Articolo pubblicato il 15 Settembre 2022 da Andrea Boggione
Da oggi 25 Agosto approda nelle sale italiane “Bullet Train”, la nuova commedia d’azione firmata da David Leitch, attore e stunt-man co-fondatore, assieme a Chad Stahelski, della 87Eleven, per la formazione e il coordinamento delle controfigure. Entrambi decidono nel 2014 di passare dietro la camera da presa e co-dirigono il primo capitolo della saga “John Wick”. Successivamente i due prendono strade diverse: Stahelski prosegue dirigendo gli altri tre capitoli della nota saga action con protagonista Keanu Reeves, mentre Leitch realizza “Atomica Bionda” con protagonisti Charlize Theron e James McAvoy, il secondo capitolo del supereroe Marvel “Deadpool” ed, infine, lo spin-off della saga di Fast and Furious intitolato “Hobbs and Shaw”. Una serie di film che mostrano un genere, uno stile ed una struttura simile che viene riproposta anche in questo “Bullet Train”. La pellicola è l’adattamento del romanzo “I Sette Killer dello Shinkansen” (2010) di Kōtarō Isaka, il racconto di un gruppo di criminali che si ritrovano sul medesimo treno ad alta velocità. Il protagonista Ladybug, questo il nome in codice del personaggio interpretato da Brad Pitt, ha deciso di prendere parte ad un ultima missione prima di abbandonare la sua professione e cambiare vita. Un incarico all’apparenza semplice e veloce: recuperare una ventiquattrore che si trova proprio su questo treno per poi scendere alla fermata successiva e depositare la valigetta. Nel momento in cui mette piede sul vagone a lui assegnato tutto cambia. In un attimo una semplicissima missione si trasforma in una corsa contro il tempo ricca di colpi di scena e scontri a non finire. Ladybug non è il solo criminale ad essere stato ingaggiato per recuperare la ventiquattrore: un’altra serie di sicari, spie e killer hanno lo stesso obiettivo, o almeno così credono.

“La mia sfortuna è biblica, neanche provo a uccidere la gente che qualcuno muore.”
Cit. Ladybug (Brad Pitt)
“Bullet Train” non è solo un film che punta sull’azione e quindi su scene e sequenze ricche di stunt, ma riesce a dar vita anche ad un mistero che coinvolge lo spettatore, il quale si ritrova di fronte ad una serie di indizi che vengono svelati tra una fermata e l’altra del convoglio ferroviario. Una serie di stop che la stessa narrazione e struttura del film utilizza per scandirne il tempo. Il ritmo rimane elevato per la maggior parte della durata: si passa da un personaggio all’altro in un attimo e ogni singolo protagonista ha una solida back story, alcuni vengono approfonditi di più altri meno. Non mancano una serie di flashback che spesso vanno ad unire i puntini, dando qualche informazione in più sui personaggi e sul perché di loro determinate scelte. Ovviamente l’azione è il genere predominante, ogni singolo scontro pare studiato alla perfezione e sono stati realizzati con la massima cura in maniera fluida e parecchio credibile. Un sacco di personaggi fanno parte del “gioco”, molti anche con un semplice cameo, ed ognuno di loro ha il suo cosiddetto “momento di gloria”. Inoltre il cast comprende una serie di volti conosciuti: da Aaron Taylor–Johnson e Brian Tyree Henry interpreti di Tangerine e Lemon, passando per Joey King ovvero Prince, ma anche i vari Zazie Beetz, Michael Shannon, Logan Lerman, Bad Bunny e Hiroyuki Sanada. Anche se il vero mattatore dell’intera pellicola è Brad Pitt che, grazie a questa comicità quasi inconsapevole dei suoi personaggi, si erge il film sulle spalle grazie ad un’interpretazione che ricorda in più punti quanto già visto in film come “Snatch – Lo Strappo” del cineasta britannico Guy Ritchie. Quest’ultimo, proprio come il cinema e lo stile inconfondibile di Quentin Tarantino, rappresenta sicuramente una delle tante influenze del film: basti pensare ad esempio “Lock and Stock” oppure “Kill Bill”, temi trattati e molte sequenze ricordano proprio questi titoli.
Insomma “Bullet Train” è una buona commedia d’azione che, proprio come molti altri titoli dalla medesima struttura, gioca e si muove tra diversi generi e influenze con l’intento di intrattenere il pubblico dall’inizio alla fine. L’obiettivo è semplice: si parla di cambiamento e il treno rappresenta una sorta di metafora, ma il film non cela al suo interno un messaggio profondo o morale degna di nota, bensì arriva dritto al punto attraverso una storia che non entusiasma nella narrazione, ma che colpisce dal punto di vista tecnico e visivo. Molte scelte e alcune trovate risultano incredibili grazie ad una messa in scena dinamica ed esplosiva. Il risultato però è un prodotto convincente, ma che finisce per essere molto ripetitivo. Quella sensazione di trovarsi di fronte ad un qualcosa di già visto pervade sicuramente la mente del pubblico, manca quell’originalità in più che sicuramente, grazie ad un ottima base di partenza, avrebbe reso il tutto decisamente più interessante e coinvolgente. L’impressione che rimane, però, lungo tutta la durata del film è che non ci sia nessuno alla guida. La sensazione è quella di trovarsi di fronte a una storia che prende più strade diverse perché non si sa realmente la direzione da seguire e questo risulta a tratti disorientante. Sicuramente in questo panorama estivo italiano resta un film consigliato e da recuperare, ma visto i precedenti ed i miglioramenti ottenuti con ogni nuovo progetto è innegabile che da David Leitch ci si aspetta molto, ma molto di più.