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Esterno Notte: quando la serialità incontra il cinema

Oggi voglio parlarvi di “Esterno Notte”: una serie diretta dal Maestro Marco Bellocchio, in sei puntate, presentata in anteprima al “Festival di Cannes” e approdata nelle sale in due parti a distanza di poche settimane l’una dall’altra.

Gli episodi in questione raccontano del rapimento Aldo Moro, avvenuto nel marzo del 1978, che ha inflitto una ferita al nostro Paese, difficile da rimarginare. 

Il regista aveva già affrontato il fatto storico nel suo “Buongiorno, Notte” del 2003, in cui la potenza del cinema riusciva a cambiare la Storia, portando Aldo Moro verso la strada della salvezza. 

Questa serie potremmo considerarla un’ottima continuazione, o per meglio dire, l’espansione da vari punti di vista di una tragica pagina di cronaca, che portò l’onorevole presidente della Democrazia Cristiana (il giorno in cui il Governo Andreotti stava per essere presentato al Parlamento per ottenere la fiducia) ad essere rapito dal nucleo armato delle Brigate Rosse, fino alla sua morte, dopo estenuanti e non riuscite trattative.

Bellocchio si affida ad un cast di tutto rispetto: Fabrizio Gifuni (immenso), nei panni del protagonita;  Margherita Buy come Eleonora Moro (la moglie);

Toni Servillo, nei panni di Papa Paolo VI ;

Fausto Russo Alesi come Cossiga;

Daniela Marra ad interpretare Adriana Faranda del gruppo armato.

Oltre ad essi, troviamo altri bravissimi attori a ricoprire ruoli importanti: 

Gabriel Montesi;

Fabrizio Contri;

Paolo Pierobon.

Il regista dirige con mano attenta e puntuale una serie che psicanalizza la politica italiana, soffermandosi sull’individuarne i punti deboli, le magagne nascoste e ponendo lo spettatore di fronte ad una stimolante riflessione sulla lealtà, sul tradimento e sul marcio che da sempre aleggia in quei contesti, esaltando l’uomo vittima (Moro), e ponendo le luci in faccia ai vari volti che si susseguono incessantemente sullo schermo, che forse nascondono più di quel che si pensi.

Poter vedere una serie su grande schermo, prima del suo arrivo in chiaro sulla rai nel prossimo autunno, è veramente apprezzabile, oltre a sancire nuovamente il rapporto d’amore tra il regista e la sala.

Il lavoro sulla ricostruzione d’epoca, sui fatti realmente accaduti, sulle scenografie, nelle interpretazioni, è davvero certosino, non mancando mai di rispetto verso la Storia o i personaggi che l’hanno vissuta.

Una serie capace di prendersi i propri tempi, senza mai risultare tediante, che ti sa mostrare con cura e classe lo stesso sconvolgente avvenimento da prospettive diverse, soffermandosi anche sul credo errato e folle dei brigatisti mostrando il contrasto tra il loro lato spietato da assassini con quello umano da padri e madri di famiglia. Raccontando la vicenda Moro si racconta la politica italiana con i chiaroscuri che la incasellano in una spirale di bugie, non detti, lotte al potere e doppi giochi. Un prodotto di cui avevamo decisamente bisogno, che scava psicologicamente dentro i personaggi, che tratta temi cari a Bellocchio, come la psicanalisi, e che non faccia morire il ricordo di un uomo che, nel suo piccolo, ha sempre lottato per i propri ideali, per la giustizia e per la lealtà. 

Prima di concludere, non possiamo che citare le musiche di Fabio Massimo Capogrosso: giuste, belle ed intense, che accompagnano l’opera del regista di Bobbio.

Voto:
4.5/5
Andrea Barone
5/5
Gabriele Maccauro
3/5
Alessio Minorenti
4/5
Giovanni Urgnani
5/5
0,0
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