Articolo pubblicato il 18 Marzo 2025 da Gabriele Maccauro
È la serie del momento, un nuovo prodotto originale Netflix che sta spopolando sulla piattaforma streaming americana. Adolescence, ideata da Jack Thorne e Stephen Graham e diretta da Philip Barantini, è composta da 4 episodi di circa un’ora ciascuno interamente realizzati in piano sequenza, fattore che ha da subito attirato l’attenzione di pubblico e addeti ai lavori. Disponibile dal 13 marzo 2025, essa tratta tematiche estremamente attuali, contemporanee, dando il giusto peso al punto di vista di tutti i personaggi coinvolti – in maniera più o meno diretta – nell’arresto di Jamie, giovane di 13 anni accusato di omicidio. A seguire, trama e recensione di Adolescence.
La trama di Adolescence, serie tv disponibile su Netflix
Prima di passare all’analisi e recensione dell’opera, è bene spendere due parole sulla trama di Adolescence, serie tv ideata da Jack Thorne e Stephen Graham e diretta da Philip Barantini, che sta spopolando su Netflix. Adolescence è incentrata sull’arresto del tredicenne Jamie Miller (Owen Cooper), il quale viene improvvisamente arrestato per aver brutalmente ucciso una sua coetanea lasciata poi morire in un parcheggio. Il ragazzino viene arrestato dalla polizia, con il padre Eddy (Stephen Graham) che, seppur sconvolto dagli eventi, cerca di confortare Jamie mentre la polizia lo interroga e ne cerca le impronte. Attraverso i suoi quattro episodi – ciascuno girato interamente in piano sequenza – lo spettatore vede il punto di vista di diversi personaggi ed il modo in cui si relazione a questa terribile notizia, dai familiari ai compagni di scuola, passando per la stessa polizia.

Owen Cooper in Adolescence (2025), diretta da Philip Barantini
La recensione di Adolescence, ideata da Jack Thorne e Stephen Graham
Il piano sequenza è una tecnica che consiste nel dirigere una o più scene con una sola ripresa, senza stacchi. Una tecnica vecchia come il cinema stesso che, sempre più spesso, vediamo anche in quei prodotti televisivi che cercano di distaccarsi dal marasma generale del piccolo schermo per elevare il valore artistico dello stesso. C’è chi però non si accontenta di qualche scena e decide di realizzare un’intera opera in questo modo e, nonostante vi siano degli esempi felici, spesso e volentieri si riduce ad un mero esercizio di stile. Adolescence va in tutt’altra direzione: la tecnica è finalmente a servizio della narrazione e riesce a dare respiro a tutti i personaggi coinvolti, così da avere una loro reazione in tempo reale ai fatti che avvengono puntata per puntata, con l’ultimo episodio che possiamo tranquillamente definire come uno dei momenti più alti visti in televisione in questo 2025.
Per quanto infatti l’utilizzo del piano sequenza abbia incuriosito in molti, a sorprendere è la freschezza di una sceneggiatura in grado di guardare con intelligenza all’attualità: la vita del 13enne Jamie viene infatti sconvolta dopo il suo arresto per omicidio e, per quanto sia il centro di tutto il racconto, si trasforma in un MacGuffin, nel pretesto per andare ad osservare dall’alto le ripercussioni che ciò ha portato nelle vite non solo dei suoi genitori, ma anche dei suoi compagni di scuola e della polizia stessa. E se tutto il cast è in stato di grazia, a rubare la scena sono il giovane Owen Cooper e Stephen Graham, qui in un ruolo diverso rispetto a quelli cui ci aveva abituato, eppure perfetto per lui.
Se il suo trionfo agli Oscar 2025 ha portato alla (ri)scoperta di Sean Baker che da sempre è stato uno degli autori più bravi a fotografare la contemporaneità, Adolescence è una delle migliori serie tv in grado di farlo in questi ultimi anni, partendo dagli enormi problemi sociali che stanno colpendo il Regno Unito nell’ultimo periodo – e che hanno ispirato lo stesso Stephen Graham, qui anche ideatore del progetto insieme a Jack Thorne – per poi spostarsi su questioni universali, come il modo in cui una comunità reagisce a qualcosa di non ordinario, alla spaventosa mancanza di empatia in casi di estremi da parte di molti ed alla violenza sulle donne che, però, non viene tratta in maniera plateale ma anzi, viene sfruttata per riflettere sulla violenza in senso generale e su come la società stessa stia diventando sempre più violenta.
Non solo: un ruolo centrale lo hanno anche i social, il modo in cui veicolano messaggi e come, al giorno d’oggi, non solo questo viene sottovalutato, ma crea anche una spaccatura tra giovani e adulti, figli e genitori, ragazzi e professori, rendendo a tratti impossibile comunicare. Adolescence non è una serie pretenziosa, non ha la faccia tosta di quei prodotti – della stessa Netflix come delle altre principali piattaforme streaming – che, forti del tema trattato, mettono da parte come vengono realizzati e cosa raccontano. In sole 4 puntate, Adolescence sorprende e lascia sgomento per quanto sia tutto così realistico e, senza la presunzione di fare la morale a nessuno, funge da monito per un domani sempre più incerto.