Distribuito in tutto il mondo sulla piattaforma digitale Netflix a partire dal 22 novembre 2024, prodotto da Skydance Animation, mentre alla regia è stata ingaggiata Vicky Jenson (Shrek). Nel cast vocale della pellicola figurano star del calibro di: Rachel Zegler, John Lithgow, Nathan Lane, Javier Bardem e Nicole Kidman. Ma qual è il risultato di Spellbound – L’incantesimo? Di seguito la trama ufficiale e la recensione del film d’animazione.
Spellbound – L’incantesimo, la trama del film d’animazione Netflix
Per quanto riguarda la parte musical, le canzoni originali sono composte dall’otto volte candidato all’Oscar Alan Menken, storica figura del “Rinascimento Disney”, in collaborazione con Glenn Staser. Ma di cosa parla Spellbound – L’incantesimo? Di seguito la trama ufficiale del film d’animazione diretto da Vicky Jenson:
“Ellian, è la tenace figlia dei monarchi di Lumbria: Re Solon e Regina Ellsmere; ed è costretta ad intraprendere una pericolosa missione per salvare la famiglia e il regno dopo che un misterioso incantesimo trasforma i suoi genitori in mostri.”

Spellbound – L’incantesimo, la recensione del film d’animazione
In qualsiasi forma d’arte, i racconti permettono di rifugiarsi dalla realtà, creando mondi inesistenti, in cui le regole si ribaltano a piacimento dell’immaginazione di chi legge, ascolta o guarda, attingendo alla vera libertà, assente nella vita di tutti i giorni. Eppure, da qualcosa bisogna attingere, giocoforza si resta sempre attaccati al mondo esterno, anche solo per una “semplice” ispirazione. Il nuovo lungometraggio prodotto dal noto cineasta John Lasseter, storico co-fondatore della Pixar Animation Studios, disponibile su Netflix, insolitamente prova ad essere alquanto reale nel mettere in scena una condizione familiare ormai diventata normale nella società, all’interno di un contesto ricco di magia, creature fantastiche e foreste incantate.
La direzione presa non è comune rispetto a quello che ci si potrebbe aspettare per un prodotto simile, allontanandosi dalla retorica borghese per raggiungere una maggiore concretezza nel messaggio finale da veicolare. La pellicola ha dunque per le mani un tesoro d’immenso valore, la situazione in cui si ritrova la protagonista fin dall’inizio porta con sé un significato importante, che molti bambini e ragazzi sono costretti a vivere nelle loro case. Purtroppo, l’occasione non è per nulla sfruttata a dovere, le potenzialità vengono gettate alle ortiche a causa di una struttura filmica alquanto rivedibile, crollando sotto il peso di una sceneggiatura troppo farraginosa, non adeguata a valorizzare il soggetto di partenza.
In primis, si palesa un grave squilibrio tra i primi due atti e il terzo: per la maggior parte della durata il tono è fin troppo scanzonato, quasi ridicolo, dove abbondano gag e situazioni umoristiche quasi mai efficaci, con soluzioni narrative viste e riviste fino alla noia, come lo scambio di corpi tra uomo e animale. Di colpo verso la fine l’atmosfera diventa cupa, come giustamente dovrebbe essere, senza che il dramma sia stato adeguatamente costruito, non risultando incisivo del tutto nella sua tematica principale, penalizzandone l’emotività, trasmessa allo scopo di suscitare una certa dose di commozione, non risultando per nulla fuori posto qualora si fosse mantenuta una linea coerente di partenza.
Inoltre, il contenuto è fagocitato dalla componente musical, prese singolarmente nessuna di loro disdegna l’ascolto, ma contestualizzate alla narrazione, molte si dimostrano pretestuose, ingolfando il ritmo generale, e per di più non chissà quanto memorabili, con Alan Menken costretto un po’ a riciclare sé stesso, ripescando nel suo passato disneyano, intuibile da certe melodie che suonano di già sentito.
Canzoni che non arricchiscono la caratterizzazione dei personaggi, quest’ultimi delle innocue macchie grige, prive di personalità e carisma, prendendo in considerazione sia quelli principali sia quelli secondari; tutti condividono la mancanza di mordente, rispecchiando forse il film stesso, cadendo nell’incoerenza tentando di concludere in modo anticonvenzionale, attraverso però un percorso abbondante di tradizionalità.