Articolo pubblicato il 27 Marzo 2024 da Bruno Santini
Il panorama del media mix Giapponese è dato dall’unione di prodotti correlati, che concorrono verso uno scopo comune. Manga che diventano serie animate, videogiochi, drammi radiofonici o film in live action. Tutto diventa parte dell’immensa ragnatela di significati della cultura nipponica al quale siamo esposti sin dai tempi dei robottoni. In questo scenario così complesso caratterizzato da una mole infinita di prodotti ci troviamo spesso sommersi dagli stessi. Il tutto poi ha trovato man forte nelle varie piattaforme che hanno portato alla massima diffusione questi contenuti. Per questa ragione abbiamo deciso di rispondere ad una domanda tanto semplice quanto importante: quali sono le migliori trasposizioni anime di sempre? Cerchiamo di avanzare delle premesse per tentare di rispondere, per quanto possibile, a questa immensa domanda.
Fra le premesse più importanti bisogna sempre tenerne bene a mente una: è impossibile riassumere in un articolo un secolo di storia della televisione nipponica. Per questo abbiamo scelto di porre dei criteri di selezione per restingere il campo. In primis parleremo di opere che hanno ottenuto una trasposizione animata seriale da un manga. Pertanto non troverete prodotti che sono diventati lungometraggi cinematografici come Ghost in The Shell o prodotti che derivano da romanzi come Perfect Blue. Si è inolte deciso di concentrarsi su prodotti che riescono nell’intento di rimanere fedeli alla materia originale valorizzandola. Spaziando fra generi e tematiche vi proponiamo questa selezione, che ovviamente vedrà numerosi eclusi onorevoli come suggerisce il gioco della selezione.
Re: Cutie Honey (2004)
L’icona pop della riscoperta femminista giapponese creata da Go Nagai ha avuto numerose incarnazioni. Una in particolare si è distinta nel tempo. La serie di tre OAV diretta da Hideaki Anno è semplicemente magnifica in ogni sua componente. Non parliamo solo di un adattamento riuscito dell’opera originale, ma di un vero proprio prodotto che incarna le anime post moderne delle maestranze coinvolte. L’origine dello “stile Trigger”, l’anima pop intergenerazionale e la capacità di creare un reboot tanto fedele quanto innovativo. Questi elementi emergono fra le note della sigla iniziale riarrangiata, e trovano in questa serie il loro punto d’origine. Honey è un personaggio da riscoprire che ha segnato la storia del femminismo giapponese. La riscoperta della sessualità avviene attraverso la femminilità e l’accettazione del corpo anche nella sua accezione più viscerale. Nagai e le sue lettrici lo sapevano, Re:cutie honey è una bellissima testimonianza di quella rivoluzione.
Devilman Crybaby (2018)

Si potrebbe avanzare un affermazione potente: Devilman Crybaby potrebbe candidarsi fra le migliori trasposizioni della storia dell’animazione. L’opera di Masaaki Yuasa è tanto fedele e rispettosa della materia originale quanto innovativa e stravolgente. La serie netflix non si limita a riproporre banalmente gli avvenimenti del manga, fa ben di più. Trasporta le vicende di Ryo ed Akira nella contemporaneità, introducendo personaggi che diventano una perfetta espressione dello spirito nagaiano. Ogni puntata lavora sul confine fra umano e demone, giocando con le aspettative degli spettatori. Alla televisione sentiamo le note della sigla dell’anime originale e ci aspettiamo un banale rimando, ma poi tutto si apre. Dalle ceneri originali nasce una nuova melodia che mette al centro la modernità. Nessuno è risparmiato: dai social network alla sessualità. Yuasa come Nagai non critica sterilmente, anzi cerca di abbracciare la realtà nella sua complessità.
Nasce così il punto d’incontro definitivo: tutti piangono ad esclusione di dio. Akira rappresenta il punto d’incontro fra due mondi concettuali diventando l’incarnazione dello stesso Nagai e del regista. Da un lato la riverenza per il passato, dall’altro la speranza per un futuro migliore. Devilman Crybaby accetta come in una staffetta l’eredità dell’intera produzione nagaiana e ne diventa la manifestazione perfetta. I personaggi corrono, contro il tempo e la vita. Qualcuno è alla ricerca del nome, altri alla ricerca di un motivo per la corsa stessa. Una corsa inesorabile contro l’oblio della memoria e la ricerca dell’immortalità. Lo status viene raggiunto grazie alla capacità di scegliere, con il rifiuto di ogni passività. Sta a noi urlare al mondo “im a Devilman too”. Il testimone bisogna saperlo donare, così come ricevere. Se Devilman ha cambiato la storia del fumetto mondiale, Crybaby ha cambiato quella dell’animazione seriale.
Full Metal Alchemist Brotherhood (2009)
Durante una trasmutazione, la massa dell’oggetto di base e quello trasmutato devono essere identiche, così come le proprietà dei due oggetti. Non è solo la legge che regola il mondo di FMA, ma il concetto che rimane alla base di questo adattamento. Nonostante la serie precedente abbia numerosi spunti validi, Brotherhood in un perfetto scambio equivalente incarna la massa e le proprietà del manga di Hiromu Arakawa. Lo scambio alchemico fra i due media è tanto equivalente quanto esaltante. Gli elementi che già sulla carta si combinavano con maestria qui diventano ancora più incredibili. Da un lato le musiche, che orchestrano un dramma tanto familiare quanto globale. Dall’altro lato il ritmo, che come una spirale ci porta verso la risoluzione finale. Tutti questi elementi vengono alchemicamente uniti in una serie unica, che come una tavola periodica manifesta ogni elemento con una lucità disarmante. Un vero e proprio must watch.
L’attacco dei giganti (2013)
Le ali della libertà non sono solo un logo, sono un concetto. Nelle mura della standardizzazione del sol levante, Shingeki no kyojin è stato il vero gigante colossale in grado di aprire una breccia nelle stesse. Come la legione esplorativa ci siamo avventurati in questo mondo ignoto, ed il risultato è stato incredibile. La trasposizione animata è semplicemente incredibile, e per molti ha rappresentato un vero e proprio faro di speranza. Tutto è perfettamente orchestrato, maniacalmente controllato ed enfatizzato da una perfetta colonna sonora. Ogni episodio rilancia, puntando ad una conclusione semplicemente clamorosa. Se siete alla ricerca di qualcosa di “diverso” ma che allo stesso tempo vi faccia sentire sempre a casa, AoT è la serie giusta. Un vero e proprio inno alla libertà, che in questi tempi storici acquisice una nuova validità.
Spice and Wolf (2008)

In cosa può avere fede un uomo? La chiesa direbbe in un Dio che tutto vede e tutto decide. Gli inventori direbbero nel progresso. I mercanti direbbero nel denaro. I piccoli paesi direbbero nelle loro divinità pagane. Ogni uomo dedica la sua vita ad un dio diverso, e quando i tempi si oscurano la fede vacilla. In questo cupo vagabondare si vede la vera natura umana, diventa fondamentale ritrovare noi stessi. Spice & Wolf parla proprio di questo decadentismo, squisitamente tardo-medioevale. Discute questi temi affrontando numerose tappe, che vedono Lawrence ed Holo confrontarsi con la nostra storia in formato fantasy. Nei tempi che cambiano, tuttavia, rimane un solo punto focale: i sentimenti e la loro natura contradittoria. Questo titolo che a molti sarà sconosciuto è una piccola gemma che riesce ad esaltare un manga mediocre. Un viaggio emozionante, alla ricerca del senso dell’esistenza umana e divina.
Kiseiju – L’ospite indesiderato (2014)
Madhouse ci ha sempre abituati a trasposizioni e produzioni di altissima qualità. Se la materia d’origine è interessante quanto lo è Kiseiju di Hitoshi Iwaaki il gioco è fatto. In un prodotto che si apre a numerose letture e visioni, si cela qualcosa di unico e speciale. Horror, romanzo di formazione e fantascienza convivono come Destry e Shinichi. Un rapporto di perfetta simbiosi fra i sottogeneri che condividono forma e stilemi. Il tutto crea un viaggio unico che indaga sulla crescita e sulla comprensione dell’alterità in tutte le sue forme. Corpo e mente, questo binomio in tutta la serie dialoga costantemente e viene continuamente messo in discussione. Grazie a questo legame organico si crea una serie intrigante, che è rimasta nella mente di molti come un vero e proprio parassita.
Trigun (1998)

Nella terra illuminata da due soli un uomo si confronta con il suo passato. A fargli compagnia troviamo un prete pistolero e due agenti assicurativi. A contrastarlo troviamo una banda di assassini ed una figura misteriosa che il nostro eroe sembra conoscere. No, non è la trama di un film alla Sergio Leone nonostante le atmosfere siano quelle di uno spaghetti western. La serie di Trigun ispirata al manga di Yasuhiro Nightow riesce nell’intento di rendere questi personaggi iconici. Le avventure del tifone umanoide si rifanno a tutti gli stilemi del western che abbiamo imparato ad amare nella storia del cinema. Ma non troviamo solo questo lato classico, perché le note di fantascienza che condiscono il tutto sono a dir poco perfette. Una serie per gli amanti della frontiera americana e del pop, tanto derivativa quanto originale.
Le bizzarre avventure di Jojo
L’arte è un ciclo infinito di elementi che si ripropongono reincarnandosi in nuovi prodotti. Tutti simili ma tutti diversi, e se queste reincarnazioni sono illuminate dalla luce della stella dei Joestar possiamo andare sul sicuro. Con le loro diversità le stagioni animate delle Bizzarre Avventure di Jojo riescono ove altre serie falliscono miseramente. Regalano stagioni estremamente diverse adatte ad ogni palato ma condite da elementi comuni. La colonna sonora leggendaria, i poteri sempre diversi e personaggi memorabili. Sono tutti ingredienti per un cocktail bizzarro ma perfettemente bilanciato, in grado di valorizzare un manga già unico nel suo genere. In una lista sulle migliori trasposizioni anime di sempre non potevano assolutamente mancale le avventure della famiglia Joestar. Sta solo a voi scegliere quale parte preferire, sicuramente ne vedrete delle belle.