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Recensione – Spider-Man: il cinecomic moderno di Sam Raimi

L’arrivo di Spider-Man al cinema significò molto più di quello che poteva sembrare grazie all’ambizione di Sam Raimi.
Spider-Man: la recensione del cinecomic di Sam Raimi

Nel 2002 Spider-Man venne prodotto dalla Columbia Pictures dopo gli ottimi riscontri di Blade e sopratutto di X-Men. L’esplosione del primo film diretto da Sam Raimi non solo sancì la nascita dell’era moderna dei cinecomic nel 21° secolo, ma cambiò per sempre il concetto di supereroe al cinema.

La trama di Spider-Man di Sam Raimi

Ispirato ai fumetti classici di Stan Lee e Steve Ditko ed alla saga reboot Ultimate di Brian Michael Bendis, Spider-Man è la prima produzione interamente cinematografica dedicata al celebre arrampicamuri della Marvel. Il cinecomic infatti presenta la seguente trama:

Peter Parker è un brillante studente liceale che viene preso di mira dai bulli e prova un grande amore per Mary Jane senza riuscire a confessarle i suoi sentimenti. Un giorno Peter viene mosso da un ragno radioattivo, cosa che gli permette di potersi arrampicare sui muri, usare la superforza e cacciare ragnatale dalle mani con le quali può oscillare. Dopo che zio Ben viene assassinato, Peter decide di utilizzare i poteri al servizio del bene e comincia a salvare le persone e a sventare rapine, diventando un supereroe mascherato conosciuto come Spider-Man. Nel frattempo Norman Osborn, il padre di Harry (il migliore amico di Peter), è diventato Goblin, un noto criminale con un aliante ed un’armatura che uccide persone e farà di tutto affinché Spider-Man non lo ostacoli.

Recensione - Spider-Man: il cinecomic moderno di Sam Raimi

La recensione di Spider-Man di Sam Raimi

Il motivo per cui un film sull’Uomo Ragno sia stato definito, per decenni, infattibile da parte delle case di produzione era dovuto alla difficile natura del personaggio: vederlo oscillare tra i grattacieli con le ragnatele significava utilizzare degli strumenti ancora più difficili di quelli realizzati per creare il volo di Superman, cosa che gli effetti speciali impedivano di applicare. Con l’avvento della CGI, Spider-Man è stato uno dei più importanti esperimenti che hanno dimostrato le potenzialità di tale tecnica, creando straordinarie panoramiche digitali di una New York contemporanea che permettevano un’immersione profondamente realistica (e fino ad allora inedita) per gli spettatori, i quali seguivano le gesta del supereroe nei suoi movimenti più impressionanti con una credibilità senza precedenti. Dopo venti anni alcune controfigure in CGI sono chiaramente invecchiate, ma la straordinaria regia di Sam Raimi da loro ancora una grande forza: è impossibile rimanere indifferenti ai primi piani di Peter Parker (interpretato da un Tobey Maguire perfetto) mentre si mette la maschera e lentamente la telecamera sale mentre lui si arrampica, con i movimenti da macchina da presa che diventano sempre più veloci man mano che la determinazione del personaggio cresce insieme ai suoi stessi poteri.

Si nota anche l’influenza di Matrix con l’uso della slow motion nell’iconica sequenza di Spider-Man che evita le lame volanti, ma ancora di più nell’inquadratura che mostra il riflesso di Mary Jane e dei bambini negli occhi della maschera di Peter, un modo eccellente per mostrare come la tecnologia e l’abilità registica possa potenziare la portata emotiva di una scena in cui l’eroe viene schiacciato da due imminenti disastri in contemporanea. Oltre ai miracoli del digitale, Sam Raimi non dimentica l’importanza dell’analogico e si sbizzarrisce nelle scenografie che si sgretolano dietro i disastri di Goblin. A tal proposito, non si possono non menzionare le scene in cui Norman Osborn parla con il suo alter ego: se il momento in cui il villain (interpretato da un indimenticabile Willem Dafoe) diventa Dr. Jeckyll e Mr.Hyde davanti allo specchio è stato citato più volte, allora non bisogna tralasciare nemmeno la splendida parte in cui Norman quasi striscia davanti alla maschera, simulando il bisogno di essere Goblin come una droga per cui deve assumere un’altra dose. L’iconico antagonista è spesso presentato da jumpscare quasi imprevedibili che mostrano l’influenza horror di Raimi, la quale risulta perfetta nella rappresentazione del male, creando un contrasto meraviglioso con la tranquillità e la sicurezza trasmesse da Spider-Man. In tutto ciò è da lodare un elemento che spesso non viene mai considerato nei blockbuster, ovvero la gestione delle comparse. L’autore infatti è molto deciso ad inquadrare la gente comune che evita le macerie che cadono oppure semplicemente osserva le gesta di Spider-Man, mostrando ancora di più l’influenza e l’importanza delle azioni del supereroe che si riflettono sulle persone.

Spider-Man: la recensione del film di Sam Raimi

L’umanità di Spider-Man

Diversamente dal Superman di Richard Donner e dal Batman di Tim Burton, i quali sono stati rappresentati in mondi più favolistici e surreali, oppure ancora dal Blade di Stephen Norrington e dagli X-Men di Bryan Singer, i quali sono stati rappresentati in contesti fantasy e futuristici, Spider-Man è il primo cinecomic che trasporta l’eroe protagonista in una realtà moderna. Peter Parker non è un miliardario, un vampiro, un mutante senza passato o un superumano, bensì un semplice adolescente che vuole ricevere attenzioni dalla ragazza di cui è innamorato e sbarcare il lunario dopo aver finito la scuola. Di conseguenza la prima parte del film mostra un protagonista che fa scelte egoistiche per macinare denaro, che evita le promesse mantenute e che risponde in maniera schiva o scontrosa nei confronti dei suoi zii. Tutto questo non perché Peter sia una persona cattiva, ma perché è un ragazzo che sta scoprendo sé stesso di fronte alle avversità del mondo. Anche Mary Jane ed Harry Osborn rispecchiano bisogni che numerosi giovani cercano nella vita di tutti i giorni: la prima vuole realizzare il suo sogno di diventare un’attrice ed è delusa dalla realtà che le viene sbattuta in faccia (è costretta a fare la cassiera), mentre il secondo vuole soltanto ottenere le attenzioni del padre e cerca di trovare in MJ un amore che gli viene negato da quest’ultimo in quanto uomo ricco e freddo.

L’idea di dare ampio spazio alla vita di Peter prima di prendere i suoi poteri è molto importante, perché mostrano al pubblico il ragazzo dietro la maschera. Tutti i supereroi dei film citati in precedenza hanno sempre rappresentato il loro alter ego in costume come vera espressione del loro essere (persino la maschera di Batman), mentre stavolta è l’identità segreta ciò da cui nasce la reale immedesimazione dello spettatore, dando un’idea dell’umanità dentro il costume. Al di là delle spoglie della calzamaglia, c’è un ragazzo che deve lottare contro numerose avversità e che, allo stesso tempo, deve riuscire a trovare un equilibrio per creare rapporti con le persone che vuole bene, nonostante, allo stesso tempo, sia avvolto da una costante solitudine creata dall’impossibilità di poter rivelare il suo segreto a qualcuno. Inoltre Peter, essendo giovane e senza esperienza, non è perfetto come il supereroe classico, bensì commette errori ed è fragile, apparendo ancora più umano. La stessa nascita di Spider-Man deriva da un errore dettato dall’egoismo di vendicarsi, una scelta che porterà ad atroci conseguenze e che lo segneranno per sempre. Peter, come tutte le persone ad un certo punto della vita, utilizza quell’errore per imparare a diventare una persona diversa e migliore, facendo tesoro di quello che ha imparato da chi stima davvero e che per lui è un punto di riferimento. Spider-Man non combatte solo per giustizia, ma combatte anche per dolore, un dolore che lo rende più vicino allo spettatore poiché c’è spesso la consapevolezza che nella propria esistenza le scelte migliori arrivano dopo brutte esperienze.

Spider-Man: la recensione del film con Tobey Maguire

Spider-Man e l’11 settembre

Quando Spider-Man approdò nelle sale, era passato meno di un anno dagli eventi dell’11 settembre. Inevitabilmente la cosa influenzò il film e infatti, al di là del celebre poster cancellato con le Torri Gemelle, venne aggiunta un splendida scena in cui gli abitanti di New York si uniscono insieme per dare una mano al supereroe dopo averlo visto in difficoltà. La cosa, come uno spaventoso sogno premonitore, si riflette anche in scene girate prima dell’attentato: quanti spettatori americani avranno pensato ad uno degli aerei quando vedono il campo lungo che inquadra, da lontano, l’aliante di Goblin che si avvicina ai palazzi? Quanti spettatori avranno pensato all’attacco quando hanno visto le bombe scagliate dal villain che fanno saltare in aria i balconi, con le persone che rischiano di cadere da una grande altezza dopo aver osservato le loro case violate da una minaccia esterna senza motivo? Certamente, a differenza dei terroristi, Goblin non è una minaccia esterna, bensì semplicemente l’ego di un americano che, avido di potere e consapevole della sua forza, usa i mezzi che ha a disposizione per fare del male affinché non ci sia nessuno che possa ostacolare la sua scalata. Goblin è esattamente quello che sarebbe Spider-Man se quest’ultimo usasse i suoi poteri per prendere piuttosto che dare. Infatti spesso Sam Raimi dà alla maschera di Goblin (che è quella di un folletto malefico) una vera e propria personalità, come se fosse quella faccia da mostro il vero volto del personaggio. Infatti Goblin è ebbro del suo potere e si crede superiore a tutti, mentre Spider-Man, che ricorda sempre le sue umili origini e ciò che lo ha formato, fa sempre prevalere la sua umanità dietro la maschera, quindi è Peter il vero volto.

Goblin tuttavia non è essere sovrannaturale di cui aver paura, bensì la dimostrazione che il male può nascere nell’America stessa, perché tutti possono approfittare del loro potere usando il peggio di se e lasciandosi inglobare dalle tentazioni. La celebre frase Da un grande potere deriva una grande responsabilità non è un semplice motto e basta, perché la morte dello zio Ben, involontariamente causata anche dall’egoismo di Peter, dimostra che ogni decisione ed ogni azione portano ad una conseguenza. Nel 2002, un periodo dove l’America ha il morale a terra e potrebbe lasciarsi trascinare dal dolore delle vittime solo per abbandonarsi alla crudeltà ed al pensiero reazionario (come la cattiveria invocata da Frank Miller nella controversa graphic novel Il Cavaliere Oscuro Colpisce Ancora), Spider-Man arriva come esempio per ricordare quanto sia importante avere il potere di fare azioni straordinarie ed usarlo per aiutare il prossimo. Peter infatti non è tormentato solo dalla identità segreta, perché spesso le sue azioni supereroistiche non vengono riconosciute ed i media lo attaccano come una minaccia per il potere che applica, quindi essere un eroe non comporta necessariamente una ricompensa ed è possibile essere odiati nonostante tutti gli sforzi fatti solo a fin di bene. Eppure il volto di una madre che abbraccia il suo bambino vivo, dopo aver assistito alla sua casa mentre brucia, vale più di qualsiasi sfogo rabbioso, dimostrando che in un mondo crudele c’è ancora spazio per la gentilezza e non deve mai essere quella a mancare, perché altrimenti si finirà soli mentre si parla con sé stessi esattamente come Goblin.

Il celebre bacio tra Mary Jane e Spider-Man, appeso a testa in giù, mostra tutto il fascino delle persone che sono ammaliate dalle grandi azioni degli individui. Eppure, con il passare del tempo, Mary Jane comincia a notare sempre di più le caratteristiche di Peter Parker piuttosto che quelle del suo alter ego. Mary Jane che si innamora di Peter Parker è l’emblema di tutto il film di Sam Raimi: ciò che conta non è il potere applicato dal superuomo, bensì dall’individuo che si manifesta dietro di esso, perché sono le nostre fragilità a darci la nostra vera identità…. e queste fragilità hanno spesso, come base, il semplice amore delle persone che vogliamo bene. Tale amore potrebbe essere visto, come evidenziato anche da Goblin, come una debolezza, eppure è proprio il pensiero che Mary Jane possa finire uccisa dal villain a dare a Spider-Man l’energia per colpire con tutta la sua forza per salvarla. Le responsabilità di Spider-Man sono dettate dall’amore e dall’empatia verso il prossimo ed è questo ciò che rende l’eroe un punto di riferimento per tutte le persone, che siano i cittadini della sua New York che osservano le gesta dell’eroe o gli spettatori del cinema che sono i soli a conoscere anche la sua identità segreta.

Recensione: Spider-Man con Tobey Maguire

Spider-Man di Sam Raimi è uno dei colossal più importanti del cinema contemporaneo perché, al di là delle sue innovative tecniche visive, ha dettato le basi per creare la figura del supereroe moderno, portando un realismo che fino ad allora era senza precedenti. Dopo oltre vent’anni, il film toglie ancora il fiato non solo grazie alle eccezionali sequenze d’azione, ma anche perché i personaggi sono indimenticabili nella rappresentazione della loro umanità, rendendo l’opera una delle più grandi trasposizioni di sempre.

4,5
Rated 4,5 out of 5
4,5 su 5 stelle (basato su 2 recensioni)
Spider-Man: la recensione del film di Sam Raimi con Tobey Maguire
Spider-Man
Spider-Man

Peter Parker viene morso da un ragno radioattivo ed assume l'identità del supereroe Spider-Man per proteggere gli innocenti.

Voto del redattore:

10 / 10

Data di rilascio:

03/05/2002

Regia:

Sam Raimi

Cast:

Tobey Maguire, Willem Dafoe, Kirsten Dunst, James Franco, Cliff Robertson, Rosemary Harris, J.K. Simmons, Bruce Campbell

Genere:

Supereroistico, azione, fantascienza, drammatico

PRO

La grande regia di Sam Raimi
L’innovativa rappresentazione realistica del supereroe
L’eccellente villain
Gli effetti visivi avveniristici
Nessuno