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Pinocchio al cinema: Le avventure di Pinocchio (1947)

Diretto da Giannetto Guardone, scritto da Giancarlo Fusco, e prodotto da Minerva Films. Il cast è composto da: Alessandro Tomei, Mariella Toti, Augusto Contardi, Luigi Pavese, Erminio Spalla, Dante Maggio e Vittorio Gassman.

Seconda trasposizione in live-action, l’opera può vantare un particolare primato: è la prima trasposizione in cui ad interpretare Pinocchio è un bambino in carne ed ossa (Alessandro Tomei), una prova molto gradevole, impreziosita da una buona espressività e un buon linguaggio del corpo. Da qui si può cominciare a sviluppare l’analisi: fin dalle prime sequenze capiamo che proprio i bambini sono il pubblico di riferimento, così come lo è il racconto di partenza. L’incipit è quello classico di ogni favola: il libro che si apre e viene sfogliato, la voce narrante che introduce e periodicamente accompagna gli spettatori sono elementi che accompagneranno i racconti audiovisivi nei successivi decenni, aggiungiamoci anche una rappresentazione di alcuni personaggi molto macchiettistica e sopra le righe sempre per piacere ai più piccoli, eppure non manca di essere drammatico nei momenti in cui serve: dalla scena dell’impiccagione alla trasformazione in somari (anche se non viene mostrata nella sua interezza per evidenti limiti di budget) . Anche la durata deve essere adatta al pubblico di riferimento, infatti non si sfora l’ora e mezza concentrandosi sugli episodi salienti del racconto. Nonostante siano passati settantacinque anni è apprezzabile la ricostruzione delle scenografie, il trucco e i costumi che mostrano un grande lavoro di trasposizione, molto interessante il look che riguarda il Gatto e la Volpe e le altre comparse “animalesche” antropomorfe. Ovviamente non si possono nascondere tutti i segni del tempo, ma comunque è interessante scoprire a che punto si è partiti e per quali tappe siamo passati.

Sicuramente oggi un prodotto simile sarebbe di difficile fruizione per il pubblico contemporaneo, ormai gli occhi del 2022 sono abituati ad una tecnica e una resa visiva nettamente differente. Ciò non significa che non sia possibile apprezzare la genuinità di una pellicola volta ad intrattenere le famiglie dell’immediato dopoguerra, che rispetta appieno l’anima della favola firmato da Collodi facendo, a modo suo, da apripista per le trasposizioni future.