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Wild Diamond di Agathe Riedinger è un esordio incolore con l’estetica posticcia

Esordio dietro la macchina da presa per Agathe Riedinger, Wild Diamond (Diamant Brut) è presente In Concorso al Festival di Cannes 2024: ma qual è il suo risultato?
Wild Diamond di Agathe Riedinger è un esordio incolore con l'estetica posticcia

In uno dei numerosi esordi al Festival di Cannes 2024, Agathe Riedinger è stata scelta direttamente nella selezione del Concorso con il suo Diamant Brut (Wild Diamond), un film che segue a tutti gli effetti le logiche da Festival e che mostra – attraverso qualche rimando neanche troppo velato al mondo di The Neon Demon di NWR – il percorso di ascesa e declino di una giovane ragazza vogliosa di entrare nel mondo dello spettacolo. Ma con quale risultato? Di seguito, la trama e la recensione di Wild Diamond.

La trama di Wild Diamond: di che parla Diamant Brut di Agathe Riedinger?

Prima di proseguire con la recensione di Wild Diamond (Diamant Brut, in lingua originale), vale la pena offrire innanzitutto una trama del film in questione, presentato In Concorso a Cannes 2024 dalla regista Agathe Riedinger, al suo esordio dietro la macchina da presa. Il racconto è quello di Liane, una ragazza 19enne che vive grandi difficoltà nel rapporto con sua madre e che è ossessionata dal mondo dei social network, dall’apparire e dal sogno di entrare a far parte di un reality show di successo. Quando arriva la chiamata per un noto programma televisivo, la sua vita cambia e inizia a diventare preda di una serie di ossessioni costanti, con uno stalker/fidanzato fuori dagli schemi, con amiche che non riescono a comprendere il percorso di Liane e con il mondo dei social sempre più spietato.

La recensione di Wild Diamond: un coming of age standard in cui si avverte l’odore di gomma

A qualcuno, vedendo Wild Diamond, verranno in mente due riferimenti estetici e tematici che sono sicuramente molto vicini all’esordio dietro la macchina da presa di Agathe Riedinger: Reality di Matteo Garrone, con cui il regista raccontava la vera storia di suo cognato che iniziò ad essere ossessionato dalla possibile chiamata del Grande Fratello, e The Neon Demon di Nicolas Winding Refn, in cui si mostravano tutte le contraddizioni e le ossessioni del mondo dello spettacolo e dei suoi rappresentanti. Diamant Brut, così chiamato nell’ambito del Concorso di Cannes 2024 dove questo film è stato presentato, attira a sé numerosi sguardi che sono tipici da Festival e che hanno a che fare con la materia del coming of age, della presentazione dell’industria spietata dello spettacolo, oltre che con i temi della possessione e della repressione, spesso tratteggiati nel film. Tutti elementi, questi, che appaiono fortemente standard e che non raccontano nulla di nuovo: certo è che Agathe Riedinger prova ad offrire una prospettiva rinnovata, specie attraverso quell’estetica refniana che però spesso si traduce in luci da discoteca, arricchendo il suo lungometraggio con camera a mano e con un’estetica che privilegia l’uso massivo del corpo.

Ad osservare questo film potrebbe venire in mente l’odore di gomma, che viene richiamato sovente attraverso il rumore degli abiti indossati dalla protagonista: l’interesse della regista è quello di mostrare la sua Liane allo specchio, sempre più spoglia di abiti e di controllo di se stessa, in preda ad un’ossessione dell’apparire sui social network che è quanto di più contemporaneo ci sia. Siamo, in effetti, nel pieno merito di una società dell’immagine che ha a che fare con i balli di TikTok e con musica di sottofondo su cui danzare, e la nostra Liane tenta di addentrarsi in un mondo che sembra dapprima respingerla, poi la attira a poco a poco imponendo le sue atroci regole. E così, il contatto diventa molesto, difficile, caricaturale a tratti. In uno dei momenti migliori del film si sente la protagonista sussurrare “bisogna morire, è un sogno la vita”: sembra quasi essere un indizio di ciò che il film vuole mostrare, presentando spesso un cambio di registro tra ciò che Liane è all’esterno e all’interno del mondo nel quale si costringe; tuttavia, non si riesce a dare di più ad un lungometraggio che avrebbe tutte le carte in regola per essere – pur nella sua cornice standard da coming of age – interessante, per il modo in cui tratteggia la contemporaneità, ma che si accontenta di essere dozzinale e incolore, rispettando la logica e il compitino di ciò che un Festival richiede.

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Wild Diamond di Agathe Riedinger è un esordio incolore con l'estetica posticcia
Diamant Brut
Diamant Brut

Wild Diamond (Diamant Brut) è l'esordio dietro la macchina da presa per Agathe Riedinger, presentato In Concorso al Festival di Cannes 2024, che racconta l'ossessione di una 19enne per il mondo della televisione.

Voto del redattore:

5 / 10

Data di rilascio:

15/05/2024

Regia:

Agathe Riedinger

Cast:

Malou Khebizi, Idir Azougli, Andréa Bescond, Ashley Romano, Alexis Manenti

Genere:

Drammatico

PRO

Rimandi estetici a Refn azzeccati
L’utilizzo della camera a mano
L’uso dei corpi
La struttura troppo standard da coming of age
L’estetica posticcia del film
Il risultato incolore nella sua resa