Articolo pubblicato il 28 Gennaio 2025 da Bruno Santini
Il ritorno dietro la macchina da presa di Roberto Andò non è certamente cosa da poco, considerando che il film, che racconta la spedizione dei mille e che vede Toni Servillo protagonista, accanto al duo di Ficarra e Picone, presenta uno spaccato sicuramente molto importante della storia politica italiana, in quello che è uno dei momenti più determinanti della nostra nazione: l’Unità d’Italia. Il contesto politico del film, però, è certamente poco lusinghiero nei confronti di un tema che viene studiato nei libri di scuola, spesso non nel modo esatto, tralasciando cioè un elemento che viene ripreso proprio dal film e dalla sua rappresentazione, fin dal trailer. In effetti, si può comprendere di più già guardando al titolo del film di Roberto Andò: ma perché L’abbaglio si chiama così? Nel comprenderlo maggiormente, è interessante considerare quale sia la spiegazione del titolo del film.
Qual è l’abbaglio di cui parla il film e la spiegazione del titolo
Come ben sappiamo, l’Unità d’Italia è frutto di una serie di processi rivoluzionari che avvengono all’interno del nostro paese e, benché formalmente si sia realizzata nel 1861, la nazione non è mai stata unita dalle sue fondamenta, ma è stata oggetto di numerose rappresaglie popolari e, addirittura, di una guerra civile al suo interno. Chi ha avuto modo di confrontarsi con la storia politica che precede e succede all’unità d’Italia, sa benissimo che esistono numerosi elementi di dissonanza, rispetto al racconto eroico di una spedizione che ha permesso, al nostro paese, di unire magicamente i suoi popoli così tanto diversi in termini e culturali, economici e non solo. Ma qual è l’abbaglio di cui parla il film?
Nel tentare di comprendere quale sia la spiegazione del titolo di L’abbaglio e perché il film di Roberto Andò si chiama così, allora, è importante considerare proprio il tema della menzogna, l’elemento su cui si basa il nostro paese secondo numerose ricostruzioni storiche: l’abbaglio, allora, è proprio quell’illusione di un’unità, di una rappresentazione di tutte le classi sociali, di una maggiore riconoscenza che viene offerta ai popoli contadini del Sud, che vengono convinti da Giuseppe Garibaldi a prendere parte alla spedizione rivoluzionaria nel nostro paese. Tante promesse tradite, che diventano oggetto di brigantaggio successivo e di quelle numerose ritorsioni che si osservano all’interno del nostro paese, che viene di fatto illuso pur di giungere ad un accordo politico di espansione del settentrione: l’abbaglio è quella falsa promessa di ottenere davvero un’unità che sia rappresentativa di quel sogno che, in realtà, non esiste e che si formalizza soltanto attraverso una presa in giro delle classi più povere.
L’importanza di Ficarra e Picone all’interno del film
Avendo tentato di ricostruire quale sia il significato di L’abbaglio e il motivo del suo titolo, ecco che si giunge anche al motivo per cui Ficarra e Picone, al di là della sinergia e della collaborazione con Roberto Andò, sono presenti all’interno del film. I due rappresentano non soltanto un elemento più ironico nella messa in scena del film, ma anche la presentazione di quelle classi più popolari e contadine del meridione, che vengono illuse con la falsa speranza di un’unità d’Italia che possa restituire ricchezza e rappresentanza al Sud.
Fin dal trailer si può notare, ad esempio, che i due si illudono del fatto che Palermo possa diventare capitale d’Italia, a dimostrazione di quanto quelle promesse sono menzognere e illusorie, rispetto alla povera gente presentata nel film. La caratterizzazione dei contadini siciliani, però, è stata oggetto di polemica da parte del movimento NeoBorbonico italiano, il quale considera piuttosto stereotipante la rappresentazione di classi sociali che vengono ridotte alla stregua di cittadini selvaggi, storicamente inaccurati considerando che la Sicilia e le altre regioni del sud Italia venivano da decenni e secoli di dominazione imperiale, dunque il sud Italia era paradossalmente più colto e preparato, sotto tutti punti di vista, rispetto al popolo del Nord.