Articolo pubblicato il 20 Aprile 2025 da Bruno Santini
Fin dal momento in cui è stato distribuito sulla piattaforma di streaming Netflix, iHostage ha immediatamente fatto tanto parlare di sé, soprattutto per quanto riguarda la tipologia di rappresentazione del film thriller che non ci ha convinto particolarmente. Gli elementi di critica e di analisi, però, si accompagnano anche a tante altre valutazioni che hanno a che fare con la realtà complessiva del lungometraggio, il quale mette in piedi un racconto ambientato all’interno di un Apple Store che, come ci viene mostrato all’inizio del film, è tratto da una storia vera: ma di che cosa parliamo nello specifico?
La storia vera di iHostage, il nuovo film Netflix ambientato in un Apple Store
Dopo pochi secondi dall’inizio del lungometraggio, vediamo che iHostage è tratto da una storia vera che viene portata sullo schermo: il film diretto da Bobby Boermans, infatti, sfruttando l’ambientazione di un Apple Store, racconta una storia al cardiopalma innestandosi entro i confini piuttosto rappresentativi del thriller e dimostrando anche la capacità del colosso dello streaming di generare grande intrattenimento anche a partire da fatti di cronaca che, in effetti, sono piuttosto noti e riconoscibili. Così è per il film che racconta di un evento realmente accaduto: stiamo parlando di un attentato che si verificò all’Apple Store di Amsterdam il 12 aprile 2022, quando un attentatore tenne banco per 5 ore all’interno del negozio.
Dipendente di un supermercato, l’uomo raggiunse con il suo furgone il celebre Store e iniziò a sparare con la sua arma da fuoco, minacciando di falsi saltare in aria tramite gli ordigni che aveva addosso: la fuga della maggior parte dei presenti su immediata, ma alcune persone rimasero intrappolate all’interno dell’Apple Store per ore, nonostante l’intervento della polizia.
Le differenze tra iHostage e la storia vera
Nonostante valutazioni che sono state tendenzialmente negative, soprattutto per la sceneggiatura e lo sviluppo del film, iHostage è stato lodato per la sua capacità di essere molto fedele alla storia vera in tutti i suoi punti; tutto ciò che osserviamo è molto simile a quanto realmente accaduto, se non per alcune lievi differenze che hanno a che fare con l’aspetto del romanzare tipico del cinema. Ad esempio, Ilian fu scelto dall’attentatore non perché fu l’unico a rimanere visibile all’interno dello store, ma in virtù della sua capacità di parlare inglese, la stessa lingua con cui riusciva a esprimersi meglio lo stesso attentatore e con la quale si mise in contatto la polizia. Anche dei quattro tra dipendenti e consumatori presenti all’interno di una stanza buia non c’è traccia nella storia vera dietro al film: l’aggiunta è stata pensata (così come quella della famiglia di uno degli uomini della polizia) per offrire tre storie parallele che si intrecciano all’interno del lungometraggio.
Tuttavia, per il resto iHostage rispetta fedelmente la storia vera, dal momento che la morte dell’attentatore avviene proprio nelle stesse circostanze mostrate nel film: nel tentare di inseguire Ilian che intanto aveva provato a scappare, l’uomo è stato investito dalla polizia che ha agito di pronti riflessi per fermarlo, morendo il giorno successivo in ospedale.