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Recensione – Longlegs, il film horror diretto da Osgood Perkins con Nicolas Cage

In uscita nelle sale italiane a ottobre 2024, Longlegs è l’ultimo film horror del regista americano Oz Perkins, con protagonista l’attore premio oscar Nicolas Cage. Ma com’è questo nuovo film di Perkins?
La recensione di Longlegs con Nicolas Cage

Esce nelle sale italiane il 31 ottobre 2024 Longlegs, l’ultimo film horror diretto dal regista Oz Perkins. Longlegs è il quarto lungometraggio diretto dal cineasta statunitense, che ormai sta diventando uno degli autori di riferimento del genere. Dopo Hansel e Gretel (2020) tuttavia Perkins aveva bisogno di un’opera che lo portasse all’attenzione di un pubblico più vasto e, in tal senso, Longlegs è perfettamente riuscito nel suo scopo. La pellicola è quella ad aver ottenuto il maggior incasso tra quelle prodotte indipendentemente nel 2024 (108 milioni di dollari) e rappresenta il miglior risultato al botteghino sul mercato USA per la Neon Pictures. Tra i protagonisti del film rientra anche Nicolas Cage che negli ultimi anni è riuscito a tornare sulla cresta dell’onda affiancando il suo nome a molte opere dirette da registi in rampa di lancio.

A tal proposito: com’è Longlegs? Di seguito la recensione del film.

La trama di Longlegs, con Nicolas Cage

Longlegs è l’ultima opera del regista americano Oz Perkins, un horror che vede tra i suoi protagonisti un ispirato Nicolas Cage, nei panni di uno spietato killer. Ma di cosa parla effettivamente il film? Segue la trama di Longlegs:

Alla ricerca di un serial killer, un agente dell’FBI scopre una serie di indizi occulti che deve risolvere per porre fine alla terrificante follia omicida.

La recensione di Longlegs, diretto da Oz Perkins

Oz Perkins è senza ombra di dubbio uno dei registi horror da tenere in maggior considerazione del panorama contemporaneo. Insieme ad autori del calibro di Robert Eggers, Ari Aster e Jordan Peele si muove nel contesto del cosiddetto elevated horror, una corrente espressiva che tende a valorizzare il genere in questione prima di tutto da un punto di vista visivo, ricorrendo a regie virtuose e messe in scena estremamente curate. Longlegs è il suo primo successo commerciale, essendo riuscito a incassare più di 100 milioni al botteghino. Il film presenta senza dubbio una innumerevole serie di pregi, a partire dalla sua scena di apertura. La sequenza iniziale è infatti una sorta di manifesto stilistico del regista, il quale ricorre magistralmente al fuori campo e alla musica extradiegetica per creare una situazione di forte disagio che si conclude con uno spavento inaspettato, ma non gratuito.

Perkins non rifiuta in toto il modo di narrare del cinema dell’orrore contemporaneo, ma anzi ne affina gli strumenti, non imboccando mai la facile via del jumpscare o dell’eccessivo splatter. A questo tipo di narrazione si accosta un comparto estetico di primo ordine. La provincia americana è tratteggiata con maestria e la fotografia rarefatta sembra voler nascondere una mostruosità dietro ogni angolo. L’arretratezza culturale del contesto di riferimento e la sua maniacale religiosità diventano elementi integranti della narrazione orrorifica della pellicola. Per gran parte dell’opera viene inoltre presa la forte scelta stilistica di lasciare il killer come una taciuta minaccia fuoricampo, di cui sono osservabili gli efferati crimini e a tratti la nebulosa presenza ma mai la figura intera. Questo perché prima di essere una caccia all’uomo, Longlegs si configura come lo studio delle turbe infantili e delle insicurezze della sua protagonista, legata a doppio filo con la sua nemesi. Fin da subito viene poi elegantemente introdotta l’ambiguità circa la possibile presenza di un elemento paranormale, a più riprese sottilmente suggerito da insoliti eventi o coincidenze. Perkins non veicola l’orrore in modo diretto ma lo rappresenta come una strisciante oscurità che si fa spazio tra le intercapedini di ogni singola inquadratura, l’angoscia risulta spesso di derivazione ancestrale, come se dietro alle uccisioni perpetrate fosse presente ben più che un semplice serial killer.

Il grande difetto della pellicola è di sperperare tutto questo potenziale filmico in un finale da mani nei capelli per ogni appassionato di horror. Ciò che risultava ambiguo viene esplicitato con il ricorso a molteplici e ineleganti flashback che ottengono l’effetto di castrare tutto l’impressionante apparato cinematografico visto fino a quel momento. Non ci si limita soltanto a mostrare come alcuni misfatti siano stati perpetrati, ma ne viene per filo e per segno delineata la programmazione e la successiva realizzazione. Non sempre è facile districarsi in queste situazioni, tuttavia tantissimi capolavori del passato (in primo luogo Rosemary’s baby) insegnano come trovare la giusta misura tra la rivelazione a effetto e la necessaria spiegazione dovuta allo spettatore. In questo senso il film getta alle ortiche l’ambiguità e l’orrore per rifugiarsi in una dinamica molto ricorrente nei prodotti seriali contemporanei, i quali si sentono in dovere di mettere i puntini sulle i, non lasciando nulla all’immaginazione. Forse questo stesso film girato 30 anni fa avrebbe avuto un finale diverso e più soddisfacente.

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Poster di Longlegs
Longlegs
Longlegs

A una detective in erba viene assegnato il compito di catturare un temibile serial killer denominato Longlegs, che opera in modo misterioso.

Voto del redattore:

7 / 10

Data di rilascio:

31/10/2024

Regia:

Oz Perkins

Cast:

Maika Monroe, Blair Underwood, Alicia Witt e Nicolas Cage

Genere:

Horror

PRO

Ottima regia
Fotografia suggestiva
Senso di terrore latente
Pessimo ultimo atto