Articolo pubblicato il 30 Marzo 2025 da Vittorio Pigini
Quentin Tarantino resta ancora oggi uno degli autori cinematografici più importanti e chiacchierati del nostro tempo, regista di film entrati fortemente nell’immaginario collettivo senza mai uscirne. Si tratta di un personaggio unico nel suo genere, con un talento ed un carattere che spingono il suo cinema fuori dagli schemi, arrivando anche a fondare sostanzialmente un intero movimento artistico e concettuale. Ma come nasce un fenomeno cinematografico?
Questa sarà la Parte 1 di un percorso di 4 che andrà a ripercorrere la carriera di Quentin Tarantino, soffermandosi principalmente sugli aspetti personali e biografici che hanno influenzato e contrassegnato la sua iconica filmografia. Sulla scia di quella dedicata precedentemente ad un altro autore come Guillermo Del Toro, ecco la Parte 1 della Monografia su Quentin Tarantino, soffermandosi in questa sede sull’adolescenza ed il primo approccio nell’ambiente cinema.
L’amore di divertirsi con e per il Cinema
A più di 30 anni dal suo primo film, il nome di Quentin Tarantino continua a circolare costantemente, non soltanto tra il grande pubblico generalista ma anche tra la critica più settoriale e d’élite. Trattasi infatti di un autore molto particolare, sicuramente tra i più chiacchierati di epoca contemporanea, capace di imprimere su schermo un proprio inconfondibile stile dalla travolgente potenza seduttiva verso lo spettatore, chiunque esso sia. Seppur sia praticamente impossibile individuare un unico autore/film come punto di svolta di un’intera corrente o fase cinematografica, ancora oggi Tarantino viene riconosciuto come uno dei massimi esponenti del c.d. Postmodernismo. Trattasi appunto di un approccio al, sul e del cinema molto particolare, esploso definitivamente negli anni ’90.
Dopo infatti aver codificato i canoni Classici della Settima Arte, ed aver alzato l’asticella nel voler uscire e superare tali paletti (tanto in senso tecnico quanto analitico), arriva il momento di “giocare” con la materia stessa. I generi cinematografici vengono ripresi, contaminati e rivisitati, l’intreccio narrativo e la messa in scena divengono dei mezzi per far interagire intimamente lo spettatore, il citazionismo (specialmente ironico) e gli omaggi alla storia del cinema sono all’ordine del giorno. Queste sono solo alcune delle caratteristiche principali di questo speciale movimento e, con riferimento in particolare verso il citazionismo, ecco che Tarantino diviene maestro.
Il suo stesso nome è stato affidato dalla madre con riferimento a Quint Asper, personaggio della serie western Gunsmoke interpretato da Burt Reynolds, ma tutta l’infanzia (ed oltre) di Tarantino si gioca sul fattore cinema. Un fattore determinante poiché, il futuro regista, dimostrerà ben presto di essere in possesso di una conoscenza enciclopedica, quale unica vera scuola formativa e per plasmare il suo talento innato. Questa resta infatti la sua più peculiare qualità, che gli ha permesso di “appropriarsi” di uno stile estetico e visivo completamente inedito.
Si usa l’espressione “appropriarsi” perché, in ogni film di Tarantino, è infatti presente una “ruberia” e/o continui riferimenti all’exploitation, al cinema orientale (specialmente d’azione hongkonghese), agli immancabili spaghetti-western e alla tradizione europea, soprattutto alla Nouvelle Vague e al cinema britannico. Tanto nell’estetica, quanto negli espedienti narrativi, arrivando anche a marchi di fabbrica più propriamente tecnici, sono davvero pochi gli elementi presenti nei film di Tarantino completamente inediti.
Eppure, si tratta come accennato di “ruberie”, ovvero quell’operazione che porta ad immortalare su schermo (o su carta) le infinite immagini di altri film attraverso la sua personale visione, con il cinema di Tarantino che resta unico nel suo genere. Si tratta di un percorso, questo sulla monografia dell’autore, volto a sedimentare questa sua indomabile passione verso il Cinema, un amore inspiegabile che appunto non va spiegato ma vissuto. E così Quentin Tarantino, un cinefilo come tanti, decide di concretizzare la sua passione partendo dal basso, sporcandosi le mani, attingendo da quel enciclopedico bagaglio culturale da autodidatta per arrivare ad imprimere la sua visione ed il suo estro su pellicola.
Biografia di un “signor nessuno”
Facciamo naturalmente un passo indietro, con l’inevitabile contesto biografico che funge da base necessaria per questo speciale percorso. Quentin Jerome Tarantino nasce il 27 marzo 1963 nella città di Knoxville, nel Tennessee. Il luogo e lo Stato sono però registrabili solo per fini burocratici e biografici, con il bambino che si trasferirà in California all’età di 2 anni. Sua madre Connie è un’infermiera, rimasta incinta all’età di 16 anni; il padre biologico, Tony, era un attore e musicista, ma Quentin non conobbe mai il suo vecchio perché abbandonò la madre prima che nascesse. Fu proprio in California che la madre conobbe e sposò il musicista Curt Zastoupil, con il quale Quentin iniziò a stringere un bel legame, finché la coppia non divorziò quando lui ebbe 10 anni.
Forse è proprio in questo periodo che, nonostante l’età, Quentin iniziò a capire che dovrà vedersela da solo per costruire la sua strada nel mondo. Fin da piccolo rimane affascinato dal mondo cinema, inteso non solo come “immagini in movimento su uno schermo”, ma proprio come universo di emozioni, personaggi, storie ed esperienze. Ad immetterlo in questa realtà è stata infatti la madre fin da subito, anch’essa grande appassionata. A quanto pare andare al cinema era più economico che pagare una babysitter, ed ecco che il piccolo Quentin veniva portato spesso in sala. Il bambino viene letteralmente stregato da questo “parco giochi”, dove assisteva ad una meraviglia dopo l’altra senza poter attuare ancora nessun tipo di “filtro” o preferenza.
Ogni film era un film da vedere, siano quelli c.d. “da grandi”, non sicuramente per un bambino della sua età, siano quelli più adatti, almeno potenzialmente. In particolare è lo stesso Tarantino a raccontare sempre di come la visione di Bambi a 6 anni lo abbia sconvolto. Già dalla prima adolescenza Quentin inizia quindi da giovanissimo ad avvicinarsi al cinema. All’età di 12 anni, periodo nel quale a scuola si annoia a morte, inizia a scrivere quella che sarebbe stata di fatto la sua prima sceneggiatura. Qualche tempo dopo, a 15 anni, Quentin capisce che gli studi non fanno per lui e decide di abbandonare la scuola.
In questo periodo, nel pieno del classico “adolescente ribelle” (figurarsi un giovane Tarantino), ecco che sua madre Connie, da sempre un sostegno per la sua passione per il cinema, inizia a vacillare. Ne nasce uno scontro verbale acceso tra i due, con la madre che sminuisce e ridicolizza i suoi lavori come scrittore (ovviamente con occhio di madre per il futuro di suo figlio, specialmente al tempo). Di risposta, Quentin giurò che la madre non avrebbe ricevuto 1$ dai suoi futuri guadagni nel cinema, cosa che – a quanto pare – rispetterà. I due arrivano tuttavia ad un accordo: la madre avrebbe ceduto sull’abbandono della scuola solo se Quentin si fosse trovato un lavoro, e così fu…sebbene non proprio quello che poteva avere in mente.
Il ragazzo inizia così a lavorare come maschera presso un cinema per adulti, un nuovo “parco giochi” per il giovane Tarantino. L’impiego, inoltre, serviva al ragazzo principalmente per mettere qualche soldo da parte e potersi permettere delle lezioni di recitazione, al tempo la sua più grande aspirazione. Ecco che all’età di 18 anni Tarantino entra a far parte di una piccola compagnia di attori, combinando questo tipo di studi all’aiuto a lavoro del nuovo patrigno. Proprio in occasione di un giro di piacere tra i due, Tarantino finisce nel videonoleggio di Manhattan Beach, quel luogo divenuto ormai leggendario per ogni appassionato di cinema e che cambierà per sempre la sua vita.
Anche in quel periodo, Quentin era già in possesso di una conoscenza cinematografica fuori dal comune, tra film di genere, più popolari e più definibili “d’autore” su larga scala, senza limiti temporali e geografici. La Videoteca divenne una tappa fissa per lui e, nonostante inizialmente fosse cliente, si comportò come se lavorasse lì, suggerendo film agli altri clienti. Una spavalderia, sicurezza di sé ed effettiva conoscenza cinematografica che non poteva non finire con una sua assunzione. Quentin ha iniziato i suoi 20 anni, non ha mai frequentato effettivamente una scuola di cinema e quel negozio rappresentava per lui una formidabile esperienza di formazione sul campo sotto svariati punti di vista.
In primo luogo, il più evidente ed immediato, poter macinare film giorno dopo giorno dalla mattina alla sera “in casa” accresceva e cementificava la sua già amplia conoscenza cinematografica. In secondo luogo, forse ancor più importante, era l’occasione di conoscere gente, clienti, appassionati di cinema come lui ed arrivando infatti a stringere una forte amicizia con un certo Roger Avary. In terzo luogo, da non dare mai per scontato, si trattava di un lavoro che (almeno all’epoca) permetteva di mettere da parte qualche soldo, ovvero i primi “fondi” che finanzieranno il suo primo vero lavoro.

L’autore che emerge con le sue idee nero su bianco
La conoscenza c’è, la fame è da matti, qualche soldo si è messo da parte ed amici che ti potrebbero supportare in un progetto sembrerebbero esserci. Non resta che entrare in azione. Assieme infatti ai colleghi della Videoteca, Tarantino inizia a scrivere e girare quello che sarebbe stato sostanzialmente il suo primo film, My Best Friend’s Birthday. Girato in bianco e nero per risparmiare il più possibile, su pellicola 16 mm, il film viene finanziato praticamente da una colletta all’interno del negozio, trattenendo parte degli stipendi dei suoi colleghi. Nel cast ovviamente solo amici, i luoghi del set erano abbandonati o prestati da conoscenti, con il tutto che veniva legato assieme da un’energia ed una capacità di adattamento ammirevole, nonostante i problemi comunque non mancavano.
Un incidente in laboratorio ha infatti distrutto una parte della pellicola del film, il quale non venne mai distribuito ed ufficiosamente mai nato. Quello di My Best Friend’s Birthday rappresenta quindi per Tarantino un grande intoppo, di quelli che non arricchiscono l’autostima nel voler iniziare quel percorso ma, ancora una volta, la fame e la passione dell’autore prendono il sopravvento. Anche in quel periodo, infatti, Tarantino continuava a scrivere sue sceneggiature ed una in particolare ha cambiato per sempre la sua carriera.
All’età di 24 anni, assieme all’amico sopracitato Roger Avary, Tarantino scrive la sceneggiatura di Una vita al massimo (in originale True Romance). Lo scritto inizia a circolare tra una mano e l’altra (si stima sia stato scartato da oltre 100 produzioni), finendo però per arrivare in particolare a 2 fratelli produttori che, qualche anno prima, avevano fondato la casa di produzione Miramax. La sceneggiatura di Una vita al massimo passò così a Bob ed Harvey Weinstein, i quali fecero parte del progetto di renderla un lungometraggio per la prima volta in veste di produttori esecutivi.
Il film si concretizzò nel 1993, sotto la regia di Tony Scott, con Tarantino accreditato come sceneggiatore e Roger Avary come autore del soggetto. I fratelli Weinstein torneranno ovviamente in questo percorso, ma quella di Una vita al massimo non fu comunque l’unica sceneggiatura scritta da Tarantino in quegli anni. Nel 1987 iniziò a concretizzarsi, infatti, anche quella che divenne la sceneggiatura di Assassini nati (il film del 1994 diretto da Oliver Stone), arrivando a scrivere anche nel 1990 quella per Dal tramonto all’alba, un film che Tarantino già aveva in mente dai tempi del liceo.
Queste fanno parte però di altre storie, che torneranno nel prossimo step nella vita dell’autore, concentrandosi qui sui primi tentativi da parte di Tarantino di emergere nell’ambiente cinema. Come accennato, infatti, la sceneggiatura di Una vita al massimo fu quella che svoltò definitivamente la sua vita. Tarantino riuscì infatti a vendere lo scritto a 50.000$, ottenendo tutto quello che gli serviva per arrivare finalmente al suo primo film…almeno sulla carta.