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Recensione – Berlinguer. La grande ambizione, il biopic con protagonista Elio Germano

Presentato in anteprima al Festival di Roma 2024 come film d’apertura, racconta un momento cruciale della vita di Enrico Berlinguer, interpretato da Elio Germano: qual è il risultato del film?
La recensione di Berlinguer. La grande ambizione, diretto da Andrea Segre, con Elio Germano

Presentato in anteprima nazionale alla diciannovesima edizione del Festival del Cinema di Roma, distribuito nelle sale cinematografiche italiane il 31 ottobre 2024, grazie a Lucky Red; prodotto Rai Cinema, in collaborazione con: Vivo film, Jolefilm, Tarantula e Agitprop. Ma qual è il risultato di Berlinguer. La grande ambizione? Di seguito la trama ufficiale e la recensione del film diretto da Andrea Segre.

La trama di Berlinguer. La grande ambizione, di Andrea Segre

L’11 giugno 2024 è stato il quarantennale dalla morte di Enrico Berlinguer, il politico italiano tra i più importanti della cosiddetta “Prima Repubblica”; per quest’occasione è stato realizzato il biopic sul segretario generale del PCI, interpretato da Elio Germano. Quindi di cosa parla Berlinguer. La grande ambizione? Di seguito la trama ufficiale del film:

“Quando una via sembra a tutti impossibile, è necessario fermarsi? Non l’ha fatto Enrico Berlinguer, segretario negli anni Settanta del più importante partito comunista del mondo occidentale, con oltre un milione settecentomila iscritti e più di dodici milioni di elettori, uniti dalla grande ambizione di realizzare il socialismo nella democrazia. Sfidando i dogmi della guerra fredda e di un mondo diviso in due, Berlinguer e il PCI tentarono per cinque anni di andare al governo, aprendo a una stagione di dialogo con la Democrazia Cristiana e arrivando a un passo dal cambiare la storia. Dal 1973, quando sfuggì a Sofia a un attentato dei servizi bulgari, attraverso le campagne elettorali e i viaggi a Mosca, le copertine dei giornali di tutto il mondo e le rischiose relazioni con il potere, fino all’assassinio nel 1978 del Presidente della Democrazia Cristiana Aldo Moro: la storia di un uomo e di un popolo per cui vita e politica, privato e collettivo, erano indissolubilmente legati.”

La recensione di Berlinguer. La grande ambizione, diretto da Andrea Segre, con Elio Germano

La recensione di Berlinguer. La grande ambizione, con Elio Germano

Da alcuni anni a questa parte, molti attori e attrici per esaltare la loro bravura o per regalare la performance della vita, quasi sempre finalizzato ad ottenere un riconoscimento tramite premi prestigiosi, assumono il ruolo di un personaggio realmente esistito nel lungometraggio biografico dedicatogli, studiando nei minimi particolari: la postura, la gestualità e la vocalità. L’unico obiettivo è quindi trasporre pedissequamente la realtà dei fatti, fotogramma per fotogramma, cosicché si possa dire una volta finita la visione «È come è successo davvero!».

Ogni secondo dei centoventidue minuti di durata totale mira esclusivamente ad esaltare la prova di un singolo artista, impegnato fino al midollo nel calarsi appieno nei panni del protagonista, un impegno senza dubbio encomiabile da parte di Elio Germano, attore eccezionale talento che non ha mancato nemmeno stavolta di dimostrare la sua duttilità, d’altronde la regia di Andrea Segre sfrutta qualsiasi tipo di stratagemma per sottolineare ogni piccolo dettaglio, ad esempio il portamento o la gesticolazione, incapace però di aggiungere alcunché di stimolante. La struttura di Berlinguer. La grande ambizione è organizzata in modo tale da mettere in scena i più importanti discorsi pubblici dell’allora segretario generale del PCI, mentre i contesti privati spesso sono contornati dal suo voice over ed altro non è se non l’ennesima occasione per rimarcare la somiglianza raggiunta dal suo interprete.

Prendendo atto e riconoscendo la bontà della ricostruzione scenografica dell’ambientazione storica (luoghi e costumi tipici degli anni ’70), l’operazione cinematografica di fatto si rivela inutile, poiché non c’è altro che possa stimolare interesse, né nella caratterizzazione del personaggio né nel contesto particolare nel quale l’Italia stava viaggiando; il pubblico non ha alcun bisogno di un prodotto audiovisivo di circa due ore per ascoltare i comizi svolti da Berlinguer nella sua carriera politica, esistono altri media per questo, la “Settima Arte” non può ridursi a diventare una fotocopiatrice. Purtroppo, si segue il cattivo esempio dei recenti biografici d’oltreoceano sulle star mondiali della musica, cercando di accontentare una specifica fascia di pubblico, tant’è che non si nasconde affatto la volontà di narrare gli eventi in modo fazioso e parziale, sia per Berlinguer politico sia per Enrico padre e marito.

Si perde quel distacco necessario in grado di aggiungere sfumature diverse al protagonista, rifugiandosi in una facile propaganda personale; senza contare il “presentare” i vari rappresentanti politici di allora tramite la didascalia del nome ad ogni prima entrata in scena dell’individuo di turno, come se la maestra stesse facendo l’appello alla classe prima d’iniziare la lezione; un eccesso di zelo nient’affatto giustificato, poiché molti di loro sono perfettamente riconoscibili e di lì a poco, comunque, a turno vengono chiamati per nome.

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La recensione di Berlinguer. La grande ambizione, diretto da Andrea Segre, con Elio Germano
Berlinguer. La grande ambizione
Berlinguer. La grande ambizione

"Il racconto biografico della vita privata e pubblica di Enrico Berlinguer, dal viaggio a Sofia del 1973 fino al discorso della Festa Nazionale dell'Unità di Genova del 1978."

Voto del redattore:

5 / 10

Data di rilascio:

31/10/2024

Regia:

Andrea Segre

Cast:

Elio Germano, Paolo Pierobon, Roberto Citran, Paolo Calabresi, Fabrizia Sacchi ed Elena Radonicich

Genere:

Biografico

PRO

La prova attoriale di Elio Germano
La qualità nella messa in scena, soprattutto dal punto di vista scenografico
La regia è esclusivamente al servizio della performance del protagonista
Manca il distacco necessario per dare una visione completa del contesto e del personaggio, scadendo nella propaganda