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Recensione in pillole: “The Conjuring – Per ordine del diavolo”

“The Conjuring – Per ordine del diavolo” è il terzo capitolo sulla famigerata coppia composta da Ed e Lorrain Warren. L’universo di The Conjuring si è espanso sempre di più tra sequel canonici e spin-off, e infatti questo terzo seguito che potrebbe essere la chiusura definitiva per le vicende dei Warren, ma sicuramente non per la saga.

Senza perderci in chiacchiere, diciamo subito che il regista del pessimo “La Llorona”, qui torna dietro la macchina da presa con un po’ più di esperienza alle spalle e un leggero miglioramento. Di fatto Michael Chaves si serve di una buona fotografia per regalarci qualche inquadratura davvero ottima (c’è anche un bellissimo omaggio a “L’Esorcista), tuttavia si ispira forse un po’ troppo marcatamente alla regia di James Wan, che alzò non poco il livello dei due film precedenti con i suoi movimenti di macchina e la sua attenzione alla sceneggiatura, finendo però per gestire non altrettanto bene come il suo collega alcuni momenti di tensione (i suoi movimenti di macchina risultano essere soltanto un tentativo vano di replica, nelle scene allo scuro si trova in palese difficoltà). Non a caso la storia è più banale, i coniugi Warren avevano già concluso il loro percorso con il caso Enfield volendo vedere, quindi qua non c’è altro che un ulteriore conferma di quello che già si era mostrato in precedenza, ci sono più jumpscares anche se non tutti fastidiosi e fuori contesto. Nonostante questo, “The Conjuring – Per ordine del diavolo” riesce a portarsi a casa quanto meno una sufficienza, considerando quanti film horror di scarsa qualità approdano in sala, quest’opera non è del tutto fallimentare ed è pur sempre meglio guardare qualcosa di puramente commerciale ma decente, piuttosto che perdere tempo con film tecnicamente scandalosi e scritti peggio (coff coff “Jack In The Box”). Nel contesto della saga di “The Conjuring” non è nemmeno lontanamente ai livelli dei primi due film (tolto Wan finisce la magia?), però preso come film a sé stante è un horror d’intrattenimento sufficiente per passare 1 ora e 53 minuti spensierati. Il villain è abbastanza convincente e dall’aspetto inquietante, l’amore anche qui è presente come tematica centrale mantenendo una continuità con i capitoli della saga, seppur senza la stessa profondità di scrittura, i personaggi introdotti sono una buona compagnia ma non aspettatevi di affezionarvi come capita con le due famiglie dei film precedenti.

Insomma, film che alla saga aggiunge poco o nulla e poteva benissimo non esistere, saremmo stati bene lo stesso. Preso a sé stante, è quanto meno decente e sicuramente più curato da tutti i punti di vista rispetto ai tantissimi horror di pessima qualità che passano al cinema ogni anno. Consigliato se volete passare una serata leggera e in compagnia, soprattutto per tornare in sala!

– Christian D’Avanzo

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