Lightyear: la vera storia di un film che non convince

Articolo pubblicato il 21 Agosto 2022 da Christian D'Avanzo

Possiamo trovare nelle sale “Lightyear : la vera storia di Buzz”, spin off della celebre saga di “Toy Story”, dedicato all’iconico “space ranger” più amato di sempre. 

Il film, diretto da Angus MacLane, non si vuole soffermare sul “Buzz giocattolo”, bensì sulla sua figura di agente spaziale, alle prese con una delle sue tante missioni di ricognizione su di un pianeta, distante anni luce dalla Terra. Con lui, oltre al suo equipaggio, troviamo la migliore amica Alisha, una recluta alle prime armi, un po’imbranata, ma soprattutto, anche se non da subito, il tenero gatto robotico “Sox”. Ciò che sembrava una semplice giornata di perlustrazione, si trasformerà in un incubo, dal momento in cui i nostri protagonisti, per anni, si ritroveranno bloccati su questo pianeta, fra radici assassine sotterranee, e varchi temporali.

Da vero fan di “Toy Story” mi rattrista dirlo, ma questa pellicola fatica realmente a carburare, ed anzi, dopo un inizio nemmeno malvagio, seppur già visto, si ancora su di un pretesto narrativo reiterato per tutta la durata del film, senza guizzi, troppe sorprese, o qualcosa che riuscisse a sbalordire in chiave action, o di narrazione.

L’animazione risulta ben fatta, così come sono sensati e giusti i temi inclusivi di cui si parla, come l’omosessualità. Tutto ciò non basta però per rendere affascinante e accattivante un prodotto che, ricordiamocelo bene, deriva da una delle saghe “Pixar” più belle di sempre, con personaggi che sono entrati a far parte dell’immaginario collettivo di grandi e piccini, con storie avvincenti, ricche di significato, e commoventi. Vedendo la seconda regia di MacLane, dopo aver codiretto “Alla ricerca di Dory”, ci sembra di trovarsi di fronte ad un episodio più lungo di “Buzz Lightyear: Da comando Stellare”, che lascia il tempo che trova e che, soprattutto, non abbia l’incisività che ci si aspetterebbe da un personaggio del genere, molto più iconico come giocattolo che crede di essere uno “space ranger”, che astronauta dello spazio vero e proprio come in questo caso.

Lasciate da parte la speranza di assistere alla nascita straordinaria del grande Buzz Lightyear, ma piuttosto accontentatevi di vedere la storia di un personaggio come tanti (a cui si vuole così bene solo grazie alla quadrilogia sui giocattoli), che vada incontro ad una minima crescita, da testardo ed istintivo ad altruista, senza veicolare chissà quale messaggio, o chissà quale scena al cardiopalma pronta a sancire una delle tante imprese eroiche dell’eroe. 

La musica di Michael Giacchino è facilmente dimenticabile, e soprattutto incapace di generare enfasi. Dopo “Red”, questo nuovo film della “Pixar” appare stanco e svogliato, come se non ci credesse abbastanza. Il doppiaggio italiano non aiuta nell’immedesimarsi con il protagonista. Sentiamo la mancanza di Massimo Dapporto anche se notiamo che Alberto Malanchino tenti di fare al meglio. 

Si esce dalla sala delusi, avendo la sensazione di aver visto un qualcosa che fatichi a decollare, e ad esprimersi nella maniera migliore. Il paragone con “Toy Story” scaturisce immediatamente, e ahimè, questo spin off ne esce decisamente sconfitto.

 

 

Voto:
2.5/5
Christian D'Avanzo
3/5
Andrea Barone
3.5/5
Paola Perri
0/5
Giovanni Urgnani
3/5
Andrea Boggione
0/5
Carlo Iarossi
0/5
Alessio Minorenti
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