Presentato in anteprima mondiale alla quarantanovesima edizione del Toronto International Film Festival, sezione Centrepiece, distribuito nelle sale cinematografiche francesi il 13 novembre 2024, col titolo originale Une part manquante, mentre in quelle italiane a partire dal 30 aprile 2025, grazie al contributo di Teodora Film. Ma qual è il risultato di Ritrovarsi a Tokyo? Di seguito la recensione e la trama ufficiale del film di Guillaume Senez, in cui vede protagonista l’attore Romain Duris (Tutti i soldi del mondo)
La trama di Ritrovarsi a Tokyo, il film diretto Guillaume Senez
Per prepararsi al meglio nella parte, l’interprete protagonista Romain Duris ha studiato la lingua giapponese per sei mesi. Ma di cosa parla Ritrovarsi a Tokyo? Di seguito la trama ufficiale del film diretto da Guillaume Senez (Le nostre battaglie), scritto assieme a Jean Denizot:
“Ogni giorno Jay percorre Tokyo in lungo e in largo a bordo del suo taxi alla ricerca di sua figlia Lily. Nei nove anni trascorsi da quando si è separato dalla moglie, non è mai riuscito ad ottenere la custodia di sua figlia. Avendo rinunciato alla speranza di rivederla, sta per tornare in Francia quando Lily salta sul suo taxi, ma lei non lo riconosce.”

La recensione di Ritrovarsi a Tokyo, con Romain Duris
Guardare all’estero come se fosse il Paradiso Terrestre, in cui tutto funziona, è un costume non poco diffuso, soprattutto in Italia, costruendo un’idealizzazione di ciò che vive al di fuori dei confini, figlia del gusto per l’esotico, creatore di un punto di vista assai parziale rispetto alla realtà di tutti i giorni, poiché un conto è essere di passaggio, in veste di ospite, un altro è invece vivere la quotidianità da residente (straniero).
La differenza l’ha imparata sulla sua pelle il protagonista della vicenda Jerome, soprannominato Jay, ex cuoco francese emigrato in Giappone e ripartito come taxista di notte per le strade della capitale, interpretato magistralmente da Romain Duris, capace di destreggiarsi in una recitazione bilingue perfettamente credibile, ma soprattutto in grado di rispondere presente all’appello di una prova attoriale che esige diverse qualità espressive a seconda dei momenti, lavorando quando serve di sottrazione o al contrario dove è chiamato ad esternare i suoi sentimenti. La sua ricerca personale permette di esplorare una società e una cultura caratterizzata anche da molte rigidità, da leggi ferree e discutibili e da una tolleranza poggiata su un equilibrio precario, dove non si è inclini a concedere seconde possibilità, soprattutto nei confronti dei Gaijin, da cui ne scaturisce un lungo e tortuoso percorso d’inclusione, forse destinato a non compiersi mai in modo definitivo.
I semafori e i cartelli di stop con cui il protagonista si trova ad aver a che fare tutti i giorni per le strade di Tokyo, li trova metaforicamente anche nel tragitto percorso per riallacciare il rapporto mai avuto con sua figlia, un’adolescente di dodici anni, assumendo quasi un atteggiamento da “uomo in incognito” grazie al quale prova a costruire, passo dopo passo, un legame per molto tempo insperato e troppe volte solo sognato. Struggenti sono le scene in taxi tra i due, giorno dopo giorno, in quei brevi tratti di automobile, si percepisce sempre di più la vicinanza tra padre e figlia, una confidenza costantemente in evoluzione, confluitasi nella sequenza del terzo atto, dove viene trasmessa una differente gamma di emozioni, racchiuse in un finale agrodolce, percependo per lo più un senso generale di sconfitta, a cui però si resta aggrappati alla flebile fiamma della speranza, rimasta accesa cosicché da poter sperare ancora in un futuro dall’esito diverso.
Di pari importanza e di pari valore è il legame di amicizia venutosi a creare nel corso della vicenda tra lo stesso Jerome e Jessica, anch’ella francese ed alle prese con la sua medesima difficoltà familiare, con la differenza che la donna è neofita del Paese e del contesto, perciò diventa fondamentale, per entrambi, il sostegno reciproco, facendosi da spalla per convivere all’interno di una realtà di difficile comprensione o accettazione, diversamente da come qualcuno potrebbe erroneamente pensare; peccato solamente che la sua sottotrama si chiuda forse troppo rapidamente rispetto alla posta in gioco presentata.
Con il suo film, Guillaume Senez imbastisce egregiamente il racconto, trasmettendo sincera umanità, negli errori e nella voglia di riscatto dei suoi protagonisti, sapendo coinvolgere il pubblico tramite l’empatia e il coinvolgimento emotivo, utilizzando la macchina da presa, principalmente a mano, facendogli vivere gli eventi come se fosse in prima persona, evitando fronzoli inutili e compromessi di sorta, permettendo alla pellicola di continuare ad esistere una volta finita la visione, dentro il suo cuore.