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Recensione – The Penguin 1×03: Bliss

Sulla piattaforma di NOW TV è arrivato il terzo episodio di The Penguin, Bliss, che permette di proseguire con la narrazione della serie connessa a The Batman di Matt Reeves. Ma qual è il risultato?
Recensione - The Penguin 1x03: Bliss

The Penguin continua ad espandere il suo universo narrativo, con l’ascesa alla criminalità di Oz Cobb che incontra il tentativo di emancipazione di Sofia Falcone rispetto alla sua famiglia; se i primi due episodi avevano presentato l’epicentro narrativo della serie connessa a The Batman di Matt Reeves, con Bliss si raggiungono dei livelli assolutamente convincenti, tanto da portare The Penguin – dovesse mantenere tale livello – ad essere una delle serie dell’anno. Ma qual è il risultato del terzo episodio della serie e perché se ne parla in termini così positivi?

La trama del terzo episodio di The Penguin

Nel procedere con la recensione del terzo episodio di The Penguin, è molto importante sottolineare innanzitutto quale sia la trama di quest’ultima. Oz e Sofia Falcone iniziano a collaborare, così come mostrato alla fine del secondo episodio, e per farlo dovranno intercettare un nuovo distributore che si occuperà del commercio di una nuova droga scoperta da Sofia Falcone: trattasi del Bliss, una forma “potenziata” e molto più efficace di funghi allucinogeni che assumeva ad Arkham e che permette di superare quelle difficoltà psicologiche che sono vissute a Gotham, dopo la caduta della diga. Intanto, tramite un approfondimento del passato di Victor Aguilar, si continua a raccontare la miseria della città, contrapposta alla sete di potere immorale che vive tra gli individui di Gotham. Il ragazzo, infatti, è combattuto tra la voglia di cambiare la sua vita e di ottenere potere e la consapevolezza che ciò che sta facendo non sia moralmente giusto.

La recensione di Bliss, episodio 1×03 di The Penguin: la costruzione continua ad essere notevole

Riuscire a proporre un qualcosa che non fosse la sterile continuazione narrativa ed estetica di The Batman non era certo un lavoro semplice, per The Penguin, considerando il riutilizzo del suo personaggio protagonista e la disposizione degli eventi a distanza di poche settimane da quanto osservato nel film con Robert Pattinson protagonista. Come osservato per i primi due episodi, soprattutto con il secondo che aveva iniziato a rimodulare i rapporti di potere, The Penguin aveva imbeccato una strada intelligente di originalità e di disposizione autonoma degli elementi che, con Bliss (l’episodio 1×03 della serie in questione), appaiono finalmente finalizzati. Paradossalmente, ciò che funziona maggiormente in questa serie – che ha più tempo e maggiore libertà narrativa per procedere in tal senso – è ciò che Matt Reeves aveva deciso di eliminare in The Batman: una storia di origini, che permettesse di procedere in maniera lineare così da finalizzare uno sviluppo dei personaggi.

The Penguin aveva fatto sostanzialmente lo stesso per i primi due episodi, e il risultato era stato notevole, ma la televisione offre spazio e tempo per una costruzione globale dell’universo narrativo che si vuole offrire e, nel world building, The Penguin appare sicuramente notevole; ecco che l’inizio, che mostra lo scoppio della diga e la morte della famiglia di Victor Aguilar, appare sicuramente riuscitissimo, in un episodio che – in generale – si occupa di passato e di rimessa in discussione dello stesso, che ciò avvenga in maniera più o meno esplicita. Ognuno dei personaggi che gravitano nella Gotham rappresentata ha una storia che merita di essere portata sullo schermo, soprattutto nel momento in cui ci si aspetterebbe maggiore azione: prendendosi i suoi tempi, invece, Bliss realizza la più classica delle contravvenzioni alla regola “show don’t tell”, per quanto in questo caso si tratti di una scelta assolutamente saggia e condivisibile. Scopriamo, accanto al passato di Victor, anche quello di Sofia Falcone e del Pinguino, legati da una scelta che Oz ha compiuto in passato condannando la donna ad Arkham: allo stesso tempo, la caratterizzazione del manicomio appare ancor più concreta, per mezzo di quella droga che, da strumento per sedare i pazienti, diventa strumento di commercio e di ottenimento del potere da parte dei due.

Come negli altri due episodi, Gotham continua ad essere il reale personaggio protagonista della serie e in quanto tale va interpretata: in Bliss si tenta di offrire una dimensione ancor più globale della città per mezzo della rappresentazione dei diversi quartieri, tra loro contrapposti, e dell’ambiente della discoteca la sua rappresentazione appare piuttosto canonica. Ciò che interessa maggiormente, nella bella fotografia e nella sapiente estetica della città, è ancora una volta il processo di interazione che c’è tra i personaggi e l’ambiente cittadino: probabilmente, la potenzialità maggiore di The Penguin è espandere le possibilità di sguardo nei confronti di una città spesso mostrata in pochi e bui anfratti, mostrando di volta in volta un elemento in più e permettendo che la narrazione offerta si cali perfettamente nel contesto cittadino. In tal senso, allora, The Penguin compie un grandissimo passo in avanti con Bliss, là dove anche il personaggio di Sofia Falcone inizia ad essere perfettamente calato nelle dinamiche della narrazione, suggerendo quell’inquietudine che nei precedenti due episodi veniva ricercata da un’esagerazione e che, invece, si può ritrovare tranquillamente nel volto compassato di Cristin Milioti. L’attesa per l’evoluzione della narrazione resta elevata ma i presupposti più che validi: allo stato attuale, The Penguin è già uno dei prodotti dell’anno.

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