Articolo pubblicato il 10 Giugno 2024 da Arianna Casaburi
Tratto dall’omonimo romanzo dello scrittore americano Bret Easton Ellis, American Psycho è un film del 2000 diretto dalla regista canadese Mary Harron con protagonista un giovane Christian Bale nei panni del broker ossessionato dalla sua bellezza e perfezione fisica finché non decide di rivelare la sua vera natura e dre sfogo ai suoi istinti omicidi. Nonostante per tutta la durata del film risultano evidenti gli atti commessi dal personaggio, l’epilogo resta alquanto ermetico e aperto. Seguono il finale e la spiegazione del finale di American Psycho, il film diretto da Mary Harron con protagonista Christian Bale.
Il finale di American Psycho: come finisce il film con protagonista Christian Bale?
Prima di passare alla spiegazione del finale di American Psycho, occorre rammentare ciò che succede nelle scene conclusive per comprendere al meglio il significato. Nelle scene finali, Patrick si reca nel suo loft dove chiama il suo avvocato e confessa tutti i suoi crimini e ammette di essere malato. La mattina seguente si reca nell’appartamento del suo collega defunto per scoprirlo completamente vuoto e messo a nuovo per essere venduto da un’agenzia, dove persino lo sgabuzzino in cui aveva nascosto i corpi incellofanati delle donne da lui uccise è immacolato. Nelle scene successive, Patrick si reca in un locale dove incontra il suo avvocato, che continua a chiamarlo Davis e non crede al racconto rivelatogli al telefono il giorno precedente, per poi mettersi al tavolo con i suoi colleghi e tramite un voice over lo spettatore assiste al suo monologo finale, che è indispensabile anche per comprendere il significato globale del film.
La spiegazione del finale di American Psycho, film di Mary Harron con Christian Bale
Dopo aver commesso una serie di omicidi, tra i primi quello di un suo collega di lavoro di cui finge la partenza imminente per costruirsi un alibi per poi prendere segretamente una nuova identità e l’appartamento dell’uomo in cui perpetrare i suoi folli atti sessuali sulle donne, il protagonista Patrick Bateman si ritrova a dover fare i conti con le conseguenze delle sue azioni e con le circostanze che si creano in seguito alla scomparsa delle persone da lui uccise. Nelle scene che costituiscono il finale, assistiamo all’ennesima caduta di Patrick in un tunnel di delirio per cui decide prima di lasciare la fidanzata, poi uccide dei passanti per strada e fermato dalla polizia, uccide anche gli agenti. Il conseguente gesto di chiamare il proprio avvocato per confessare la sua colpevolezza è un atto di effimera e provvisoria lucidità, in quanto persino nella sua follia comprende che non può più scappare dal pericolo di essere scoperto.
Questa momentanea presa di coscienza costituisce una rottura, una fessura tramite cui Patrick inizia a dubitare di se stesso e da cui nasce l’impulso di recarsi nell’appartamento di Davis per cercare di riprendere contatto con la sua realtà disturbata da lui costruita, così da convincersi che era tutto vero.Ciò che scopre Patrick, tuttavia, è tutt’altro che rassicurante in quanto si svela che tutto ciò a cui abbiamo assistito per l’intera durata del film è frutto della personalità scissa, nevrotica, narcisistica e paranoica, e che perciò non è realmente accaduto se non all’interno della sua mente malata. Veniamo a conoscenza di questa alterazione della realtà e il suo scambio con quella costruita nella testa di Patrick quando la sua assistente consulta l’agenda di Patrick e scopre sconcertata tutti i disegni schizofrenici che rappresentavano gli omicidi in potenza, che lui era convinto di aver commesso fino alla fine del film.