Articolo pubblicato il 3 Settembre 2022 da Andrea Barone
Il maestro Frederick Wiseman, doveroso l’appellativo per i documentari che ha girato e come lo ha fatto, dirige il suo primo film di finzione alla veneranda età di 92 anni.
Un Couple è un film su una lunga relazione tra un uomo e una donna. L’uomo è Leo Tolstoj. La donna è sua moglie, Sofia. I due furono sposati per trentasei anni, ebbero tredici figli, nove dei quali sopravvissero. Entrambi tenevano un diario. Anche se vivevano insieme, nella stessa casa, si scrivevano spesso delle lettere. Leo Tolstoj leggeva i loro diari ad alta voce agli ospiti invitati alle cene. I Tolstoj erano anche una coppia problematica: spesso litigavano ed erano molto insoddisfatti l’uno dell’altra, anche se di tanto in tanto godevano di intensi momenti di riconciliazione. Il film è un monologo di Sofia sulle gioie e i dolori della loro vita insieme, liberamente tratto dalle lettere che si scrivevano e dalle pagine dei loro diari. La pellicola è stata girata in un bellissimo giardino di Belle Île, un’isola al largo delle coste della Bretagna. La vita visibile e invisibile del giardino è un altro elemento importante nella storia di Un Couple.

Il film è stato girato in 23 giorni, nel maggio del 2021, nel giardino La Boulaye, sull’isola di Belle Île. La troupe era composta da sei persone e un’attrice, Nathalie Boutefeu. Le scene sono state girate sulle scogliere, sulle spiagge e nel giardino in piena fioritura primaverile. Gli animali, gli insetti, i fiori, gli alberi e i suoni del giardino sono anch’essi protagonisti del film, che altrimenti è un monologo, dandogli respiro tra una parola e l’altra e mostrando l’abilità da “catalogatore” del maestro, asserendo liricità all’opera.
C’è però da dire che inserire Un Couple in concorso è abbastanza opinabile siccome ci si trova di fronte un’esercizio (seppur molto interessante) che consiste nella messa in scena quasi teatrale del film, con un semplice montaggio alternato tra i bei paesaggi naturali ed i suoi elementi, ed un monologo ben eseguito dall’attrice rivolgendosi al marito scomparso. La genialità sta sicuramente nell’utilizzo del campo e controcampo, lasciandoci intendere che è in atto lo sfogo del personaggio femminile nei confronti di una figura amorosa quale il marito o lo spettatore; a conferma di ciò ci sono i continui sguardi in camera. L’interrogativo però è lecito, ossia: non è forse una tipologia d’arte da riservare al teatro piuttosto che al mezzo cinematografico? La risposta è complessa, sicuramente ci sarà modo di pensare e argomentare da parte di tutta la critica. Per chi scrive, al momento è una scelta che non ha convinto quella di Wiseman, siccome non è da ritenere un’opera strettamente di finzione, ma sempre nello stampo documentaristico di ampio respiro a cui il regista ha abituato. Troppo somigliante ad una pièce teatrale.