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Recensione – My Oni Girl, il nuovo anime diretto da Tomotaka Shibayama su Netflix

La trama ufficiale e la recensione di My Oni Girl, il nuovo anime giapponese di Netflix: qual è il risultato del film?
La recensione di My Oni Girl, il nuovo anime giapponese di Netflix

Distribuito in tutto il mondo direttamente sulla piattaforma digitale Netflix il 24 maggio 2024; una produzione originale dello Studio Colorido, diretto da Tomotaka Shibayama, mentre la sceneggiatura è firmata da Yuko Kakihara. Ma qual è il risultato di My Oni Girl? Di seguito la trama ufficiale e la recensione del nuovo film d’animazione giapponese.

La trama di My Oni Girl, l’anime di Tomotaka Shibayama

Di seguito la trama ufficiale di My Oni Girl, diretto da Tomotaka Shibayama:

“Desideroso di piacere e andare d’accordo con tutti, lo studente al primo anno di liceo Hiiragi vive nella prefettura giapponese di Yamagata ed è incapace di dire di no quando qualcuno gli chiede qualcosa. Anche se fa del suo meglio per aiutare gli altri, le cose non vanno mai per il verso giusto e il ragazzo si ritrova senza amici. Un giorno d’estate sta cercando di soddisfare l’ennesima richiesta senza riuscirci, quando incontra Tsumugi, una ragazza oni giunta nel mondo umano per cercare la madre. Fa tutto quello che vuole ed è l’esatto contrario di Hiiragi.”
La recensione di My Oni Girl, il nuovo anime giapponese di Netflix

La recensione di My Oni Girl, film d’animazione di Netflix

Avere creatività e fantasia non significa solamente inventare nuovi mondi, nuove creature o nuovi universi; avere creatività e fantasia vuol dire trovare il modo più cinematografico possibile per rendere concreto e tangibile lo sviluppo delle tematiche principali, facendo parlare le immagini, essenza della “Settima arte” stessa. Diversità e difficoltà di esprimere apertamente i sentimenti, vanno a braccetto, personificati dai due personaggi Hiiragi e Tsumugi: trasformarsi in “Oni” significa per un individuo diverso riuscire finalmente ad esternare tutto ciò che ha dentro, essere finalmente se stesso; mediante la metamorfosi il concetto è reso perfettamente tangibile, elaborando un concetto astratto attraverso la fisicità, peraltro perfettamente coerente con l’età dei protagonisti, in piena fase adolescenziale, in cui il corpo è in perenne mutamento.

Per sopravvivere (e per vivere) la diversità non può rimanere nascosta, isolata o emarginata: l’autoesclusione non può portare altro se non l’estinzione di essa, il naturale e comprensibile senso di protezione è destinato a portare ad una condizione di prigionia; suggestiva la metafora della neve: candida, protettiva ma allo stesso tempo fredda e pesante, come lo è un’esistenza chiusa. Alle nuove generazioni il compito e il coraggio di superare questi vecchi concetti e di arricchire il mondo, portando nuovamente speranza ad una società a cui sembra mancare. Il disagio di un ragazzo nell’esternare i propri pensieri viene messo in scena toccando anche le problematiche, da esso derivate, del nucleo familiare: non sempre la “casa” si dimostra un luogo accogliente e libero, in particolare quando in questo tessuto sociale manca una sincera comunicabilità; troppo spesso si rinuncia alla forza del dialogo per paura di deludere le aspettative, poiché magari si sta immaginando, per il futuro, qualcosa di differente rispetto a quello stabilito dai genitori, principalmente dai padri, diventati così generatori di timori ed insicurezze piuttosto che trasmettitori di sicurezza e conforto.

Ma l’aspetto in cui la sceneggiatura, firmata da Yuko Kakihara, esibisce la sua intelligenza cinematografica sta nel saper comunicare la necessità di trovare un equilibrio tra la generosità nell’aiutare il prossimo ed avere comunque rispetto per se stessi: la disponibilità e l’altruismo sono necessari, ma non per questo bisogna accantonare la salvaguardia dell’”io”, perché dire sempre sì a tutti in maniera incondizionata, tentando d’instaurare legami, diventa nocivo, col rischio di farsi usare dalle gente, pronta ad approfittarne per tornaconto personale.

Tutto questo racchiuso all’interno di una resa tecnica e visiva a dir poco spettacolare, con delle soggettive eseguite in maniera eccellente, sapendo amalgamare animazione tradizionale e CGI, strizzando l’occhio all’estetica dello Studio Ghibli, nello specifico La città incantata (2002), complice il fatto che il medesimo regista, Tomotaka Shibayama, ha avuto esperienze professionali passate nella casa di produzione di Miyazaki & Co. Ma gli ammiccamenti proseguono anche nella sfera musicale, visto come le sonorità riecheggiano quelle del Maestro Joe Hisaishi.

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La recensione di My Oni Girl, il nuovo anime giapponese di Netflix
My Oni Girl
My Oni Girl

"Una storia fantasy che si svolge tra un ragazzo umano e una ragazza oni, nella prefettura giapponese di Yamagata"

Voto del redattore:

9 / 10

Data di rilascio:

24/05/2024

Regia:

Tomotaka Shibayama

Cast:

Kensho Ono, Miyu Tomita Shintaro Asanuma, Aya Yamane, Tomoko Shiota, Shiro Saito, Mio Tanaka, Satsuki Yukino, Shozo Sasaki, Noriko Hidaka, Satoshi Mikami e Hisako Kyoda.

Genere:

Fantasy

PRO

Tutto il comparto tecnico, assolutamente impeccabile
La capacità di essere concreti nello sviluppare la tematica
La creatività nel trattare argomenti già colaudati
Una sceneggiatura coerente ed intelligente nei messaggi da trasmettere
Nessuno