Articolo pubblicato il 6 Aprile 2024 da Bruno Santini
Fin da quando ha fatto il suo esordio su Netflix, Ripley ha conquistato un grande interesse del pubblico: la serie televisiva in questione adatta il celebre romanzo Il talento di Mr. Ripley, portato sullo schermo anche nel 1999 con le interpretazioni di Matt Demon e Jude Law. Interpretato a proposito del suo personaggio, Andrew Scott ha offerto un’interessante chiave di lettura di questa persona che – a suo dire – non è cattiva come potrebbe essere superficialmente dipinta.
Le dichiarazioni di Andrew Scott sul personaggio di Tom Ripley
Diventato celebre per aver vestito i panni di Jim Moriarty in Sherlock, Andrew Scott sa bene che cosa voglia dire interpretare un vero e proprio villain. Per questo motivo, non ritiene che Tom Ripley possa ascriversi al rango dei cattivi, come dimostrato anche dalle sue recenti dichiarazioni, in cui si rifiuta di etichettare come malvagio il personaggio in questione:
“È diverso [dall’interpretare Moriarty]. Nel ruolo di Moriarty mi sembrava di interpretare un cattivo e per qualche motivo mi rifiuto di definire Ripley un cattivo. È un antieroe e spetta a me far capire al pubblico cosa significa essere Ripley, non essere una vittima di Tom Ripley. Dovremmo immedesimarci in lui. È lui il protagonista. Si tratta di un uomo con un enorme talento che vive in una situazione di stress in cui i suoi vicini sono dei topi. Non è visto dalla società e deve fare quello che fa per sopravvivere, come fanno tante persone, e poi si ritrova in questo mondo dove le persone hanno meno talento di lui e non si fanno scrupoli a definirsi artisti. Il messaggio è: ‘Se si ignorano alcuni fattori della comunità, si crea del marcio in Danimarca’”.