagliare inizialmente. Poi forse risponderei Paris, Texas, per il quale è stato davvero bellissimo poter collaborare con quel cast. Come terzo film direi forse Alice nelle città, ma mi resta difficile scegliere un terzo film.
Penso proprio che Perfect Days sia un vero capolavoro. Avrei un’ultima domanda: chi è proprio ora Wim Wenders sia come regista, come grande autore di cinema, che come uomo?
Devo ammettere che ho imparato molto da Hirayama, il protagonista di Perfect Days. So che è un personaggio di fantasia, ma ormai è diventato un amico e penso di conoscerlo molto bene. Ho imparato tanto e sto continuando da lui ad imparare cosa significhi la semplicità, vivere in modo più semplice. Ognuno di noi è il maestro della propria vita, colui che sceglie cosa fare del proprio tempo. Spero che dopo questo film anche voi vi affezionerete ad Hirayama e lascerete le sale pensando che anche voi potreste condividere il suo esempio.