Articolo pubblicato il 8 Febbraio 2024 da Bruno Santini
Un progetto originale per il regista Matthew Vaughn (X men – Le origini), questa volta per arricchire il panorama narrativo della saga di Kingsman, sempre con lui dietro la macchina da presa. Ma quale è stato il risultato di Argylle – La super spia? Di seguito la trama e la recensione del film.
La trama di Argylle – La super spia, film di Matthew Vaughn
Di seguito la trama ufficiale di Argylle – La super spia, diretto da Matthew Vaughn:
“Grazie alla saga dedicata all’agente Argylle, Elly Conway è una delle scrittrici di maggiore successo in circolazione, un’erede di John le Carré che racconta con mirabile perizia di agenti dei servizi segreti con licenza di uccidere. Finché un giorno da creatrice di spy story ne diviene protagonista inconsapevole e recalcitrante, una volta trascinata nell’azione da Aidan Wilde. Superato il panico iniziale, Elly comprenderà di trovarsi in serio pericolo e di avere in Wilde l’unica via di salvezza.“

La recensione di Argylle – La super spia, con Henry Cavill
Prendendo spunto dall’inutile quanto banale sottotitolo italiano, la nuova pellicola diretta da Matthew Vaughn di super non ha assolutamente nulla, se non gli aspetti negativi. Partorito ancora con la concezione che l’esasperato e l’esagerato stimoli ancora l’interesse del pubblico, il lungometraggio in questione ripercorre il sentiero tracciato da altri cineasti precedenti per proporre su grande schermo una pseudo dissacrazione del genere spionistico, con tutti i suoi cliché, narrativi e d’azione, continuamente messi alla berlina. La dimensione della parodia viene continuamente sfiorata senza mai oltrepassarla del tutto però, sarebbe stato di gran lunga meglio realizzarne una vera e propria; invece, così il prodotto si ritrova senza identità. Non può essere una parodia totale, poiché il budget speso è abnorme, per il coinvolgimento di un enorme star power e la durata non è consona, decisamente eccessiva per film di quel tipo.
Ma preso per quello che è veramente, un normale film di genere, Argylle è un disastro su tutta la linea: i concetti e le situazioni continuano a ripetersi fino allo sfinimento, i momenti comici non funzionano per i motivi spiegati pocanzi; infatti, lo spettatore resta spaesato su come approcciarsi alla visione, non capendo se si stia trovando difronte ad una voluta baracconata o ad uno dei tanti tentativi venuti male. Sicuramente lo è dal punto di vista tecnico, anzi è necessario sottolineare quanto il tutto sia inadeguato e impresentabile, non riuscendo minimamente a competere in nessun livello: le coreografie di lotta non sono per nulla coinvolgenti, mentre i green screen e le creature in CGI travalicano abbondantemente il territorio dell’imbarazzo.
Dato atto della potenziale bontà del soggetto di partenza, per proseguire e concludere, la narrazione attinge a piene mani, anzi copia, svariati lungometraggi e i loro espedienti: per citarne alcuni basta dire quanto sia stato quasi plagiato Unknown – Senza identità (2011), diretto da Jaume Collet-Serra con protagonista Liam Neeson; per non parlare di Captain America – Winter Soldier (2014) in cui il personaggio interpretato da Bryce Dallas Howard ha un vero momento alla Bucky Burnes, ma non è l’unico riferimento. Lo stesso Samuel L. Jackson propone una sorta di parodia del ruolo di Nick Fury, peraltro già parodizzato da sé stesso all’interno della saga di cui fa parte; anche la mascotte animale fa le veci di un personaggio già esistente, precisamente il flerken Goose di Carol Denvers alias Captain Marvel, messo in scena palesemente come comic relief, anche se in realtà lo sono tutti. La saga di Kigsman è diventata quindi ufficialmente un universo condiviso, inaugurandolo nel peggiore dei modi, o quasi.