Golem e fantasmi rendono Oddity l’orgoglio dell’horror indipendente

Oddity è il secondo film horror scritto e diretto dal regista irlandese Damian Mc Carthy che, da abile alchimista, mescola ingredienti da brivido per una piccola grande storia di fantasmi e Golem di legno.
Recensione film horror di Shudder Oddity

Articolo pubblicato il 6 Aprile 2025 da Vittorio Pigini

Dopo aver vinto il premio del pubblico al South by Southwest ed essere stato presentato al Tohorror 2024, il nuovo film scritto e diretto da Damian Mc Carthy è approdato in streaming in Italia da inizio marzo 2025. Disponibile infatti su Prime Video, Apple Tv e Rakuten, Oddity è il secondo film del regista irlandese, per un horror “bizzarro” che racchiude a sé molti sottogeneri per confluire in un film che sa sfruttare a meglio il terrore. Quella che vede protagonista Carolyn Bracken è infatti una storia di vendetta poco convenzionale, tra case infestate ed inquietanti Golem di legno. Ecco di seguito la recensione di Oddity, il nuovo film di Damian Mc Carthy.

La trama di Oddity, il film horror di Damian Mc Carthy

Quattro anni dopo la sua opera prima Caveat, il regista irlandese Damian Mc Carthy torna all’horror con Oddity, un revenge-movie che si alimenta del terrore della storia di fantasmi, di cliniche psichiatriche e dello spiritismo medium. Il film si basa sulla sceneggiatura dello stesso regista e vede infatti protagonista la sensitiva Darcy, colpita da un cancro al cervello che le ha fatto perdere la vista ma, al contempo, ne ha ulteriormente sviluppato le capacità extracorporee. La medium è proprietaria di un negozio dell’occulto, Odello’s Oddities, dove ogni suo articolo è maledetto o infestato da qualche presenza. Attraverso il semplice tocco degli oggetti, Darcy riesce infatti a ricostruire parte della storia della persona alla quale tale oggetto apparteneva.

Un’abilità, questa, che si rivelerà molto utile per risolvere un caso di omicidio, ma non uno qualsiasi. Sua sorella gemella, Dani, è stata infatti da poco brutalmente assassinata e Darcy, entrata in possesso di un oggetto intimo appartenente al presunto colpevole, afferma di sapere tutta la verità che si cela dietro. Si reca così a casa di Ted, vedovo ed ex marito della sorella, il quale si è da poco fidanzato con Yana. Per svelare il mistero che si cela dietro il caso di Dani, Darcy si è portata dietro un particolare totem che afferma la potrà aiutare nell’esperienza extracorporea, ma sotto potrebbe esserci dell’altro.

Recensione del film horror Oddity, di Damien Mc Carthy

Cabinet of Oddity

Questo Oddity di Damian Mc Carthy è proprio una “stranezza”, “bizzarria”, “eccentricità”…usate il termine che più preferite. L’incipit del film presenta un losco e misterioso figuro presentarsi all’isolata ambientazione di una donna, probabilmente la protagonista. In questo caso le vibes da “lasciami entrare” sono forti, con l’ambiente notturno e le caratteristiche fisiche del forestiero che potrebbero alludere ad un possibile nuovo horror a tema vampirismo. L’esito resta in sospeso, ma ci viene svelato che la donna è stata brutalmente uccisa, probabilmente proprio dallo stesso forestiero, ma lasciando aperto il giallo sulla vicenda. Ad entrare in gioco sono poi il co-protagonista Ted, medico di una clinica psichiatrica (con innesti del thriller psicologico) e la sorella gemella della vittima, Darcy.

L’invalidità riguardo la cecità della protagonista non è l’unico fattore sempre affascinante per un thriller-horror, ma il personaggio è anche una medium, proprietaria di un negozio dell’occulto dove i suoi articoli sono maledetti o infestati, ed il vaso di Pandora può finalmente aprirsi. Giallo, thriller psicologico, horror sovrannaturale da casa infestata, spostandosi al folk-horror del Golem e soprattutto al revenge-movie. Oddity è una “stranezza” davvero accattivante, soprattutto nel saper mescolare alla perfezione tutti questi ingredienti in un cocktail davvero terrificante senza voler eccedere. Il regista 43enne, cresciuto nel negozio di VHS del padre ed alimentato dal grande cinema horror indipendente, riesce a tenere a bada la spettacolarizzazione del suo racconto (valorizzando il visto/non-visto, la lacerante densità del “nulla”), sapendo quando esplodere con l’horror più puro.

Un equilibrio perfetto tra terrore ed orrore, dove il regista mostra gli appunti presi dal cinema dei suoi autori preferiti, da John Carpenter ad Alfred Hitchcock, passando per Roman Polanski ed il “nostro” Mario Bava. La nuova proposta targata Shudder è dunque una piccola grande perla del cinema horror contemporaneo, dimostrando una qualità sempre più rara oggigiorno: saper spaventare. Una “piccola grande perla” che, tuttavia, aveva tutte le caratteristiche per essere ancor più luminosa…oppure oscura, a seconda dei punti di vista. Si ribadisce come Oddity abbia all’interno più frecce al suo arco, nella claustrofobia di una casa infestata, il fascino del folk-horror, lo spiritismo della medium e soprattutto un thriller dalle venature gialle tutto da risolvere. La trama del film segue infatti una storia di vendetta “indiretta”, non troppo convenzionale, che deve essere svelata tassello dopo tassello.

Senza ricorrere ad elefantiache trovate originali e rocambolesche, il regista porta a casa una storia ben congegnata, precisa e che mette a segno efficaci colpi di scena. L’occasione che si direbbe “persa” sta proprio nel non riuscire ad andare oltre questo aspetto, a lasciare un qualcosa che superi i “soli” 100′ di visione e che possa offrire materiale per congetture e riflessioni. Personaggi ed ambientazioni di Oddity lasciavano infatti terreno fertile, ad esempio, per intrecciare una tematica sull’approccio al paranormale, sospeso tra verità, superstizione e condizione clinica. Non a caso si sceglie come “antagonista” uno psichiatra, un medico, un uomo di scienza che verrà beffardamente punito (forse e sicuramente) da quella stessa “pazzia” illogica.

Il film, alla fine della fiera (dell’occulto), non lascia molti elementi da questo punto di vista, non riuscendo a valorizzare appieno nemmeno la sua affascinante protagonista. La condizione fisica del tumore al cervello e conseguente cecità di Darcy, infatti, non entrano mai veramente in scena, lasciando invece il passo ad effettivi poteri magici che avrebbero meritato un respiro narrativo maggiore. Una descrizione fisica del personaggio, con le sue caratteristiche ed abilità, che fungerebbero solamente come espediente per far uscire di scena lei ed il vero boia del racconto. A tal proposito, alquanto confusa anche la privazione finale del personaggio di Ivan, con Ted che non vuole si sappia essere lui stesso il mandatario dell’omicidio della moglie. Fatto sta che, quando l’ormai ex collega afferma di potersi prendere tutta la colpa, il medico risponde che non ne uscirebbe comunque pulito, non riuscendosi ad accorgere che un suo collaboratore dimostrasse segnali di essere in realtà un assassino (quando un suo paziente è stato effettivamente incolpato dello stesso reato).

Per quanto riguarda la già citata “occasione persa”, questa riguarderebbe anche il rapporto fra le due sorelle gemelle (effettivamente una caratteristica quest’ultima giusto per concedere “colore”). In particolare si fa riferimento all’enigmatica apparizione fantasmatica di Dani che, nonostante sia terrorizzante per la nuova inquilina Yana, il suo tentativo è quello di metterla in guardia e di scappare prima che sia troppo tardi. A questo proposito sorgerebbero alcune domande: cosa conosce Dani dell’intera vicenda? Intima a Yana di fuggire perché conosce la “pericolosità” della sorella? Ci sono stati dei trascorsi in tal senso? A questo punto è comunque necessario precisare come tali interrogativi, che si aggiungo ad una sceneggiatura che offre qualche elemento critico, non siano altro che sbavature di un horror indipendente davvero esaltante.

La recensione di Oddity: una piccola grande storia di Golem e fantasmi

Il secondo film di Damien Mc Carthy non lascia infatti qualcosa su cui veramente riflettere post visione, sprecando alcuni elementi dal determinante potenziale, ma la costruzione di Oddity è davvero di ottima fattura. Si ripropone, a tal proposito, quella “stranezza” sopracitata sulla contemporanea presenza di molti sottogeneri dell’orrore, che risultato davvero ben abbinati tra loro. Il giallo offre ribaltamenti di fronte, la ghost-story è adeguatamente tesa e prepara il campo all’orrore più puro. Oddity si mostrerebbe, infatti, come l’esempio giusto (se non perfetto) dell’utilizzo del jumpscare tanto demonizzato a priori, per una costruzione del brivido focalizzata sulla tensione, per poi esplodere al momento più opportuno facendo centro.

Dalle canoniche sensazioni da casa infestata, concentrandosi su corridoi spettrali e scricchiolii delle antiche porte, ecco la mostruosa apparizione di colpo in primo piano, indovinando tanto i tempi d’intervento quanto la scelta estetica e stilistica dello stesso. In questo corre sicuramente a supporto lo straordinario comparto sonoro ed il lavoro del direttore della fotografia Colm Hogan, abile nel valorizzare la lugubre location da ogni angolazione. La casa infestata, che si aggiunge ai protagonisti del film, continua a certificare l’anima (anzi in questo caso lo “spirito”) indipendente della produzione, “riciclando” l’ambientazione del primo film del regista Caveat.

Chiusi in quelle 4 mura di pietra, ecco che l’aria diventa rarefatta, malsana, tetra e davvero intrigante, con il regista che attraverso i movimenti di macchina riesce ad enfatizzare ogni momento senza buttare all’aria le ottime occasioni costruite. Ma se l’ambientazione arriva ad aggiungersi al cast dei protagonisti, come di consueto nel gotico, e sugli interpreti effettivi ci sarebbe davvero poco da aggiungere (tutti ben calati nella parte, senza particolari guizzi) ad Oddity si aggiunge un inquilino dominante. Resta vincente la scelta di puntare praticamente tutto sul terrificante costrutto di legno, su quel Golem di folkeriana memoria, senza mai metterlo veramente al centro della narrazione. Oltre infatti all’inquietante fascino estetico, è da lodare l’uso che il regista ne fa all’interno del suo racconto.

La marionetta, il Golem, viene infatti posta lì, in un angolo, navigando nel già citato vedo/non-vedo che contribuisce solamente a rendergli un’aura onnipresente ed appunto fantasmatica. Quello che sembrerebbe essere un collante McGuffin, risulta per rivelarsi una vera e propria “pistola di Čechov” che, prima o poi, dovrà sparare. La tensione accresce anche da questo punto di vista, nel non sapere fino al momento clou quando il Golem “sparerà”. Un elemento, quello di questa terrificante marionetta di legno, figlio di un sempre affascinante e ritualistico folk-horror, che non fa altro se non impreziosire un film ben lanciato sui canali del brivido. Speciale prodotto dell’horror indipendente, Oddity è così la nuova vincente fatica dell’irlandese Damian Mc Carthy che, da abile alchimista, riesce a mescolare ingredienti da brivido per traghettare una storia di fantasmi estremamente affascinante, coinvolgente e che sappia spaventare.

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Locandina del film horror Shudder Oddity
Oddity
Oddity

Al suo secondo film horror, il regista irlandese Damien Mc Carthy dimostra una grande padronanza del genere, traghettando una storia di fantasmi ed un giallo da risolvere davvero esaltante e che riesce a spaventare.

Voto del redattore:

8 / 10

Data di rilascio:

04/03/2025

Regia:

Damian Mc Carthy

Cast:

Gwilym Lee, Carolyn Bracken, Tadhg Murphy, Caroline Menton

Genere:

Horror, thriller

PRO

Tutti i sottogeneri vengono bel amalgamati in un’esperienza tesa e terrifcante.
L’intreccio, seppur non fortemente originale, offre un bel coinvolgimento e cambi di fronte.
La location, il sonoro ed l’inquietante costrutto di legno arricchiscono un’atmosfera già di per sé accattivante.
Non si riesce ad andare oltre la visione e la sceneggiatura presenta qualche sbavatura ed interrogativo di troppo.