Distribuito nelle sale cinematografiche giapponesi il 16 febbraio 2024, col titolo originale
Gekijôban Haikyû!! Gomi Sutejô no Kessen, mentre in quelle italiane il 30 maggio dello stesso anno; tratto dalla serie manga ideata da Haruichi Furudate, intitolata Haikyu!! – L’asso del volley. Ma qual è il risultato di HAIKYU!! – Battaglia all’ultimo rifiuto? Di seguito la trama ufficiale e la recensione del film d’animazione scritto e diretto da Susumu Mitsunaka.

La trama di HAIKYU!! – Battaglia all’ultimo rifiuto, di Susumu Mitsunaka

Di seguito la trama di HAIKYU!! – Battaglia all’ultimo rifiuto, diretto da Susumu Mitsunaka:

“Dopo aver gareggiato contro forti squadre delle altre prefetture, la Karasuno High riesce a superare le eliminatorie del torneo di Harutaka nella prefettura di Miyagi, raggiungendo il terzo turno e sconfiggendo la Inarizaki High School, considerata una delle favorite del campionato. Karasuno dovrà giocare contro la Nekoma High School, che in passata è stata loro rivale, ma dopo che Hinata e gli altri si sono uniti al club, i loro screzi si sono affievoliti e adesso sono diventati buoni amici, al punto da allenarsi insieme. La battaglia che li aspetta sarà tutta da giocare perché i loro stili di gioco sono completamente diversi; mentre Karasuno è puntato verso l’offensiva, Nekoma gioca in difesa. Il loro primo incontro sarà uno spettacolo avvincente per il titolo di campioni nazionali.”

La recensione di HAIKYU!! – Battaglia all’ultimo rifiuto, il film d’animazione nel mondo del volley

Non è la prima volta che una realtà audiovisiva seriale incrocia il suo destino con il grande schermo: recentemente è accaduto per Downton Abbey, poiché dopo sei stagioni è continuato col lungometraggio sequel realizzato nel 2019, per la regia di Michael Engler; anche in Italia è stata fatta un’operazione simile con la pellicola midquel L’immortale (2019), esordio dietro la macchina da presa di Marco D’Amore, appartenente all’universo narrativo di Gomorra – La serie.

Il film d’animazione HAIKYU!! – Battaglia all’ultimo rifiuto entra perfettamente nella casistica dei precedenti sopracitati, ed è proprio questo uno dei suoi grossi limiti: per chi non fosse appassionato del manga e della serie animata il rischio è quello di sentirsi tagliato fuori da un mondo già rodato e collaudato, in cui i personaggi e i contesti non sono per nulla spiegati o introdotti; per un neofita pagante del biglietto del cinema è quasi impossibile evitare lo straniamento. Qualcuno potrebbe spontaneamente rivolgere questa domanda: “Ma se non sei appassionato perché vai a vederlo?”; la risposta arriva altrettanto spontanea perché, se un lungometraggio viene distribuito al cinema è piena libertà personale di ognuno decidere di pagare per vederlo ed è un limite del suddetto film se non tutti riescono a sentirsi pienamente coinvolti.

Nella struttura segue perfettamente le dinamiche e lo stile degli shonen, sia dal punto di vista umoristico, sia dal punto di vista narrativo: avendo un target di riferimento molto giovanile, le battute e gli scambi verbali tra i personaggi sono molto caricati e sopra le righe, riuscendo qualche volta a strappare una risata; la narrazione invece, è pregna di monologhi interiori, colpevoli di spezzare troppo il ritmo e di cadere nel pedante didascalismo. In effetti, il secondo grande limite è quello di non riuscire del tutto ad adattarsi al medium cinematografico: certi topoi e certe caratteristiche possono funzionare per una puntata di venti-venticinque minuti, ma non per un prodotto di durata quadrupla.

Aldilà dell’essere fan o meno, l’intrattenimento generale è garantito dalla tecnica d’animazione, in grado di mettere in scena delle sequenze di pallavolo davvero mozzafiato, sfruttando appieno la dinamicità del gioco mischiandola con le opportunità fornite dalla regia e dal montaggio. Non ci si può esimere dal citare la sequenza in soggettiva con cui viene raccontato l’ultimo punto della partita, una scena che da sola vale l’intero prezzo del biglietto, capace di esprimere tensione e adrenalina.

L’aspetto più interessante è senza dubbio però il messaggio positivo che viene trasmesso, soprattutto alle giovani generazioni, dove si elabora una vera cultura della sconfitta; nello sport, come nella vita, qualcuno vince e qualcuno perde, ma l’importante è dare il 100% delle proprie energie e divertirsi insieme agli amici, che possono trovarsi anche dall’altra parte della rete. Essere avversari è giusto, lo spirito di competizione stimola a buttare il cuore oltre l’ostacolo e dare di più di quello che si ha, ma mai si deve diventare nemici.