Articolo pubblicato il 10 Settembre 2024 da Bruno Santini
I leoni di Sicilia è una miniserie televisiva che ha ottenuto grande successo su Disney Plus, in virtù della materia trattata e della regia di Paolo Genovese, che dirige diversi attori di grande livello, accanto a Michele Riondino e Miriam Leone nei panni dei protagonisti. Non tutti sanno che, al di là della volontà di adattamento dell’omonimo romanzo che ha ottenuto un grandissimo successo nel nostro paese, I leoni di Sicilia racconta una storia vera, quella della famiglia Florio che ha ottenuto un grandissimo potere imprenditoriale tra Ottocento e Novecento nel nostro paese. Di seguito, si indica tutto ciò che c’è da sapere in merito.
La storia vera della famiglia Florio, raccontata in I leoni di Sicilia
Per comprendere qual è la storia vera di I leoni di Sicilia, è importante considerare tutte le vicende storiche e familiari che hanno interessato i Florio fin dalle loro origini. Le primissime notizie storiche sulla famiglia Florio risalgono alla metà del XVII secolo, con il capostipite Tommaso Florio che esercitava in Calabria con il mestiere di maniscalco e fabbro. La migrazione a Bagnara Calabra ci fu con Domenico Florio, nel 1715: l’uomo ebbe otto figli, tra cui Tommaso e Vincenzo Florio. Quest’ultimo sposò, nel 1753, Rosa Bellantoni, dando la luce sei figli, tra cui Paolo, Ignazio e Francesco Florio. Con i primi due ci fu l’inizio della vera e propria dinastia familiare, a seguito del terremoto della Calabria del 1783 che portò i due, successivamente, a scegliere la partenza per la Sicilia, rilevando a Palermo un negozio di spezie, prodotti coloniali e chinino, un farmaco per curare la malaria. Paolo Florio morì all’età di 35 anni e l’attività non potè immediatamente passare a suo figlio Vincenzo, poiché troppo giovane: per questo motivo, il fratello minore di Paolo, Ignazio, decise di gestire la bottega, ricevendo anche l’affidamento del nipote che viaggiò in Inghilterra accanto al suo amico Benjamin Ingham, per vivere nuove esperienze e per allargare il proprio orizzonte di interessi.
È con Vincenzo Florio che la famiglia ottenne il grandissimo successo che viene raccontato all’interno della serie I leoni di Sicilia: l’uomo successe allo zio nel 1828 e ottenne un grandissimo successo economico e imprenditoriale, soprattutto in virtù della vendita di Marsala, tonno, tabacco e cotone, grazie allo strapotere delle tonnare e della Società dei battelli a vapore, che venne fondata nel 1840 con collegamenti sino a paesi americani. In virtù del suo grandissimo successo imprenditoriale, Vincenzo Florio venne nominato senatore del regno d’Italia: nel 1840 sposò Maria Giulia Rachele Portaluppi, figlia di mercanti milanesi, ed ebbe tre figli, tra cui Ignazio Florio, chiamato così in onore di suo zio reggente, che porto avanti il nome della famiglia.
Le attività economiche di Ignazio Florio e la caduta della famiglia
A seguito della morte di Vincenzo Florio, il nome della famiglia venne portato avanti da Ignazio, che ebbe a disposizione numerose possibilità economiche per continuare a investire e allargare gli orizzonti della famiglia: uno dei suoi grandi investimenti ci fu nel 1874, con l’acquisto di Favignana e Formica, due isole sulle quali poter organizzare la tonnara che gli permise di investire nel tonno sott’olio, per la prima volta superando la tradizione del tono sotto sale e conferendo un grandissimo successo economico, che gli permise anche di investire nel mercato dell’inscatolamento del latte. La caduta della famiglia Florio ci fu alla fine del 1800, con Ignazio Jr. che si rivelò, in un primo momento, un grande mecenate nella città di Palermo, finanziando numerose opere e permettendo anche l’accoglienza di numerosi artisti internazionali, tra cui Gabriele D’Annunzio e Oscar Wilde. La decadenza della famiglia si ebbe proprio con le sue scelte che portarono alla perdita di numerosi beni, soprattutto in virtù di una gestione piuttosto discutibile delle ricchezze che erano state accumulate dalla famiglia del corso degli anni.