Articolo pubblicato il 6 Maggio 2024 da Christian D’Avanzo
Distribuito nelle sale cinematografiche italiane il 1° maggio 2024, prodotto da Groenlandia in collaborazione con Rai Cinema, co-scritto e diretto da Simone Godano (Croce e delizia, Marilyn ha gli occhi neri). Ma qual è il risultato di Sei fratelli? Di seguito la trama ufficiale e la recensione del film con Riccardo Scamarcio e Adriano Giannini.
La trama di Sei fratelli, il film di Simone Godano
Di seguito la trama ufficiale di Sei fratelli, diretto da Simone Godano:
“Guido, Marco, Leo, Gaelle e Mattia sono, in ordine di età, i cinque figli di Manfredi Alicante, padre egoista e narciso che si è appena tolto la vita. All’apertura del suo testamento i cinque figli scopriranno di avere anche una sorella, Luisa, della quale non erano a conoscenza. Del resto per Manfredi, che ha sempre fatto come gli pareva, compreso sposare tre donne diverse e avere (almeno) un’amante, è perfettamente in carattere non aver informato i fratelli dell’esistenza di Luisa. I sei litigano fra di loro, alcuni anche a causa di antiche ruggini, e trovare un’intesa su come gestire l’allevamento di ostriche che hanno collettivamente ereditato, e che il padre ha trasformato in una utopistica coltivazione di perle, non è facile. Ci saranno discussioni e rappacificazioni, intese e ostilità nella cornice di Bordeaux, ultima residenza del padre e della terza moglie francese.”

La recensione di Sei fratelli, con Riccardo Scamarcio e Linda Caridi
Nel dramma familiare all’italiana è ormai prassi che la figura paterna, assente e mancante, causi l’incapacità di tutti i suoi figli, indipendentemente da quanti siano, di costruirsi una vita quantomeno normale. Ognuno di essi vive un disastro dopo l’altro, chi più chi meno ha visto la sua esistenza andare a rotoli, proseguendo giorno per giorno all’insegna dell’infelicità, del fallimento e della frustrazione. La pellicola diretta da Simone Godano mette la spunta su tutti gli stereotipi narrativi del genere d’appartenenza, senza discostarsi minimamente dalle atmosfere ormai trite e ritrite, che questo tipo di cinema ha proposto da decenni.
Col pretesto di riunire tutti i componenti in una sola location, funzionalmente suddiviso in capitoli mediante i giorni della settimana, si assiste ad un racconto prevedibile e scontato, come se l’andamento procedesse col pilota automatico: si comincia con persone che non vogliono stare insieme ma che sono obbligate a farlo; dopo una generale resistenza s’incomincia man mano a ristabilire un clima sereno; si tocca il punto più alto mediante le classiche confessioni di segreti che nessuno sa, fino alla catarsi del dramma, seguito dalla riappacificazione finale. Non poteva mancare il jolly del figlio/a sbucato improvvisamente, in occasione della lettura del testamento, ennesima occasione per presentare un personaggio disagiato, vittima di una situazione disagiante, ovviamente trattato inizialmente malissimo dal resto della famiglia. Bilanciando tutti i fattori, sarebbe ingeneroso definirlo banalmente un prodotto “brutto”, dal punto di vista formale sia la regia che il montaggio offrono delle soluzioni in grado quantomeno di rendere il ritmo sufficientemente fluido per rendere scorrevole la visione, evitando il più possibile il ricorso agli stacchi, privilegiando i movimenti di macchina e l’utilizzo di quella a mano.
Anche il cast corale selezionato entra a far parte degli aspetti positivi: ognuno interpreta nel modo corretto, senza recitare in maniera troppo impostata, il personaggio assegnatogli dalla sceneggiatura, dal classico “primo della classe” al coatto di turno, la ragazza in difficoltà nella vita amorosa, fino all’adolescente timido e riservato, pronto a scoppiare nel finale. Sono personaggi però che non vanno oltre la loro “maschera”, non vi è infatti, una vera e significativa caratterizzazione, rispecchiando la natura stessa del lungometraggio; la sensazione è che non sia stato realizzato per essere ricordato, un’operazione “usa e getta” esente da qualsiasi tentativo di rischio e di novità, destinata all’anonimato, non sapendo precisamente a chi vorrebbe rivolgersi.