Cerca
Close this search box.

Recensione – Campo Di Battaglia: il film di Gianni Amelio con Alessandro Borghi

La recensione in anteprima di Campo Di Battaglia, il nuovo film diretto da Gianni Amelio con protagonista Alessandro Borghi in concorso a Venezia 81.
Campo Di Battaglia: la recensione del nuovo film di Gianni Amelio

A due anni dall’uscita di Il Signore Delle Formiche, il regista Gianni Amelio ritorna al cinema toccando un altro evento storico avvenuto in Italia attraverso il suo nuovo film, intitolato Campo Di Battaglia. Il lungometraggio, che vede per la prima volta la collaborazione tra il regista e l’acclamato attore Alessandro Borghi, è stato presentato in concorso all’81° edizione del Festival Del Cinema Di Venezia. Tuttavia la qualità del nuovo film, il quale è il primo titolo italiano ad essere presentato tra i lungometraggi in competizione, è all’altezza della delicata storia che vuole raccontare?

La trama di Campo Di Battaglia

Campo Di Battaglia è ambientato nel 1918, durante gli ultimi mesi della prima guerra mondiale. Tuttavia, a dispetto del titolo, il film non mostra combattimenti tra truppe, bensì si focalizza su un’altra prospettiva. L’opera infatti presenta la seguente trama:

Due ufficiali medici amici d’infanzia lavorano nello stesso ospedale militare, dove ogni giorno arrivano dal fronte i feriti più gravi, tuttavia molti di loro sono impostori che si sono procurati da soli le ferite e che farebbero di tutto per non tornare a combattere. Il medico Stefano, di famiglia altoborghese, è disgustato da questi individui che definisce codardi ed insiste affinché tornino sul fronte. Il suo collega Giulio, che prova compassione per chi non vuole andare in guerra, cerca dei pretesti affinché molti soldati non partano, aiutandoli a lesionarsi in modo che Stefano non li scopra. Più il tempo passa e più diventa difficile ingannare Stefano.

Recensione - Campo Di Battaglia: il film di Gianni Amelio con Alessandro Borghi

La recensione di Campo Di Battaglia

Il film si apre con tanti cadaveri di soldati italiani ammucchiati in modo da sembrare montagne, mentre la mano di un sopravvissuto emerge a malapena da quei corpi senza vita. In una sola inquadratura Gianni Amelio riassume gli orrori della guerra, rappresentando anime perdute che tentano di sfuggire alla morte con i pochi arti che riescono ancora a muoversi. I soldati che ritornano in patria per farsi curare hanno dialetti diversi, ma riescono a capirsi semplicemente gesticolando e guardandosi negli occhi, perché soltanto chi ha provato la stessa sofferenza ed ha la stessa determinazione nel cercare di vivere può comprendere totalmente ciò che gli altri compagni hanno passato. Molto più difficile è portare questa empatia agli altri cittadini, i quali, nonostante vedano tanti uomini feriti passare sui camion davanti a loro, non riescono a capire le parole di un soldato che racconta le morti viste sul campo, perché è difficile provare qualcosa per individui stranieri che combattono in terre apparentemente lontane dal proprio paese, anche quando sono tutti esseri umani che soffrono. Oggi, in un’epoca in cui le guerre in Oriente aumentano tragicamente, le persone si interessano poco a quello che succede nel resto del mondo. Gianni Amelio, con questo straordinario inizio, rincara la dose, mostrando che l’empatia e l’interesse non esistono neanche nelle regioni che si trovano nello stesso stato: infatti un borghese commenta l’arrivo dei soldati affermando che i cittadini non solo ignorano i soldati feriti, ma ignorano persino perché è scoppiata la guerra.

La cattiveria della guerra è visibile negli uomini che rimangono incollati ai loro letti di ospedale. Non sono soltanto le ferite a trattenerli, ma è il solo pensiero di dover affrontare un’altra battaglia a terrorizzarli, con gli occhi che mostrano sguardi di disperazione e le mani che tremano come se fossero ancora nelle trincee. Durante la notte, mentre un’infermiera supervisiona i feriti, si sentono i gemiti di dolore che si diffondono nei corridoi e nelle stanze, come se lo spettro delle battaglie stesse infestando il luogo con i pazienti che si trasformano in anime dannate. Eppure i lamenti dei soldati che supplicano di rimanere perché non vogliono essere colpiti di nuovo, rischiando di fermare il loro cuore per sempre, non scuotono minimamente i sentimenti del medico Stefano, anzi, servono solo a fargli guardare i suoi pazienti attraverso un assoluto disprezzo. La telecamera segue il dottore che passa da un letto all’altro, ma ad ogni supplica di un soldato Stefano risponde sempre con l’ordine di riportarli al fronte, persino quando i pazienti non hanno una mano o non ci vedono da un occhio. Stefano guarda i soldati come macchine che, finché hanno pochi ingranaggi che non funzionano (cioè gli arti mancanti), possono ancora servire la patria, perché per lui è un’onta scappare dalla guerra ed è un dovere combattere per il proprio paese. Pur essendo medico, Stefano strappa i suoi pazienti dalla vita per portarli alla morte ed il suo tono diventa sempre più raggelante.

L’orgoglio per la patria è talmente potente che i soldati non ancora feriti, diversamente dai poveri individui presenti in ospedale, si rifiutano di aiutare i cittadini che si sentono male, compresi i bambini. Il motivo di tale rifiuto è legato al fatto che l’edificio sia riservato soltanto ai soldati. In una guerra in cui tutti sono vittime, gli uomini sono così crudeli da creare fazioni persino tra i civili, perché anche i bambini sono sacrificabili rispetto a coloro che devono tornare ad essere forti affinché vengano rispediti nei campi di battaglia per seminare altra morte. Le prosperità economiche del paese devono venire prima delle persone, che invece sono condannate a soffrire per il loro stesso governo che sottovaluta le vittime della Spagnola semplicemente per dare la precedenza al rifornimento delle proprie truppe, definendo il virus come una carenza di alimenti. La Spagnola, che ha decimato milioni di cittadini in meno di un anno, crea parallelismi con i soldati feriti che vengono rispediti nelle trincee: prima ancora della malattia, ciò che uccide le persone è la mancanza di umanità dove nemmeno i medici provano compassione. Infatti viene evidenziato che la malattia colpisce sceglie soprattutto i giovani, esattamente come il governo che arruola i soldati alle armi. Chi insegue la vita è un traditore, mentre chi muore è un eroe.

Campo Di Battaglia: la recensione del film con Alessandro Borghi

L’empatia di Campo Di Battaglia

Giulio è l’unica luce in un mondo che non prova empatia, perché rimane sconvolto da quelle persone che vengono spinte a morire. Il sorriso del personaggio, generato dalla sublime interpretazione di Alessandro Borghi, mentre guarda i suoi pazienti per rassicurarli che torneranno a casa, mostra l’importanza della sensibilità non solo nelle azioni del medico, ma anche nel saper guardare gli altri negli occhi. Stefano non vede macchine, bensì persone come lui ed applica il giuramento di Ippocrate in un mondo dove i suoi stessi colleghi lo hanno dimenticato, come Stefano che, secondo lo stesso Giulio, non parla come un medico ma come un capitano. Le scene in cui, di nascosto, propone ai soldati di essere momentaneamente invalidati per non tornare in battaglia sono di una profonda tenerezza, senza contare la tensione che accompagna queste scene, poiché si ha paura che Giulio possa essere scoperto da un momento all’altro. La sensibilità di Giulio è talmente rara che, in certi momenti, viene toccato da bambini e da uomini che lo cercano quasi come se fosse una figura cristologica, con lui che prova disagio perché sente ancora di più il peso della responsabilità che porta sulle spalle, dal momento risulta essere l’unica possibilità di salvezza per uomini che sono condannati in partenza. Inoltre, quando la Spagnola si manifesta, Gianni Amelio si focalizza molto sulla speranza provata da Giulio che cerca in tutti i modi di trovare una cura, aumentando così la lode nei confronti dei veri medici, esattamente come quelli che hanno combattuto per salvare più persone possibili dal Covid durante la pandemia che ha sconvolto il mondo soltanto pochi anni fa.

L’ultimo tassello di questo quadro sociale viene portato dall’infermiera Anna, una donna che non ha potuto laurearsi in medicina a causa del suo sesso (all’epoca ancora visto come inferiore dalla maggior parte degli uomini) e della mancanza di una posizione economica che potesse aiutarla, essendo nata in povertà. Anna, in quanto donna, è un’altra voce inascoltata che crea un parallelismo con i soldati che vengono ignorati dal popolo. Una grande mossa intelligente è quella di rendere il personaggio inizialmente influenzato dalla società in cui è cresciuta, poiché anche lei condivide le orribili idee che vedono i soldati che sfuggono alla guerra come dei traditori. Infatti Anna, quando parla del suo passato, dice di aver rinunciato all’università per tornare con i piedi per terra, credendo alle persone che le hanno detto che una donna non può diventare medico e decidendo di essere soltanto un’infermiera. Tuttavia, dopo aver abbracciato, suo malgrado, il pensiero di un contesto insensibile e patriarcale, la forza e la determinazione di Anna emergono sempre di più e vengono paragonate all’energia che Giulio utilizza per aiutare i suoi pazienti. L’evoluzione di Anna si manifesta grazie all’amore fraterno che prova per Giulio, un altro tassello della sensibilità evidenziata dall’autore che è l’unica possibilità di salvezza in una terra dove i sentimenti sembrano non esistere più.

Campo Di Battaglia: la recensione del film di Gianni Amelio

Campo Di Battaglia è uno splendido ritratto di umanità che si serve di un periodo storico molto delicato per fare riflettere sulla contemporaneità, alternandosi tra gli orrori della guerra e le denunce ai politici che hanno considerato l’ultima epidemia con estrema superficialità. Nell’epoca attuale in cui i conflitti continuano a verificarsi nonostante la presunta evoluzione della civiltà, il racconto politico di Gianni Amelio è uno dei film italiani più importanti degli ultimi anni.

0,0
Rated 0,0 out of 5
0,0 su 5 stelle (basato su 0 recensioni)
Campo Di Battaglia: la recensione del film con Alessandro Borghi
Campo Di Battaglia
Campo Di Battaglia

Durante la fine della prima guerra mondiale, il medico Giulio cerca di salvare più soldati possibili dal tornare nelle trincee, falsificando le diagnosi di nascosto.

Voto del redattore:

9.5 / 10

Data di rilascio:

05/09/2024

Regia:

Gianni Amelio

Cast:

Alessandro Borghi, Gabriel Montesi, Federica Rosellini, Giovanni Scotti, Vince Vivenzio, Alberto Cracco, Luca Lazzareschi, Maria Grazia Plos

Genere:

Storico, thriller, drammatico

PRO

Le straordinarie interpretazioni del cast
La denuncia agli orrori della guerra
I rimandi politici alla pandemia
La caratterizzazione dei personaggi
Una scena in cui Giulio incontra un suo paziente guarito che risulta ingombrante per la narrazione