Articolo pubblicato il 27 Agosto 2024 da Bruno Santini
Come confermato da Catherine O’Hara, che torna nel cast ufficiale di Beetlejuice Beetlejuice a 36 anni di distanza dal primo film, la canzone che era già presente in alcuni momenti di Beetlejuice fa il suo ritorno – così come gran parte del cast – nel sequel diretto da Tim Burton. Il brano, che aveva già ottenuto un grande successo nella cultura popolare ma che, con Beetlejuice – Spiritello porcello, era stata lanciata anche nel mercato mainstream, rappresenta sicuramente una canzone molto importante per la sua storia, per ciò di cui parla e per le numerose versioni che ne sono state realizzate nel corso della storia: ma qual è il suo titolo?
Qual è la canzone di Beetlejuice Beetlejuice?
Come detto precedentemente, in Beetlejuice Beetlejuice fa il suo ritorno una canzone che era stata già presentata anche in Beetlejuice – Spiritello porcello, ma qual è il suo titolo? Trattasi di Day-O (Banana Boat Song), che nel film viene presentata attraverso la celebre versione di Harry Belafonte ma che, nel corso della storia della musica, ha ricevuto numerosissime versioni più o meno celebri, tra cui anche una del cantautore italiano Adriano Celentano. La canzone ha ottenuto un grande successo nel film del 1988, essendo utilizzata nel momento in cui i commensali iniziano ad essere posseduti dai fantasmi della casa in cui si trovano, iniziando a ballare contro la loro volontà. Day-O, però, deve il suo successo anche ad altri riferimenti culturali e prodotti in cui è stata utilizzata, come I Simpson, Futurama e Willy, il principe di Bel-Air. E ancora, la Banana Boat Song è stata utilizzata in 1960 di Gabriele Salvatores e nel quattordicesimo episodio della seconda stagione di Legends of Tomorrow, in cui viene cantata da Victor Garber nel ruolo di professor Martin Stein.
La storia di Day-O (Banana Boat Song) e di che cosa parla la canzone calypso
Conosciuta con il titolo di Day-O, soprattutto per le diverse versioni in cui è stata pubblicata, la Banana Boat Song nasce come canto popolare giamaicano, appartenente al genere calypso, appartenente prevalentemente alla musica afroamericana e alle popolazioni caraibiche, che si avvalgono di testi in grado di rappresentare la condizione storica, lavorativa e umana di queste culture, arricchiti da strumenti quali sassofono, tromba, chitarra acustica, conga, flauto, maracas, bongo, basso, steel pan o legnetti. Nel caso specifico di Day-O, la canzone affonda le sue radici nella cultura giamaicana e, in particolar modo, nei canti dei lavoratori nelle piantagioni di banane, benché i suoi autori appaiano sconosciuti. La canzone, infatti, è circolata per anni soprattutto nel suo ritornello, che fa riferimento alla condizione dei lavoratori che bramano di tornare a casa il prima possibile, ed è stata spesso arricchita da testi improvvisati e melodie leggermente differenti; nella celebre versione di Harry Belafonte, il cui debutto televisivo c’è stato nella serie TV Muppet Show, il testo parla della necessità – da parte del contabile – di fare il prima possibile il conteggio delle banane, affinché i lavoratori possano dormire prima dell’arrivo del giorno.
Tra le versioni realizzate della canzone, la prima è quella di Edric Connor con The Caribbens del 1952, a cui fece seguito una versione ben più nota di Irving Burgie e William Attaway. Anche il cantante folk Bob Gibson ha realizzato una sua versione del brano che, in Italia, è stato presentato sia in napoletano da Gino Latilla (‘E banane), sia in una versione piuttosto differente di Adriano Celentano, con il titolo Deus, prima traccia e title track dell’omonimo album. Anche Mina ne ha realizzato una versione presente nell’album Catene.