The Witcher: Le Sirene degli Abissi, l’ennesimo prodotto tiepido di un progetto che ha (ormai) esaurito le cartucce

ll progetto di The Witcher su Netflix continua ad essere espanso con The Witcher: Le Sirene degli Abissi, un nuovo film d’animazione che racconta delle avventure di Geralt Di Rivia. Ma con quali risultati?
The Witcher: Le Sirene degli Abissi, l'ennesimo prodotto tiepido di un progetto che ha (ormai) esaurito le cartucce

Articolo pubblicato il 13 Febbraio 2025 da Bruno Santini

L’11 gennaio ha visto l’introduzione di The Witcher: Le Sirene degli Abissi in streaming sulla piattaforma di streaming Netflix, nonostante nessuno se ne sia praticamente accorto; effettivamente, con un arrivo così tanto silenzioso, il colosso dello streaming conferma tendenzialmente due cose: da un lato, la volontà di portare avanti un progetto globale basato su un The Witcher-Verse che porta sullo schermo (con tante formule differenti) i libri di Andrzej Sapwoski; dall’altro, una fase di profonda stanchezza che sta interessando tutti questi prodotti e che, anche se ci si trovasse di fronte ad un qualcosa di evidentemente meritevole, incontra innegabilmente un atteggiamento contrario da parte dello spettatore, specie dopo i disastri avvenuti all’interno della serie. Ci troviamo, con The Witcher: Le Sirene degli Abissi, però in tutt’altro mondo e né Henry Cavill, né Liam Hemsworth vestono i panni del celebre cacciatore di mostri, qui riportato sullo schermo con la voce di Doug Cockle: ma con quale risultato?

Una storia come tante, con mostri come tanti

Bisogna dire necessariamente una cosa, in apertura di recensione di The Witcher: Le Sirene degli Abissi, anche solo per ragguagliare chi legge del fatto che la materia di cui stiamo parlando – almeno nella considerazione di chi si scrive – è ben lungi dall’essere narrativamente perfetta. Di fantasy ne esistono tantissimi, anche e soprattutto negli ultimi anni, e l’approccio ad essi può variare con l’accento che viene posto più su questo o quel concetto: The Witcher crea un collage di alcune delle caratterizzazioni più facili e iconiche per il lettore, mettendo in piedi un’opera narrativamente molto lineare che – e non c’è nessun problema nel rendersene conto – è stata resa celebre grazie al lavoro magistrale di CD Projekt RED, e non certamente il contrario. Ecco che, allora, fermi sulla convinzione che anche questa storia raccontata non porterà nulla di nuovo nella linearità dei racconti di Geralt Di Rivia, possiamo andare più nello specifico al film.

Il protagonista, accompagnato dal suo fedele Bardo Ranuncolo (Joey Batey, che ritorna dopo il suo ruolo all’interno della serie Netflix), si ritrova in un villaggio dove l’avidità nel cercare delle perle porta ad esaurire la riserva di ostriche, affamando la popolazione di sirene negli abissi. Ne nasce uno scontro per cui il witcher viene assoldato ma, essendo pervaso dal suo senso di moralità che lo porta a non uccidere chi ruba per fame, ben presto si rivelerà che c’è un complotto ancor più profondo che si trova alla base della guerra tra umani e popoli del mare. Una guerra che gli spettatori potrebbero aver già visto in film come La Sirenetta o Aquaman, a cui evidentemente questo prodotto si ispira. Una storia come tante, dunque, con mostri come tanti: le gesta del nostro eroe vengono inquadrate di volta in volta in una nuova porzione di territorio, con differenti (non tutti) personaggi ma significativamente ci ritroviamo sempre nello stesso ambito, ovvero quello in cui c’è un nemico da sconfiggere e una serie di passaggi che porteranno a questo esito. Anche The Witcher: Le Sirene degli Abissi, insomma, nasce con l’intento di allargare il possibile world building del progetto Netflix, ma i risultati sono opachi, pallidi, quasi addirittura anestetizzati: non c’è mai davvero un nuovo mondo, se non in qualche componente estetica che viene volontariamente ridotta a elemento di second’ordine, con i personaggi che vedono le proprie storyline ridotte a materia di passaggio rispetto alla solita e nota storia di Geralt Di Rivia.

La recensione di The Witcher: Le Sirene degli Abissi, c’è davvero un futuro per il progetto su Geralt Di Rivia?

Che Geralt Di Rivia sia un personaggio più che affascinante, non è assolutamente in dubbio: la sua caratterizzazione estetica, quel cinismo che incontra anche un atteggiamento bonario, quelle grandi capacità in combattimento che possono essere ampliate da specifiche pozioni, così come anche le evidenti doti nel sesso e la sua stessa componente muscolare (che con Henry Cavill raggiungeva la massima espressione, puntando la serie anche sull’effettiva bellezza dell’attore), sono tutti motivi di un meritevole investimento sul personaggio. La sensazione, però, è che The Witcher sia davvero ben poca cosa per poter reggere un progetto così tanto ampio senza l’intermezzo di un lavoro che sia meritevole per altri aspetti: il videogioco di The Witcher creato da CD Projekt RED, del resto, vive di una cura maniacale dell’open world, di quest secondarie assolutamente indipendenti l’una dall’altra, di un ordine delle cose assolutamente autonomo e di partite a Gwent, un gioco nel gioco che conferisce ancor più valore a quel titolo che da solo sarebbe, altrimenti, più spoglio.

Uno dei problemi nella cross-medialità tra videogioco e schermo è pensare che si possa trattare la storia esattamente allo stesso modo, quando l’aspetto prettamente ludico di un videogioco (banalmente il suo gameplay) è nella maggior parte dei casi il motivo del successo di un prodotto. Il film di Kang Hei-chul non è certamente sbagliato nella sua forma: è un classico prodotto di animazione di 90 minuti di durata, compatto nella sua forma e nella sua struttura ad atti, in cui la linea di demarcazione tra bene e male non è così tanto netta e in cui i discorsi sulla moralità e sullo stato della violenza portano a non poter distinguere facilmente tra umani e creature marine. Con qualche omaggio a La Sirenetta (specie nella posizione che trasformerebbe Sh’eenaz in umana) si ottiene anche un certo rigore nell’inquadrare la tipologia di narrazione, ma resta davvero ben poca cosa per il resto, fatte salve delle animazioni di Studio Mir che sembrano ricordare – per il trattamento dei volti e degli occhi – quelle di MAPPA Studio, in molti dei suoi punti. Tutto ciò che non appartiene a questo stretto giro, però, rivela la fiacchezza di un progetto che non s’ha da fare e che, dopo aver tentato tante strade possibili, non ha nulla da dire se non nell’idea di un riciclo di fatti e personaggi: il futuro dello strigo, insomma, non sembra essere così roseo.

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The Witcher: Le Sirene degli Abissi
The Witcher: Le Sirene degli Abissi

Una nuova narrazione di Geralt Di Rivia, che ritorna in un racconto in cui il mondo degli umani e quello delle creature marine si scontrano a causa di un complotto

Voto del redattore:

5.5 / 10

Data di rilascio:

11/02/2025

Regia:

Kang Hei-chul

Cast:

Doug Cockle, Joey Batey, Christina Wren, Emily Carey

Genere:

Fantasy

PRO

La qualità delle animazioni
Il personaggio di Geralt Di Rivia…
… mentre tutti gli altri sono soltanto abbozzati
La banalità della narrazione
Il senso di fiacchezza del progetto The Witcher su Netflix