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Gravity: come finisce? La spiegazione del finale del film con Sandra Bullock

Gravity è un film del 2013 diretto da Alfonso Cuarón con Sandra Bullock: ma come finisce? La spiegazione del finale.
La spiegazione del finale di Gravity

Gravity è un film di fantascienza del 2013 diretto dal regista Alfonso Cuarón e con Sandra Bullock come protagonista a sorreggere i circa 90 minuti di durata dell’opera ambientata nello spazio aperto. Siccome si tratta di un lungometraggio basato perlopiù sulla tensione e sull’essenzialità del tempo, è fondamentale cogliere le sfaccettature che contraddistinguono la sua conclusione: ma come finisce Gravity? Di seguito la spiegazione del finale del film.

Come finisce Gravity?

In Gravity avvengono una serie di eventi davvero drammatici che mettono in costante difficoltà la protagonista interpretata da Sandra Bullock, rimasta per l’appunto l’unica sopravvissuta in seguito alla tempesta di detriti. Deceduto anche il suo collega Matt Kowalski, la dottoressa Ryan Stone fa di tutto per raggiungere la stazione spaziale cinese Tiangong, supera il modulo di atterraggio danneggiato in cui si è ritrovata pur non avendo modo di comunicare con la Terra.

La donna fa un sapiente uso del modulo di atterraggio per ottenere la tanto ambita via di ritorno nell’atmosfera terrestre: la preoccupano i gravi danni subiti e l’assenza di propellente, nonché le ulteriori lesioni subite dalla capsula durante il rientro. Ryan è abile nell’effettuare una manovra di emergenza per atterrare nel mare, l’acqua minaccia la sua incolumità riempendo gradualmente lo spazio della capsula, ma la protagonista lotta ancora con caparbietà e riemerge in superficie. Infine vediamo Ryan raggiungere la riva a fatica, alzarsi lentamente e realizzare i suoi nuovi primi passi sul pianeta.

Gravity: la spiegazione del finale del film con Sandra Bullock

Il finale di Gravity intende concretamente e metaforicamente celebrare la resilienza umana, la capacità che ciascun individuo ha nell’emergere anche dalle condizioni di vita più estreme. L’istinto di sopravvivenza di Ryan e la volontà di riprendersi in mano la sua vita a dispetto di quanto accaduto durante il film e persino prima, come viene raccontato dalla protagonista, prendono il sopravvento e la portano alla rinascita.

La dottoressa Stone cammina sulla riva dopo aver superato numerose difficoltà, e la voglia di non lasciarsi andare ha schiacciato tutta la tristezza e la malinconia. Quegli stimoli essenziali per ogni persona rappresentano, dunque, un sincero inno alla speranza. Infatti, la donna sulla Terra aveva perso sua figlia ed era bloccata in un limbo emotivo, ma l’esperienza nello spazio l’ha spinta ad andare avanti; nonostante la vastità dello spazio che ci circonda, dentro di noi siamo comunque capaci di trovare quella forza in grado di contraddistinguerci.

Gravity con il suo emblematico finale dimostra che, anche quando tutto sembra andare storto e il mondo ci sta per crollare addosso, la nostra fragilità può essere contrastata dalla determinazione e dalla perseveranza individuale. Non è un caso che Ryan Stone ha la necessità di realizzare un percorso interiore (nello spazio sconfinato dell’universo) per riconnettersi con se stessa e con l’umanità intera, trovando un punto di ritorno tangibile sulla Terra. Dunque, l’infinito vuoto dello spazio ne rappresenta, in quanto simbolismo, il vuoto emotivo ed il suo stato mentale: dall’acqua alla terra, la donna incarna simbolicamente i primi organismi, e di conseguenza omaggia l’evoluzione umana.