The Substance: la storia dell’incredibile processo creativo per ottenere il trucco e gli effetti pratici nel film

Il lavoro incredibile realizzato per The Substance, in termini di trucco e di effetti pratici, dimostra tutta la capacità di lavorare al body horror a grandi livelli: la storia di tutto il processo e le ispirazioni del film.
The Substance: la storia dell'incredibile processo creativo per ottenere il trucco e gli effetti pratici nel film

Articolo pubblicato il 17 Febbraio 2025 da Bruno Santini

Se c’è una statuetta, su tutte, che sembra essere sicura di assegnazione agli Oscar 2025 nel comparto tecnico, questa è sicuramente quella di miglior trucco. The Substance sembra essere in grado di sbaragliare la concorrenza in virtù di un lavoro incredibile, che permette di riportare il body horror al suo apice soprattutto in termini di rappresentazione del corpo e della deformazione dello stesso, in un’epoca di grande esposizione mediatica nel mondo dello spettacolo e non solo. Le componenti del trucco di The Substance, determinate soprattutto dal lavoro sugli effetti pratici e non soltanto, hanno visto la collaborazione tra il designer di effetti prostetici e trucco Pierre-Olivier Persin (con il suo team POP FX) e la truccatrice Stéphanie Guillon, che si è invece occupata del trucco e delle lunghe sessioni per ottenere tutti i personaggi mostrati sullo schermo. Il processo per ottenere trucco ed effetti pratici nel film The Substance merita di essere raccontata nel dettaglio, per cogliere anche più nello specifico quegli elementi che appaiono magistralmente nel corso del lungometraggio.

L’ispirazione a La Mosca di David Cronenberg e la realizzazione degli effetti pratici

Pierre-Olivier Persin ha lavorato, in sinergia con il team POP FX, alla realizzazione degli effetti pratici presenti in The Substance. Il designer, che in passato aveva lavorato anche al processo creativo di Il Trono di Spade, è stato scelto da Coralie Fargeat per tradurre in forma l’idea della deformazione del corpo di Elizabeth Banks, e la sua ispirazione principale è stata sicuramente quella di La Mosca di David Cronenberg. Il regista viene più volte omaggiato, soprattutto per quanto riguarda il senso del body horror presente nel film, da The Substance e La Mosca non poteva che essere un riferimento in termini di realizzazione degli effetti per i corpi mostrati nel lungometraggio.

Il processo creativo per recare effetti pratici a Demi Moore nel film si è articolato in cinque fasi (Requiem, The Finger, Gollum, Monstro, Gremlin) corrispondenti anche a cinque momenti differenti e, naturalmente, ad un lavoro diverso in termini di effetti utilizzati. Il processo creativo che era stato inizialmente pensato da Coralie Fargeat era molto più diretto, soprattutto per quanto riguarda la trasformazione di Elizabeth Banks in mostro, ma in coordinazione con gli addetti ai lavori si è pensato ad un qualcosa di molto più graduale nella messa in scena, anche per riuscire a gestire maggiormente il comparto emotivo rispetto alla reazione dello spettatore.

Le ispirazioni per il trucco di Demi Moore e Margaret Qualley

Come detto, accanto al lavoro per la realizzazione degli effetti pratici, è stato oltre modo importante anche quello della truccatrice Stéphanie Guillon, a cui si devono la maggior parte delle scelte soprattutto per quanto riguarda il trucco (e il look) di Demi Moore e Margaret Qualley all’interno del film. Si parte con la parte iniziale del film e con la prima alternanza tra Elizabeth Banks e la sa controparte, Sue, in cui la scelta è ricaduta su un trucco piuttosto sgargiante e scintillante, in grado di conferire un tono pop al film: le ispirazioni fondamentali sono stati i videoclip anni ’80 delle popstar statunitensi e i videoclip coreani, con un riferimento neanche troppo implicito al trucco delle Blackpink. Naturalmente, l’evoluzione del look nel corso del lungometraggio è avvenuta soprattutto in virtù della sinergia del lavoro di effetti protesici, specie per quanto riguarda il volto di Demi Moore, che è stato costruito di volta in volta tramite l’utilizzo di parti aggiunte a seconda del tipo di ripresa da effettuare e, spesso, servendosi di una controfigura per le riprese con un numero maggiore di protesi di cui servirsi.

Tra gli altri dettagli che meritano di essere menzionati ce n’è uno relativo all’effettivo trucco di cui ci si è serviti all’interno del film: il rossetto che Elizabeth Banks utilizza, soprattutto nella celebre scena in cui Demi Moore inizia a ossessionarsi alle labbra di Sue, è lo Charlotte Tillbury (la scena in cui l’attrice si spalma il trucco è stata ripetuta 10 volte per evitare che un’eccessiva esposizione a questo tipo di materiale le causasse eruzione cutanea alla pelle), utilizzato per molti personaggi all’interno del film, mentre per Margaret Qualley si è utilizzato maggiormente il Danessa Myricks, specie nelle scene di ballo, a causa della sua capacità di rimanere ben fisso anche in momenti di maggiore dinamismo. La marca dello smalto utilizzato, invece, è lo Zoya, un marchio di smalto americano anche molto accessibile in termini economici.

L’utilizzo delle protesi, le sessioni di trucco e la realizzazione della scena finale

Un ultimo elemento che sicuramente merita di essere considerato, nell’ambito dell’enorme processo creativo seguito per la realizzazione di The Substance, interessa l’utilizzo delle protesi e le enormi sessioni di trucco per ottenere determinate scene, con un accento che viene posto sulla scena finale e al lungo lavoro di cui c’è stato bisogno per ottenerla. A partire dal primo elemento, è interessante notare che la spina dorsale che si vede sul corpo di Elizabeth Banks, una delle scene che sicuramente hanno colpito – per prime e maggiormente – il pubblico, si fa ricorso a manichini in silicone: il team aveva a disposizione due manichini su cui lavorare, con il trucco che veniva generalmente applicato alla controfigura e più raramente sul volto e sul corpo di Demi Moore. La realizzazione delle scene in cui c’è una compresenza di parti del corpo più vecchie e giovani è stata ottenuta con sessioni di trucco di cinque o sei ore, determinate soprattutto dalla volonta di Stéphanie Guillon di ottenere un trucco che non fosse piuttosto manifesto o old-school nella sua messa in scena, ricostruendo di volta in volta le diverse parti del corpo, soprattutto nella loro proporzione.

Per quanto riguarda la scena finale del film, invece, è stato necessario attendere diversi mesi con un progetto iniziato da zero, tramite la realizzazione di diverse tipologie di modelli: plastici, scolpiti a mano, realizzati al computer, con Photoshop e tanti altri supporti, con la scelta che è ricaduta su modelli plastici particolarmente ispirati alle realizzazioni di Niki de Saint Phalle. La scultrice francese degli anni ’60, infatti, aveva lavorato su ballerine visivamente grasse, ma comunque in grado di rimanere in punta di piedi, per restituire l’ideale di leggerezza nonostante il peso. Ovviamente, quest’ispirazione è stata fondamentale per tutte le fasi finali del processo creativo, specie per la realizzazione di Monstro. L’intero processo creativo di The Substance dimostra l’incredibile capacità di lavorare su più livelli possibili all’interno del film, per riportare il lavoro sul corpo al centro del film di Coralie Fargeat.

Fonte: MarieClaire


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